Corriere 15.2.18
Usa Scuole, 18 sparatorie da gennaio
di Giuseppe Sarcina
Un’altra
tragedia in una scuola degli Stati Uniti. Un giovane ex studente di un
istituto superiore di Parkland, in Florida, ha iniziato a sparare con un
fucile contro i ragazzi: il bilancio, ancora provvisorio, parla di
almeno 17 morti e di molti feriti, alcuni dei quali in gravi condizioni.
«Una scena orribile», hanno detto alcuni presenti. Sul posto sono
arrivate le forze dell’ordine, uomini dei soccorsi e agenti delle forze
speciali che avrebbero fatto irruzione nell’edificio. Dopo una caccia
all’uomo è stato arrestato il responsabile della sparatoria: Nikolaus
Cruz, descritto come «ragazzo difficile», arruolato nella riserva
dell’esercito americano. Il campus studentesco si estende per una vasta
area con circa 3 mila studenti. L’ennesimo assalto riapre il dilemma
delle armi da fuoco negli Usa: quella di ieri è la diciottesima
sparatoria che ha interessato una scuola dall’inizio dell’anno. Trump ha
cancellato il briefing con la stampa.
WASHINGTON
Ancora una strage nelle scuole americane: 17 morti, più altri feriti, in
una sparatoria nel liceo Marjory Stoneman Douglas di Parkland, in
Florida. Nella notte lo Sceriffo della Contea di Broward, Scott Israel,
compila il triste bollettino, che potrebbe anche diventare più pesante
perché non sono chiare le condizioni di tutte le persone ricoverate
negli ospedali.
Arrestato il killer: si chiama Nikolaus Cruz, 19
anni. È un ex allievo della scuola, che è stato espulso l’anno scorso.
Secondo le prime testimonianze di studenti e docenti, Cruz, ora
arruolato nella riserva dell’esercito americano, era già stato segnalato
alla scuola, come un individuo potenzialmente pericoloso.
Tutto è
cominciato intorno alle 14. Mancano pochi minuti alla fine delle
lezioni, quando scatta improvvisamente l’allarme anti incendio. Nel
liceo di Parkland, 72 chilometri a nord di Miami in Florida, ci sono
circa tremila studenti. Cominciano a uscire dalle classi, pensando a una
delle frequenti esercitazioni. Ma all’improvviso dalle scale arrivano
sette-otto colpi di fucile. Il killer imbraccia un’arma pesante, indossa
una maschera anti-gas, spara a ripetizione e colpisce nel mucchio. È
come una frustata che semina il panico. «Uno scenario catastrofico, non
ci sono parole», dirà ancora lo sceriffo Israel.
C’è chi risale
velocemente le scale e cerca riparo, barricandosi nelle aule o
chiudendosi nei ripostigli. Altri corrono fuori, verso i cancelli o
verso la recinzione metallica. Qualcuno riesce a raggiungere un
supermercato vicino. È una zona residenziale, immersa nel verde: ma ora
il pericolo può essere ovunque.
L’allarme scatta in tempo reale: i
ragazzi e le ragazze mandano centinaia di sms, usano Facebook e gli
altri social. «Papà, hanno sparato, ho visto tanti corpi immobili e
tanti feriti. C’è sangue dappertutto», Ceasar Figuroa racconta alla
«Cnn» il messaggio appena ricevuto da sua figlia: «Si è chiusa in un
armadio, è ancora lì». La polizia accorre in forze, almeno 200 agenti,
appoggiati da qualche elicottero. Arrivano anche le unità cinofile. Ma
per almeno un’ora la situazione è fuori controllo: non si riesce a
capire dove sia l’assalitore. Le tv trasmettono in diretta le immagini
dello sgombero. I giovani vengono fatti uscire dagli edifici a piccoli
gruppi, con le mani alzate. Poi vengono guidati, di corsa, all’esterno
del recinto, verso un prato protetto dalle pattuglie e persino da un
tank delle forze dell’ordine. Con la strage di San Valentino sono
diciotto dall’inizio dell’anno le sparatorie che hanno coinvolto delle
scuole in America.
Subito si accende la polemica. Un insegnante di
matematica, Jim Gard, ha raccontato al quotidiano «Miami Herald»:
«Conoscevamo Nikolaus Cruz. L’anno scorso abbiamo avuto molti problemi
con lui. Minacciava spesso gli altri studenti. L’amministrazione
dell’istituto aveva fatto circolare una mail per mettere in guardia
alunni e docenti. Era già stato allontanato dal campus». Un ragazzo,
intervistato da «Canale 7» ricorda che Nikolaus si vantava di avere
fucili e pistole a casa. Non è chiaro, però, fino a che punto fossero
state informate anche le autorità di polizia. L’indagine, condotta
dall’Fbi, dovrà chiarire anche questi aspetti.
Ripartirà anche
l’eterno scontro tra i partiti e nell’opinione pubblica sulla facilità
di circolazione delle armi. Donald Trump twitta: «Le mie preghiere e le
mie condoglianze alle famiglie delle vittime della terribile sparatoria
in Florida. Nessun bambino o insegnante dovrebbe sentirsi non sicuro in
una scuola americana».