giovedì 15 febbraio 2018

Repubblica 15.21.8
Da Columbine alla sparatoria di San Valentino
Florida, spari nel liceo. È una strage
Ex studente uccide 17 persone, tra cui molti ragazzi, e poi fugge. Fermato dalla polizia, è un fanatico delle armi Alunni e professori barricati nelle aule. Trump annulla tutti gli impegni: “Le mie preghiere per le vittime”
di Federico Rampini


NEW YORK Diciassette morti, una delle più gravi stragi nella storia delle sparatorie americane. Il terrore si abbatte sugli studenti di un liceo in Florida: presi di mira nel tiro al bersaglio da un ex- compagno di classe. L’autore dell’assalto si chiama Nikolas Cruz, 19 anni, sarebbe simpatizzante di gruppi fanatici delle armi, hanno dichiarato fonti vicine alla polizia locale, che dopo averlo arrestato ha trovato “ tracce sulle sue tendenze nei social media”. Lo sceriffo Scott Israel ha lanciato un appello accorato: “ Quando vedete segnali di questo tipo, avvertite subito le autorità”. Peggio di Columbine, quasi ai livelli di Sandy Hook, stavolta la tragedia colpisce il liceo Marjory Stoneman Douglas, nella cittadina di Parkland alla periferia di Miami. E’ la “ sparatoria di San Valentino”, che semina il terrore nella contea di Broward, Florida meridionale. L’allarme scatta alle 14.30 locali, con l’emergenza “ lock- down” cioè la chiusura forzata della scuola: all’inizio viene scambiata con un’allerta anti- incendio e molti pensano a un’esercitazione, poi arriva la segnalazione degli spari.
Mezz’ora dopo le telecamere inquadrano file di studenti che escono con le braccia alzate, nell’evacuazione del liceo circondato dalla polizia coi mitra puntati, dai Swat Teams ( squadre di tiratori scelti) e da ambulanze da cui escono i barellieri per trasportare feriti. Molti genitori sono lì attorno, accorsi nel panico, sperando di recuperare i figli.
Nel frattempo era in corso la caccia all’autore della sparatoria, riuscito a fuggire. Cruz è un ex- studente, espulso per ragioni disciplinari, subito riconosciuto da molti suoi ex-compagni di classe. La polizia locale e l’Fbi lo hanno poi catturato a due chilometri di distanza dal liceo. Il preside Robert Runcie ha detto: “ Non possiamo vivere nella paura, queste tragedie devono cessare. Noi facciamo il possibile perché le scuole siano sicure per i nostri ragazzi”. Solo quattro ore dopo la sparatoria, al termine delle perquisizioni dell’edificio scolastico, lo sceriffo Israel ha diffuso il tragico bilancio di 17 morti. Al pluriomicida hanno sequestrato “un fucile AR- 16 e molti caricatori di proiettili”.
Dalla Casa Bianca è arrivato l’annuncio che il presidente aveva “ cancellato tutti gli impegni” per seguire gli sviluppi della tragedia. Lo stesso Donald Trump ha poi twittato: “ Dedico le mie preghiere e le mie condoglianze alle vittime e ai familiari. Nessun ragazzo, nessun insegnante dovrebbe sentirsi insicuro in una scuola americana”. In realtà proprio le scuole sono regolarmente il teatro di sparatorie. Solo dall’inizio di quest’anno ce n’erano già state una dozzina. Nell’ultimo quinquennio, dal 2003, ce ne sono state 290. In media una alla settimana.
Tra le stragi più gravi della storia: quella della scuola Columbine, dove il 20 aprile 1999 due liceali uccisero 12 studenti e un insegnante; quella di Sandy Hook, scuola elementare del Connecticut, dove il 14 dicembre 2012 il ventenne Adam Lanza uccise 20 bambini e sei adulti. Ogni strage in una scuola è stata seguita da appelli per nuove leggi che limitino l’accesso alle armi; senza risultati. Le lobby degli armaioli e i fan del diritto all’autodifesa, protette dalla destra repubblicana ma con sostenitori anche tra i democratici, hanno sempre la meglio. Il dibattito è stato spesso sviato su temi collaterali come la prevenzione delle malattie mentali. In certi casi le lobby pro- armi hanno incoraggiato le scuole ad armare insegnanti e personale amministrativo.