Repubblica 1.2.18
Intervista a Vasco Errani
“Capisco Prodi ma il suo centrosinistra è scomparso da tempo È il Pd che deve cambiare”
di Giovanna Casadio
ROMA
Vasco Errani non vuole la si butti sul personale, dopo l’attacco di
Romano Prodi a Liberi e uguali in nome dell’unità del centrosinistra.
Giudizio politico è quello che spingerà Prodi a non votare a Bologna per
l’amico Vasco, candidato di Leu nella sfida per il Senato contro il
centrista Pier Ferdinando Casini, alleato del Pd.
Reazione politica è quella di Errani.
Errani, ma come giudica questo assist di Prodi a Renzi?
«Innanzitutto
non so se sia un assist a Renzi. Comunque non è in discussione
l’amicizia tra me e Romano. C’è una questione politica».
Però l’ex premier accusa Liberi e uguali, la sua lista, di remare contro l’unità del centrosinistra.
«Il
centrosinistra è stato capace in passato di tenere insieme i diversi
riformismi, la sinistra di governo e la sinistra. Oggi la situazione è
radicalmente differente perché moltissimi elettori hanno detto nelle
amministrative del 2015, in quelle del 2016 e con il referendum
costituzionale del 4 dicembre 2016, e non per questioni di rancori tra
le persone, che non si ritrovavano più nelle politiche fatte. Il
centrosinistra di Prodi non c’è più da tempo.
Questo è il punto».
E Leu è il cuneo che ha diviso le sinistre?
«Liberi
e uguali serve a tenere aperta una prospettiva ed è il punto di
riferimento di un progetto che rimetta insieme i progressisti per dare
vita a una svolta profonda nelle politiche di questi anni, dal lavoro
alla scuola al welfare. Oggettivamente tutti i dati dicono che la
disuguaglianza è cresciuta, il lavoro si è precarizzato con un
impoverimento di diritti, di qualità e di senso. L’unità del
centrosinistra cammina sulle gambe, nella testa e nel cuore delle
persone».
Ma Pier Ferdinando Casini, il suo sfidante per il Pd al
Senato a Bologna, dice che votare lei equivale a fare vincere i 5Stelle o
la Lega.
«Attenzione, non facciamoci del male. Dopo il 4 marzo,
c’è il 5 ed eviterei di usare l’argomento del voto utile, perché si può
rivelare un boomerang. Polarizzare lo scontro con i grillini o la destra
può produrre sorprese amare come in Sicilia. Ci si dovrebbe interrogare
piuttosto su perché si è arrivati a questa situazione. Dire che il voto
a me favorisce Lega e 5Stelle non ci sta. La funzione di Liberi e
uguali è recuperare voti che potrebbero andare all’astensione. E altro
che fare vincere i 5Stelle: noi siamo utili per sottrarre voti ai
5Stelle, partendo dalle risposte concrete ai problemi del lavoro, della
sanità, dei diritti».
Perché ha deciso di scendere in campo ora mentre al Pd ha detto di no in passato?
«Ho
investito molto e creduto nell’esperienza dell’Ulivo, ma mi sono reso
conto che c’è stata una torsione che ha cambiato nei fatti le cose. Un
cambio di strada che ha mutato il progetto originario, i riferimenti
fondamentali. Ora con Leu mi sono messo a disposizione per dare un
contributo così da realizzare quei valori irrinunciabili della mia
esperienza».
Sui social si sono scatenati i militanti della
minoranza dem, sostenendo che sarebbe stato meglio seguire Bersani
piuttosto che essere mortificati nelle liste. Voi tenete le porte aperte
per loro?
«Rispetto il disagio profondo dei militanti e degli elettori del Pd. Poi vedremo dove porterà.
L’importante è tenere viva un’alternativa al pensiero dominante».
Anche in Leu c’è stata rissa sulle liste. Avete aperto poco a candidature esterne, della società civile.
«Le
liste sono state lo sforzo di un progetto politico appena iniziato. I
tempi per come erano non ci hanno consentito di sviluppare tutto il
potenziale che abbiamo, però segnali positivi ci sono. Intanto faremo
una campagna elettorale di merito, sui contenuti».
Più facile sfidare un centrista che i compagni dem?
«Non scelgo io i candidati degli altri partiti. E poi, decideranno gli elettori».
Se il 5 marzo risultasse necessaria per governare un’alleanza tra il centrosinistra e Berlusconi, cosa fate?
«Non
so cosa farà il Pd vista la pessima legge elettorale che hanno fatto
con la destra Certamente noi non andremo con la destra. Ma discuteremo
con chi vorrà partire da lavoro fisco e welfare, scelte per noi
irrinunciabili».
Sarà indispensabile ricucire anche con il Pd?
«Il problema non è ricucire, bensì una svolta politica nelle scelte fondamentali».