internazionale 23.2.18
Il paese comunista che abbandona il Pd
Lorenzo Totaro e Alessandra Migliaccio, Bloomberg, Stati Uniti
Lamporecchio
era considerato il “comune più rosso” dell’Europa occidentale. Oggi la
cittadina toscana rappresenta bene la disillusione degli elettori
Passeggiando
per Lamporecchio, in Toscana, l’ex sindaco Giuseppe Chiaramonte si
accorge che manca qualcosa. La targa che indica via Gramsci, tributo al
fondatore del Partito comunista italiano (Pci), in un’area che per anni
ha rappresentato una roccaforte della sinistra italiana, è sparita. È
stata rimossa dal muro di un palazzo mentre lo restauravano e “nessuno
si è preoccupato di rimetterla al suo posto”, spiega Chiaramonte, 62
anni. “Per me è un segno dei tempi”. Se c’è un momento in cui l’Italia
ha bisogno di un’insegna stradale dal forte significato politico è
questo.
Il 4 marzo si terranno le elezioni legislative e la corsa
per formare il prossimo governo è aperta. Lamporecchio, a un’ora d’auto
da Firenze, è il simbolo di come un elettorato sempre più apatico sia
ormai spaccato, indeciso su chi votare, in una fase critica per il
futuro del paese e dell’Europa nella battaglia contro le forze politiche
estremiste. I 7.500 abitanti di Lamporecchio si considerano una cartina
di tornasole del futuro dell’Italia. Se attecchisce una tendenza
politica qui, allora è probabile che succeda anche nel resto del paese,
spiega lo chef Marco Cassai. Voti cruciali “Qui le persone tendono a
essere conservatrici”, dice Cassai, nato a Roma 35 anni fa, mentre
controlla la preparazione dei piatti nel ristorante stellato Atman,
ospitato nella seicentesca villa Rospigliosi. “Si sente il vento, ma non
siamo nell’occhio del ciclone come le grandi città”.
Di sicuro
c’è che il Partito democratico (Pd), di cui fa parte anche il presidente
del consiglio Paolo Gentiloni, sta perdendo il sostegno della Toscana.
Una buona notizia per l’ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi:
la coalizione che comprende il suo partito è in testa negli ultimi
sondaggi. Il sistema elettorale italiano favorisce le grandi coalizioni
e, secondo il sondaggio pubblicato a gennaio da Bloomberg, la coalizione
di centrodestra otterrebbe il 36 per cento dei voti. Il Movimento 5
stelle sarebbe il primo partito del paese, con il 28 per cento delle
preferenze, ma i vertici del partito si rifiutano di formare alleanze
per governare. Sempre secondo questo sondaggio, il Pd inseguirebbe con
il 23 per cento, perdendo voti a beneficio dei partiti della sinistra
radicale. Secondo Chiaramonte molti elettori di Lamporecchio
preferiscono l’astensione, i gruppi della sinistra radicale o gli
avversari del Pd. In regioni come la Toscana, “un’affluenza ridotta
rispetto alle previsioni e la competizione con le altre forze di
sinistra potrebbe privare il Pd di voti cruciali per vincere in alcuni
collegi”, spiega Mario Caciagli, professore di scienze politiche
all’università di Firenze.
In Toscana il Pd sta perdendo molti
pezzi del suo mosaico politico. Nella città portuale di Livorno, dove
nel 1921 venne fondato il Pci, il sindaco è del Movimento 5 stelle, così
come a Carrara. A Pistoia, capoluogo della provincia dove si trova
Lamporecchio, i cittadini hanno eletto sindaco Alessandro Tomasi, 38
anni, di Fratelli d’Italia, partito di destra che fa parte della
coalizione guidata da Berlusconi. Tomasi è convinto che il governo non
abbia fatto nulla per risolvere i problemi relativi alla sicurezza e
all’immigrazione, temi che hanno dominato la politica europea negli
ultimi due anni, dalla Brexit alle elezioni francesi, tedesche, olandesi
e dei paesi dell’est. “Non possono essere sminuiti come argomenti
populisti, perché riguardano tutti, a cominciare dai più deboli e
poveri”, spiega Tomasi. “Le politiche del governo non hanno risolto i
problemi della gente. Il giorno delle elezioni i partiti al governo
pagheranno un prezzo molto alto”. Lamporecchio, nonostante la
recessione, ha ottimi risultati dal punto di vista economico.
Soprattutto grazie alle aziende locali, come quelle che producono i
brigidini, tipici dolci toscani all’anice. Naturalmente non tutti gli
abitanti sono immuni dai problemi che colpiscono il resto dell’Italia.
Attualmente
circa quaranta famiglie hanno chiesto un sostegno economico, spiega
Selma Ferrali, dipendente pubblica in pensione e direttrice dell’ufficio
della diocesi di Pistoia che si occupa di problemi sociali e del
lavoro. “Il numero reale è molto più alto, perché molte persone si
vergognano di aver perso il lavoro o di non riuscire a pagare
l’affitto”. Dopo aver votato per anni il Pd, Ferrali ammette di essere
delusa dall’attuale classe dirigente. Michela Rinati, la cui azienda di
famiglia produce brigidini nell’area industriale di Lamporecchio,
sostiene che il governo non ha fatto abbastanza per le piccole aziende
ed è convinta che questo aspetto potrebbe spingere molti a votare
diversamente rispetto al passato. Rinati vorrebbe che il prossimo
governo snellisse la burocrazia, tagliasse le tasse e riducesse i
contributi sociali imposti alle piccole aziende, permettendo di assumere
più lavoratori. “La struttura del sistema produttivo italiano è formata
in larga parte da piccoli artigiani e aziende. C’è bisogno di un
cambiamento politico”, spiega. Nessun risultato è scontato In passato da
queste parti la parola cambiamento voleva dire abbracciare i comunisti.
Per gran parte del novecento Lamporecchio è stata considerata “il
comune più rosso” dell’Europa occidentale, visto l’enorme sostegno al
Partito comunista italiano (Pci).
Roberta Carli gestisce una
pasticceria con la sorella nella piazza principale del paese e ricorda
la folla che nell’aprile del 1981 riempì la piazza e la vicina via
Gramsci per il discorso di Enrico Berlinguer. “Dall’ultimo piano del
palazzo si vedeva che tutti gli abitanti di Lamporecchio erano in
piazza”. Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, il paese continuò a
sostenere la sinistra. Nel 2013 ha votato per il Pd. Caterina Bini, 42
anni, parlamentare del Pd, è candidata per il collegio di Pistoia e
Prato. Durante la campagna elettorale ha dichiarato che nessun partito
può aspettarsi che gli elettori votino come hanno fatto in passato.
“Sono assolutamente convinta che non si possa dare nessun risultato per
scontato, in nessun collegio, neanche in un’area come la mia che ha
sempre seguito una certa tradizione politica”, spiega Bini. Mentre
cammina verso via Gramsci, dove non c’è più la targa, attraverso le
bancarelle del mercato settimanale, l’ex sindaco Chiaramonte parla del
vento politico che soffia in tutta Europa e spiega che la gente si sente
abbandonata dai leader. “Dopo aver conquistato il potere hanno passato
troppo poco tempo con le persone, quindi ora non capiscono più quali
sono i problemi reali”.