internazionale 3.2.2018
L’Irlanda al voto sull’aborto The Irish Times, Irlanda
La
decisione del governo irlandese, che ha indetto per la fine di maggio
un referendum sull’abolizione delle restrizioni all’aborto, rappresenta
una pietra miliare nel lungo e spesso aspro dibattito nazionale
sull’argomento. L’ottavo emendamento alla costituzione, che è stato
introdotto con un referendum nel 1983 e vieta l’aborto salvo rarissime
eccezioni, non rilette più l’opinione del popolo irlandese. Questa
realtà emerge sia dai sondaggi, che hanno ripetutamente evidenziato il
desiderio di cambiamento, sia dal grande numero di donne irlandesi che
ogni anno lasciano il paese per sottoporsi a una procedura vietata in
Irlanda. Il cosiddetto “emendamento pro-life” non ha impedito alle donne
di abortire, le ha solo costrette a farlo altrove. Negli ultimi anni,
ogni giorno almeno nove irlandesi sono andate nel Regno Unito per
abortire. Molte altre hanno usato pillole acquistate su internet. Fino a
poco tempo fa si presumeva che il governo avrebbe provato a legalizzare
l’aborto nei casi d’incesto, stupro e malattia grave del feto. E
l’opinione pubblica, soprattutto al centro tra i due schieramenti, lo
sosteneva chiaramente. Tuttavia, dopo aver trovato diversi ostacoli
pratici a questa soluzione, la commissione parlamentare sull’ottavo
emendamento ha chiesto di autorizzare l’aborto fino alla dodicesima
settimana di gestazione. È stata una mossa decisiva. Davanti alla scelta
tra il limite delle dodici settimane e il mantenimento dello statu quo,
e senza dubbio tenendo conto di uno spostamento dell’opinione pubblica,
i politici hanno deciso di accogliere la proposta della commissione.
Invece di proporre l’abrogazione dell’articolo che vieta l’aborto, il
governo ha scelto di sostituirlo con un altro articolo che autorizzi la
commissione parlamentare a varare una nuova legge sull’aborto, per
evitare il rischio che i tribunali possano bocciare una legge futura
sull’interruzione di gravidanza. Ma anche questa soluzione comporta dei
rischi. Solo in un numero ridotto di casi la costituzione nega ai
giudici la possibilità di intervenire. Impedire al potere giudiziario di
annullare la legge per motivi costituzionali provocherebbe un acceso
dibattito. Non bisogna dare agli oppositori del referendum nessun motivo
per sostenere che il parlamento stia cercando di aggirare la
separazione dei poteri. La scelta delle parole nella proposta di
emendamento sarà fondamentale. Il governo non deve sbagliare. u