Il Fatto 8.2.18
Caso Madia: gli economisti non copiano
Plagio - La presidente dell’Associazione Italiana del settore: la correttezza è un obbligo
di Annalisa Rosselli
Presidente Società Italiana degli Economisti
Caro
Direttore, nell’articolo del 4 febbraio comparso sul Suo giornale
“Madia, la perizia sulla tesi: ‘Violati gli standard accademici, molte
fonti non sono citate’” viene riportata la frase, che sarebbe desunta
dal rapporto commissionato dall’Imt di Lucca alla società Resis di
Enrico Bucci, secondo la quale “il settore disciplinare all’interno del
quale la tesi si situa tollera comportamenti che altrove sarebbero
definiti inaccettabili”. Non entriamo nel merito del caso specifico, ma
dal momento che il settore disciplinare a cui si fa riferimento è quello
delle scienze economiche, voglio manifestare a nome della Società
Italiana degli Economisti che attualmente presiedo la mia profonda
indignazione per l’accusa di comportamenti contrari all’etica
professionale e scientifica che viene mossa all’intera categoria degli
economisti e che ora è diffusa – mi auguro involontariamente – dal suo
giornale.
Non conoscendo il contenuto del rapporto a cui fa
riferimento l’articolo, non è possibile desumere sulla base di quali
fatti il dottor Bucci sia arrivato a questa sorprendente conclusione,
visto che l’unico elemento portato a suo sostegno è il riferimento a un
manifesto a carattere politico (non un articolo scientifico) che riporta
brani di alcuni dei firmatari, cosa ben diversa da un plagio. Posso
però rassicurare i suoi lettori che gli standard seguiti dagli
economisti, italiani o stranieri, nella pubblicazione dei risultati
delle loro ricerche non sono di certo inferiori a quelli di nessun’altra
disciplina scientifica. Potrei argomentare in dettaglio, ma mi limito a
riportare l’esplicita condizione per gli autori che vorrebbero
pubblicare un loro articolo scientifico nella rivista ufficiale della
nostra associazione, l’Italian Economic Journal e che riprendono linee
guida internazionalmente adottate. Le traduco qua (l’originale è
disponibile a
http://www.springer.com/economics/journal/40797?detailsPage=pltci_2503578)
: “Dati, testi o teorie prodotti da altri non devono essere presentati
come se fossero propri (“plagio”). Adeguato riconoscimento deve essere
dato ad altri lavori (compreso materiale che è riprodotto quasi alla
lettera, riassunto e/o parafrasato), le virgolette devono essere
utilizzate quando il materiale è riprodotto parola per parola e deve
essere ottenuta l’autorizzazione per materiale coperto da copyright”.
Affermazioni
simili sono presenti nel codice etico a cui devono aderire gli studenti
di molti Atenei che presentano tesi magistrali o di dottorato in
economia o in qualunque altra materia. Dato il ruolo che gli economisti
rivestono nella nostra società, sono certa che vorrà rassicurare i suoi
lettori sui loro standard scientifici e la correttezza dei loro
comportamenti pubblicando questa lettera.