La Stampa 17.2.18
“Siamo sulla strada della dittatura
la magistratura è in mano a Erdogan”
L’intellettuale Baydar: “Una farsa, non esiste più libertà”
di Mar. Ott.
Un
Paese ormai sulla strada della dittatura, una sentenza che è in primo
luogo politica. Yavuz Baydar è un giornalista e uno scrittore turco che
il giorno dopo il golpe è riuscito a scappare dalla Turchia. Oggi vive
all’estero e ha fondato un giornale online, chiamato Ahval, in inglese,
arabo e turco, che vuole rappresentare un mezzo di informazione libero e
indipendente. A La Stampa ha spiegato cosa sta succedendo nel suo Paese
e cosa significa l’ergastolo inflitto ad Altan e altri cinque reporter.
Yavuz Baydar, qual è la sua opinione su questa sentenza?
«Diciamolo
subito e senza remore: questa è una sentenza farsa arrivata dopo un
processo farsa. Sono stato in contatto con gli avvocati di Ahmet Altan
durante tutta la durata del processo. Era una condanna già scritta e con
un preciso messaggio politico».
Già scritta da chi?
«Dal
presidente della Repubblica, Recep Tayyip Erdogan, che ormai ha
trasformato la magistratura in uno strumento del potere politico. Le
vittime non sono solo le persone che sono state condannate, ma l’intera
Turchia, che pagherà carissimo questo periodo della sua storia».
Però, la magistratura ieri ha preso anche una decisione positiva, ossia la scarcerazione di DenizYucel...
«Pensi,
che coincidenza. Prima hanno annunciato la scarcerazione di Yucel e poi
l’ergastolo ai sei colleghi. Così la stampa, soprattutto quella
tedesca, si concentrerà maggiormente sulla prima...».
Che colpa hanno, almeno agli occhi di Erdogan, Ahmet Altan e gli altri condannati?
«Nessuna.
Perché il loro arresto e la loro detenzione si basano su una
trasmissione televisiva. Sono andati in carcere per aver partecipato a
un dibattito televisivo su un’emittente che poi è stata chiusa nel quale
si erano detti preoccupati per il futuro del Paese e aggiunto che
c’erano tutti gli estremi perché si verificasse un golpe. Cosa che è
successa pochi giorni dopo. Gli hanno dato un ergastolo solo per questo.
In Italia sarebbe mai possibile una cosa del genere?».
Com’è la situazione all’interno del Paese?
«La
Turchia è in Stato di Emergenza da oltre un anno e mezzo. L’opposizione
è debole, frammentata ed Erdogan ha messo le diverse parti l’una contro
l’altra. Non possiamo nemmeno contare sull’aiuto dell’Europa, un po’
perché all’Europa non interessa, un po’ perché Erdogan, che è un
politico molto intelligente, gestisce le sue alleanze anche a seconda di
quanto possano fargli pressione».
Che cosa succederà adesso?
«Erdogan
continuerà a governare senza problemi. Ci sono ancora due sentenze
molto importanti: quella sui giornalisti di Cumhuriyet e quella del
deputato dell’opposizione, Enis Berberoglu. Se, come temo, anche questi
verranno condannati, il colpo a livello psicologico sarà mortale».
Cosa mi dice della libertà di stampa?
«Che
non esiste più da tempo. Tutti i giornalisti che si sono permessi di
criticare Erdogan e la sua famiglia sono stati messi in carcere. Lui ne
fa una questione anche personale. Chi lo critica diventa un nemico.
Ormai siamo al livello dell’Azerbaigian e di altri Paesi autoritari».
Lei conosce personalmente Ahmet Altan da molti anni, cosa può dirci di lui?
«Che
è una delle migliori penne che esistano. Una persona per bene,
trasparente, che ha sempre detto quello che pensava. L’onestà
intellettuale e la trasparenza per lui sono sempre venuti prima di
tutto. In Turchia l’indipendenza si paga. Lo hanno sempre visto tutti
come un nemico perché lui non faceva l’amico con nessuno. Per un turco
non c’è niente di peggio. Credo che lui e il leader curdo, Selahattin
Demirtas (anche lui sotto processo e in carcere, ndr) siano stati quelli
in questo Paese ad avere avuto più coraggio di tutti».