martedì 6 febbraio 2018

internazionale 3.2.2018
L’Irlanda al voto sull’aborto The Irish Times, Irlanda


La decisione del governo irlandese, che ha indetto per la fine di maggio un referendum sull’abolizione delle restrizioni all’aborto, rappresenta una pietra miliare nel lungo e spesso aspro dibattito nazionale sull’argomento. L’ottavo emendamento alla costituzione, che è stato introdotto con un referendum nel 1983 e vieta l’aborto salvo rarissime eccezioni, non rilette più l’opinione del popolo irlandese. Questa realtà emerge sia dai sondaggi, che hanno ripetutamente evidenziato il desiderio di cambiamento, sia dal grande numero di donne irlandesi che ogni anno lasciano il paese per sottoporsi a una procedura vietata in Irlanda. Il cosiddetto “emendamento pro-life” non ha impedito alle donne di abortire, le ha solo costrette a farlo altrove. Negli ultimi anni, ogni giorno almeno nove irlandesi sono andate nel Regno Unito per abortire. Molte altre hanno usato pillole acquistate su internet. Fino a poco tempo fa si presumeva che il governo avrebbe provato a legalizzare l’aborto nei casi d’incesto, stupro e malattia grave del feto. E l’opinione pubblica, soprattutto al centro tra i due schieramenti, lo sosteneva chiaramente. Tuttavia, dopo aver trovato diversi ostacoli pratici a questa soluzione, la commissione parlamentare sull’ottavo emendamento ha chiesto di autorizzare l’aborto fino alla dodicesima settimana di gestazione. È stata una mossa decisiva. Davanti alla scelta tra il limite delle dodici settimane e il mantenimento dello statu quo, e senza dubbio tenendo conto di uno spostamento dell’opinione pubblica, i politici hanno deciso di accogliere la proposta della commissione. Invece di proporre l’abrogazione dell’articolo che vieta l’aborto, il governo ha scelto di sostituirlo con un altro articolo che autorizzi la commissione parlamentare a varare una nuova legge sull’aborto, per evitare il rischio che i tribunali possano bocciare una legge futura sull’interruzione di gravidanza. Ma anche questa soluzione comporta dei rischi. Solo in un numero ridotto di casi la costituzione nega ai giudici la possibilità di intervenire. Impedire al potere giudiziario di annullare la legge per motivi costituzionali provocherebbe un acceso dibattito. Non bisogna dare agli oppositori del referendum nessun motivo per sostenere che il parlamento stia cercando di aggirare la separazione dei poteri. La scelta delle parole nella proposta di emendamento sarà fondamentale. Il governo non deve sbagliare. u