La Stampa 23.2.18
Cancellate le illusioni sull’Ema
di Marco Bresolin
Nelle
speranze di chi ancora ci credeva - nonostante tutto - l’ispezione di
ieri doveva essere il Grande Faro puntato sullo scandalo, l’occhio della
verità sul complotto euro-olandese per portare l’Agenzia del Farmaco ad
Amsterdam anziché a Milano. Ma la visita della commissione
europarlamentare Ambiente, guidata dall’italiano Giovanni La Via, ha
sentenziato che la soluzione offerta dall’edificio transitorio (Spark
Building) «è buona: bisogna ancora verificare i tempi per l’adeguamento,
ma non ci sono grandi necessità. E, avendo ancora nove mesi davanti, il
tutto è realizzabile». Che poi è ciò che il cda dell’Agenzia aveva
messo nero su bianco il 7 febbraio scorso. Ma nonostante questo i
sospetti italiani non si erano placati.
Ora c’è la certezza che
l’edificio transitorio assicurerà la continuità operativa dell’Ema, che
dal 1 aprile 2019 lascerà Londra. Per La Via restano ancora dubbi sulle
promesse dall’Olanda in merito alla realizzazione del Vivaldi Building,
l’edificio che diventerà la sede definitiva dell’Agenzia e che sarà
pronto entro il 15 novembre 2019. «In caso di fallimento non hanno un
piano B», dice l’esponente popolare. A oggi nella zona ci sono solo
cantieri aperti, ma gli olandesi hanno assicurato che ci sono i tempi
tecnici per completare l’opera: «Assicureremo l’operatività
dell’agenzia», ha ripetuto il vicepremier Hugo De Jonge.
Anche su
quello che sembrava essere l’unico vero punto di scontro tra l’Ema e il
governo olandese, il canone d’affitto maggiorato da extra-costi per
l’allestimento, le tensioni sembrano essere rientrate (come rivelato
ieri da La Stampa). «Rimarranno a carico del bilancio Ue solo le risorse
per l’affitto presenti nell’offerta iniziale», ha assicurato La Via.
«La
partita è ancora aperta», non si rassegna Beppe Sala, sindaco di
Milano, dopo che il Consiglio Ue ha definito «irricevibile» il ricorso
di Palazzo Marino. Certamente il Parlamento Ue dovrà votare regolamento,
ma a questo punto pare difficile che l’Eurocamera decida di aprire uno
scontro istituzionale con Commissione e Consiglio. Il presidente
lombardo, Roberto Maroni, se la prende quindi con il governo: «Serve
un’azione più incisiva». Ma riceve solo un invito dal premier Paolo
Gentiloni che riporta tutti alla realtà: «Basta battute elettorali».