mercoledì 14 febbraio 2018

Repubblica 14.2.18
Cosa ci dicono gli 8 milioni di vittime in italia
di Michela Marzano


Ormai, anche i più scettici saranno costretti a ricredersi: non solo le molestie sessuali esistono veramente, ma coinvolgono anche un numero impressionante di donne. Secondo le ultime stime dell’Istat, riferite agli anni 2015 e 2016, sarebbero infatti ben 8 milioni 816mila le donne tra i 14 e i 65 anni ad aver subito una qualche forma di molestia sessuale, soprattutto in ambito professionale — per essere assunte, per mantenere il posto di lavoro o per ottenere una promozione. Nell’80,9% dei casi, pur convinte di essere state vittime di ricatti gravi, le donne hanno preferito non parlarne con i colleghi o le colleghe; quasi nessuna ha denunciato l’accaduto alle forze dell’ordine. Ma anche l’omertà e il silenzio fanno parte di questa violenza diffusa che tante donne sperimentano sulla propria pelle: ci si vergogna, si ha paura, ci si sente abbandonate alla propria sorte, e allora si preferisce tacere.
Lo si è visto bene negli ultimi mesi, con il caso Weinstein, quando sono stati in tanti a mettere in discussione la parola delle vittime: «esagerano», si è sentito dire da alcuni; «se la sono cercata», hanno commentato altri; «avrebbero potuto dire di no», hanno sentenziato i benpensanti. Come se esistesse realmente la possibilità di dire liberamente “sì” o “no”, e di manifestare quindi la propria autonomia o il proprio desiderio, quando si vivono situazioni di subalternità, si cerca un posto di lavoro o si rischia di compromettere la propria carriera. Come se la responsabilità e la colpa dovessero sempre e solo ricadere sulle donne, nonostante siano alcuni uomini a mettere molte di loro in queste condizioni difficili, insostenibili, inaccettabili, dolorose.
Certo, il rapporto dell’Istat ci dice anche che negli ultimi anni sono leggermente diminuite le vittime di esibizionismo, di telefonate oscene, di pedinamento e di molestie verbali o fisiche.
Esattamente come ci dice che esistono anche quasi 4 milioni di uomini ad aver subito molestie nel corso della vita. Ma gli autori delle molestie a sfondo sessuale, anche in questo caso, sono in prevalenza uomini. E il fatto che queste violenze le si subisca spesso sul luogo di lavoro, o comunque in ambito professionale, permette di capire come il problema sia innanzitutto quello dell’abuso di potere. Nonostante siano decenni che si discuta delle violenze di genere e delle molestie sessuali, e si sottolinei la necessità di un’educazione capace di ridare spazio e dignità alle nozioni di rispetto, consenso, autonomia e vulnerabilità, resta forte il pregiudizio secondo cui una posizione di potere (o comunque di responsabilità) legittimi di per sé gli abusi — come se il potere non sopportasse alcun limite e Montesquieu, che su questi limiti aveva fondato il liberalismo moderno, non avesse in fondo capito nulla. Ma allora è inutile riempirsi la bocca di buoni sentimenti, è inutile persino continuare a parlare di consenso e di libertà: l’abuso di potere, il consenso e la libertà li cancella; e senza consenso, viene meno anche la possibilità del corteggiamento e della seduzione.