La Stampa 8.2.18
“Militari uccisi dall’uranio impoverito”
Il Parlamento contro le forze armate
di Nicola Pinna
È
il lancio delle ultime bombe: la commissione parlamentare d’inchiesta
sull'uranio impoverito conclude il suo lavoro e spara ad alzo zero sulle
basi militari della Sardegna. Dove, secondo l’accusa contenuta nella
relazione finale della commissione, «sono avvenuti fatti sconvolgenti e
si sono seminati molti morti». Parole forti, contenute in quella specie
di sentenza che conclude il lavoro durato alcuni anni, fatto di
audizioni e sopralluoghi all’interno dei poligoni. Le accuse più forti
sono tre: l’uso di armi all’uranio impoverito, la diffusione di amianto
all’interno degli spazi militari e la grande presenza di discariche non
controllate.
La relazione finale, passata con 10 voti a favore e 2
contro (quelli di Elio Vito e di Mauro Pili), è stata presentata ieri
alla Camera dal presidente della Commissione, il deputato del Pd Gian
Piero Scanu, che ha annunciato la trasmissione degli atti alla procura
di Roma perché valute eventuali ipotesi di reato. Una decisione
indispensabile, secondo Scanu, perché fino ad ora c’è stata
«giurisdizione domestica: della sicurezza e salute dei militari sono gli
stessi militari ad occuparsi». Dagli accertamenti fatti dalla
Commissione, secondo il presidente, viene fuori chiaramente il «nesso di
causalità tra l’esposizione all’uranio impoverito e le patologie
denunciate dal personale in divisa».
Ma su questo c’è stata subito
la reazione dello Stato maggiore della Difesa, che poco dopo la
presentazione della relazione finale della Commissione ha divulgato un
comunicato dai toni durissimi. «Respingiamo con fermezza queste
inaccettabili accuse. Le forze armate, infatti, tutelano la salute del
proprio personale adottando tutte le cautele e i controlli sanitari
periodici. Questa attenzione è dedicata non solo al personale ma pure
all’ambiente in cui esso opera tanto in Italia quanto all’estero». E
sull’uranio impoverito i vertici militari sembrano netti: «Non abbiamo
mai acquistato o impiegato “munizionamento” di quel genere». Ma a
minacciare la salute dei nostri militari, secondo la Commissione, c’è
anche l’amianto, presente in navi, aerei ed elicotteri. Tanto che la
Commissione ha accertato che «solo nell’ambito della Marina Militare
1.101 persone hanno avuto patologie asbesto-correlate». Numerose
criticità sono emerse in tutti i poligoni, ma in particolare in quello
sardo di Capo Teulada.