martedì 13 febbraio 2018

Repubblica 13.2.18
Migranti, sicurezza e tre per cento sale la tensione tra Renzi e Bonino
Dopo lo scontro con Minniti sulle politiche per l’immigrazione si apre un altro fronte con la leader radicale: il timore che la lista +Europa superi la soglia del proporzionale sottraendo seggi ai dem
di Goffredo De Marchis


Roma Divisi sulle politiche dell’immigrazione. In competizione per i voti del centrosinistra, con Emma Bonino sempre più vicina al traguardo del 3 per cento. Significherebbe 11 deputati in meno per il Pd, ai quali vanno aggiunti gli eletti radicali nell’uninominale. Risultato? Un duro colpo alle speranze di diventare il primo gruppo parlamentare. « Ognuno voterà nella coalizione quello che crede — dice il segretario del Pd —. Non condivido la linea di Emma Bonino sulla questione delle migrazioni. Noi non crediamo che i problemi della sicurezza derivino dai migranti, ma la linea Minniti è molto più seria di altre».
È la risposta di Renzi all’articolo di Bonino pubblicato ieri da Repubblica.
C’è dunque un confronto sulle idee, che era chiaro, limpido già prima di stringere un’alleanza. Ora però esiste anche una tensione sui bacini elettorali. « Non c’è dubbio che Più Europa vada a incidere sui nostri potenziali elettori — spiega il leader dem in privato —. Ma è anche un valore aggiunto, pesca fuori dal nostro perimetro » . Ecco, da oggi in poi al Pd farebbe piacere che l’ex commissaria della Ue concentrasse la sua “ aggressività” verso l’astensionismo, le destre, i 5stelle. Non solo sulle politiche del Pd o su una «campagna sgangherata, la peggiore mai vista » , come l’ha definita la leader radicale riferendosi a tutti i soggetti in campo.
Non c’è stata una sola manifestazione comune con Renzi e Bonino (ma nel centrodestra la situazione è identica). Non è previsto alcun palco insieme neanche nelle prossime settimane. La differenza rispetto alle tensioni Salvini- Berlusconi è che lì ci si gioca sul filo il primato dentro la coalizione. Nel centrosinistra, le distanze restano abissali. Allora il problema c’è. «L’ideale — scherza un renziano doc — sarebbe che le tre liste collegate, quelle di Santagata, Lorenzin e Bonino, prendessero tutte il 2,9 per cento, appena sotto la soglia che permette di eleggere parlamentari col proporzionale. Sarebbero 27-28 deputati in più per il Pd».
I sondaggi, arrivati giusto ieri mattina sul tavolo di Renzi, disegnano la tempesta perfetta: Più Europa a una manciata di consensi dal 3 per cento, le altre due forze sotto l’ 1, ovvero portatori di voti che si disperdono e non finiscono ai partiti della coalizione che superano il tetto.
Nelle mille proiezioni che Luca Lotti aveva preparato per Renzi al momento di scegliere i candidati, il braccio destro aveva immaginato lo scenario in cui agli eletti dem si potevano aggiungere nomi certi dalle forze alleate. Nomi pronti a iscriversi immediatamente al gruppo parlamentare Pd in modo da aumentare la quota. Proprio Benedetto Della Vedova, di Più Europa, era il primo della lista. Poi si aggiungevano i centristi Lorenzo Dellai, Gabriele Toccafondi e altri da individuare. Con la Bonino sopra il 3 il piano rischia di fallire, almeno per la componente radicale.
Marco Minniti difende la sua impostazione. Risponde in maniera implicita a Bonino. «Abbiamo intrapreso una strada per affrontare i temi della sicurezza slegandoli dalle questioni emergenziali — dice il ministro dell’Interno in una manifestazione a Firenze accanto a Renzi —. Io sono maniacalmente convinto che la parola sicurezza vada separata dalla parola emergenza e dai temi della questione migratoria». Per farlo, insiste, serve, eccome, l’accordo con la Libia. «L’integrazione si fa con i numeri piccoli diffusi sul territorio. Lo dicono i sindaci, non lo dico io » . E l’accoglienza fiorentina, racconta il ministro, è stata molto positiva. Lo stesso Carlo Calenda, grande sponsor della Bonino, sui migranti guarda altrove: « Mi pare che Minniti abbia svolto un lavoro difficile nel modo migliore e credo sia stato sentito dai cittadini». Dunque, la linea del Pd non cambia, anche sotto il pressing dell’alleato radicale.
Per il momento la tensione viene tenuta sotto traccia. Il Pd è convinto che non verrà mai allo scoperto, come avviene invece quotidianamente tra Lega e Forza Italia. Ma la convivenza dipende da molti fattori. Si teme, a Largo del Nazareno, un effetto Pisapia legato a Emma Bonino. Ovvero, consensi del centrosinistra che rimangano dentro quell’area ma finiscono a Più Europa per l’avversione a Renzi. È il voto d’opinione, non cifre giganti, capace però di spostare gli equilibri interni. Poi ci sono i sondaggi che ogni giorno arrivano sulla scrivania del segretario Pd. Infine, va registrata la competizione sui territori, dove i dirigenti locali non vogliono diventare i capri espiatori di possibili cattivi risultati per il Partito democratico. Arrivano segnalazioni di “boicottaggio” nei confronti della lista Bonino. Voci che corrono nel quartier generale dell’ex commissaria. Per esempio, a Genova dove il caso sembra sul punto di esplodere.