mercoledì 14 febbraio 2018

Repubblica 14.2.18
Intervista a Maurizio Bettini
“È una garanzia di flessibilità per il lavoro”


Maurizio Bettini, docente di filologia classica all’università di Siena, non è sorpreso dal boom degli iscritti ai test per la certificazione del latino.
Perché professore?
«Questo fenomeno si inserisce nella grande ripresa dell’interesse per gli studi classici. Aumentano gli iscritti nei licei dove si studiano greco e latino, ma è cresciuto anche l’impegno dei professori nel portare fuori dalle aule queste materie in modo intelligente. Penso alla Notte dei licei classici o all’aver messo in scena al mercato di Ballarò a Palermo la rappresentazione dell’Odissea fatta dai ragazzi».
Questa certificazione può aver un’utilità anche nel mondo del lavoro?
«Se fossi un datore di lavoro non avrei dubbi: la conoscenza del latino è una garanzia».
Di cosa?
«Di flessibilità, capacità di affrontare rapidamente problemi complessi. Il latino è una materia impegnativa che serve a far riflettere sulla propria lingua e che ti costringe a mobilitare categorie cognitive».
E dire che viene considerata una lingua morta
«È un’idea davvero sbagliata. Il latino continua a vivere nelle lingue romanze, parlate nella maggior parte del mondo. Anche nell’inglese è alta la percentuale del lessico che viene dal latino.
Alcune università americane chiedono una conoscenza di un certo numero di parole nei test di accesso e per la maggior parte sono parole latine, perché quello che si vuole verificare è la conoscenza di un lessico intellettuale».
Ma cosa spinge a partecipare a queste prove per ottenere una certificazione?
«Motivazioni più profonde. Il latino non è solo una lingua, ma un patrimonio culturale. Che non si vuole perdere».
– il. ve.