domenica 18 febbraio 2018

l Fatto 18.2.18
Emma Bonino è un’extraterrestre
di Furio Colombo


Avete notato che le Tribune politiche (par condicio, ognuno, da solo, dice la sua a qualcuno che ascolta in silenzio, come in una terapia) sono uguali ai talk show?
Il giornalista è diventato un prudente ufficiale di stato civile che prende nota, da estraneo ben educato. In questo modo certifica le più clamorose affermazioni, estranee del tutto alla realtà e ad ogni evidenza, e scoraggia il compito di verificare. I media sono sottomessi, spaventati e benevoli con i politici, come gli insegnanti nelle classi di certe scuole. Temono di essere picchiati.
Il meno violento dei leader anti-giornalismo ha detto che i giornalisti se li voleva mangiare, per poterli espellere nel modo che meritano. Dilaga un furore politico contro l’informazione. Il furore non è contro la verità, che ciascuno di noi già conosce dalla rete, prima che alcuni venduti ce la comunichino secondo le istruzioni ricevute, di solito, da Soros, vedi la storia delle Ong che facevano affaroni salvando gli annegati.
Il furore riguarda la pretesa di dimostrare con i fatti come le cose sono accadute. I fatti ingombrano il percorso dei politici e dei loro fans, sono ostacoli che vanno sciolti nell’acido delle “fake news”, che non sono bugie ma la grande trovata dei “fatti alternativi”.
È un lavoro grande e accurato, pieno di dettagli sbagliati da collocare nel punto sbagliato in modo da impedire ogni scoperta ragionevole. Proprio mentre il film americano The Post, di Steven Spielberg, racconta (ricorda dal vero) che sono state coraggiose e rischiose rivelazioni giornalistiche a far finire la guerra nel Vietnam e a scoperchiare la scatola di un potere senza controllo, noi viviamo in un Paese dove molte indagini essenziali per sapere e capire (da Piazza Fontana all’assassinio di Aldo Moro), si sono svolte (o sono state deviate) come l’inchiesta Regeni al Cairo o quella di Ilaria Alpi in Somalia. Esagero se dico che il tipo di reporting giornalistico che ho descritto rappresenta bene il modello giornalistico di queste elezioni, un gioco con due partecipanti, in cui ciascun intervistatore, ciascun commentatore, ciascun moderatore Tv seguono e assecondano i politici che vengono loro affidati, cercando in tutti i modi di non dispiacere mai, a costo di non rivelare niente, con moderate obiezioni e nessuna correzione, anche dopo affermazioni incredibili, se compare, in persona, il capo partito populista?
E così noi sappiamo da Giorgia Meloni, presidente, che la soluzione politica per tutti i problemi italiani, a cominciare dall’immigrazione, è nelle culle italiane, che lei farà tornare a crescere. Dovremo ammirare il coraggio di Luigi Di Maio, presidente, che, mentre si trova di fronte a rilevanti problemi di credibilità e di immagine, tra candidati massoni, candidati ribelli, candidati a 7 euro al mese di affitto, deputati già eletti altrove, e con altri partiti, deputati che non hanno pagato il dovuto secondo gli impegni del gruppo, proclama la settimana dell’orgoglio dei Cinque Stelle.
Sa che nessuno gli dirà che ha sbagliato settimana. Intanto, su un’altra rete e vari altri quotidiani, Salvini presidente si è già impegnato, senza obiezioni, a rimandare a casa subito 600 mila immigrati, secondo lui illegali, presumibilmente utilizzando la flotta italiana per anni.
Circondato da selve di microfoni, Berlusconi presidente spiega l’immediata efficacia della “flat tax” (tutti, da Benetton al conduttore di autobus, pagheranno la stessa tassa, anche se con conseguenze un po’ diverse e qualche buco nelle entrate dello Stato). Renzi, da parte sua, lavora duro ad allontanare più gente che può, fantasioso nella cattiveria e preciso nel colpire dove si perdono voti.
La sinistra invece ritorna al popolo, e nessuno fa notare che, purtroppo, non conosce la strada. Voi direte: ma Emma Bonino? Non fa parte di questo racconto. Per la sua diversità e quella di altri radicali (come Marco Cappato che non vede la necessità di lasciar morire qualcuno nel dolore) trovo un’unica spiegazione: sono extraterrestri arrivati in pochi, su una astronave troppo piccola. Ma non contate sui media.
Il giornalismo italiano, compresi gli esperti, (con pochissime eccezioni) si è organizzato per non correre rischi con politici permalosi.
Come si sa, l’Italia ripudia la guerra. E pazienza per i soldati italiani in Niger, e quel che succede in Libia. L’importante è stare in pace con potere e proprietà.