Repubblica 15.21.8
Da Columbine alla sparatoria di San Valentino
Florida, spari nel liceo. È una strage
Ex
studente uccide 17 persone, tra cui molti ragazzi, e poi fugge. Fermato
dalla polizia, è un fanatico delle armi Alunni e professori barricati
nelle aule. Trump annulla tutti gli impegni: “Le mie preghiere per le
vittime”
di Federico Rampini
NEW YORK
Diciassette morti, una delle più gravi stragi nella storia delle
sparatorie americane. Il terrore si abbatte sugli studenti di un liceo
in Florida: presi di mira nel tiro al bersaglio da un ex- compagno di
classe. L’autore dell’assalto si chiama Nikolas Cruz, 19 anni, sarebbe
simpatizzante di gruppi fanatici delle armi, hanno dichiarato fonti
vicine alla polizia locale, che dopo averlo arrestato ha trovato “
tracce sulle sue tendenze nei social media”. Lo sceriffo Scott Israel ha
lanciato un appello accorato: “ Quando vedete segnali di questo tipo,
avvertite subito le autorità”. Peggio di Columbine, quasi ai livelli di
Sandy Hook, stavolta la tragedia colpisce il liceo Marjory Stoneman
Douglas, nella cittadina di Parkland alla periferia di Miami. E’ la “
sparatoria di San Valentino”, che semina il terrore nella contea di
Broward, Florida meridionale. L’allarme scatta alle 14.30 locali, con
l’emergenza “ lock- down” cioè la chiusura forzata della scuola:
all’inizio viene scambiata con un’allerta anti- incendio e molti pensano
a un’esercitazione, poi arriva la segnalazione degli spari.
Mezz’ora
dopo le telecamere inquadrano file di studenti che escono con le
braccia alzate, nell’evacuazione del liceo circondato dalla polizia coi
mitra puntati, dai Swat Teams ( squadre di tiratori scelti) e da
ambulanze da cui escono i barellieri per trasportare feriti. Molti
genitori sono lì attorno, accorsi nel panico, sperando di recuperare i
figli.
Nel frattempo era in corso la caccia all’autore della
sparatoria, riuscito a fuggire. Cruz è un ex- studente, espulso per
ragioni disciplinari, subito riconosciuto da molti suoi ex-compagni di
classe. La polizia locale e l’Fbi lo hanno poi catturato a due
chilometri di distanza dal liceo. Il preside Robert Runcie ha detto: “
Non possiamo vivere nella paura, queste tragedie devono cessare. Noi
facciamo il possibile perché le scuole siano sicure per i nostri
ragazzi”. Solo quattro ore dopo la sparatoria, al termine delle
perquisizioni dell’edificio scolastico, lo sceriffo Israel ha diffuso il
tragico bilancio di 17 morti. Al pluriomicida hanno sequestrato “un
fucile AR- 16 e molti caricatori di proiettili”.
Dalla Casa Bianca
è arrivato l’annuncio che il presidente aveva “ cancellato tutti gli
impegni” per seguire gli sviluppi della tragedia. Lo stesso Donald Trump
ha poi twittato: “ Dedico le mie preghiere e le mie condoglianze alle
vittime e ai familiari. Nessun ragazzo, nessun insegnante dovrebbe
sentirsi insicuro in una scuola americana”. In realtà proprio le scuole
sono regolarmente il teatro di sparatorie. Solo dall’inizio di
quest’anno ce n’erano già state una dozzina. Nell’ultimo quinquennio,
dal 2003, ce ne sono state 290. In media una alla settimana.
Tra
le stragi più gravi della storia: quella della scuola Columbine, dove il
20 aprile 1999 due liceali uccisero 12 studenti e un insegnante; quella
di Sandy Hook, scuola elementare del Connecticut, dove il 14 dicembre
2012 il ventenne Adam Lanza uccise 20 bambini e sei adulti. Ogni strage
in una scuola è stata seguita da appelli per nuove leggi che limitino
l’accesso alle armi; senza risultati. Le lobby degli armaioli e i fan
del diritto all’autodifesa, protette dalla destra repubblicana ma con
sostenitori anche tra i democratici, hanno sempre la meglio. Il
dibattito è stato spesso sviato su temi collaterali come la prevenzione
delle malattie mentali. In certi casi le lobby pro- armi hanno
incoraggiato le scuole ad armare insegnanti e personale amministrativo.