internazionale 10.2.2018
La politica dell’odio contro gli stranieri
Le
reazioni dei leader della destra sono preoccupanti e pericolose. Ma lo è
anche la mancanza di solidarietà mostrata da buona parte della società
civile italiana
di Jamie MacKay, Krytyka Polityczna, Polonia
In
Italia, un paese che nonostante l’orgoglio per la sua tradizione
democratica non ha mai fatto i conti con i crimini del novecento, la
piaga del nazionalismo è già difficile da arginare nei periodi
tranquilli. Da alcune settimane, mentre in tutta Europa aumenta la
xenofobia e gli italiani si preparano a un difficile voto nelle elezioni
legislative, le forze reazionarie hanno debordato: sono emerse proposte
ispirate all’eugenetica e a teorie esplicitamente fasciste. Poi è
arrivato anche lo spargimento di sangue. Il 3 febbraio Luca Traini, 28
anni, in passato candidato alle elezioni comunali per la Lega nord e
vicino alle organizzazioni di estrema destra Forza nuova e CasaPound, è
andato in macchina per le strade di Macerata, una mano sul volante e
nell’altra una pistola Glock. Ha perlustrato una zona periferica della
città alla ricerca dei suoi bersagli, gli immigrati nigeriani. Il suo
piano iniziale era trovare e uccidere Innocent Oseghale, uno spacciatore
coinvolto nelle indagini sulla morte di Pamela Mastropietro, una
ragazza italiana di 18 anni uccisa e fatta a pezzi il 31 gennaio. Ma
all’ultimo minuto Traini ha cambiato idea e ha deciso di lanciarsi in
una vendetta razzista contro un’intera categoria d’individui. Sei
persone provenienti da alcuni paesi africani – Nigeria, Ghana, Gambia e
Mali – sono state ferite. A quanto pare Traini ha scelto le sue vittime a
caso, solo in base al colore della pelle, sparando da lontano. Quando
la polizia è intervenuta, era già arrivato davanti a un monumento ai
caduti costruito durante la dittatura fascista. Era avvolto in una
bandiera italiana e stava facendo il saluto fascista. Mentre entrava
nell’auto della polizia, avrebbe urlato “Viva l’Italia”. Non è stato il
gesto di un folle (anche se Traini può certamente essere definito in
questo modo): è stato un attentato terroristico grave come quelli
compiuti dal gruppo Stato islamico in tante città. È l’ultimo di una
serie di attentati in Europa che nascono dalla stessa cultura di odio e
frustrazione che nel 2017 ha portato Darren Osborne a colpire la moschea
di Finsbury park, a Londra, e ha causato gli scontri di strada a
Cottbus, in Germania, all’inizio di quest’anno. La natura politica del
gesto di Traini è confermata non solo dalla paura che ha generato in
Italia nella popolazione non bianca, ma anche dalle risposte di alcuni
politici. Proposte pericolose Matteo Salvini, leader della Lega, ha
detto che anche se la violenza non è mai una soluzione, la colpa di
quello che è successo a Macerata è delle politiche migratorie del
governo, che avrebbero portato allo “scontro sociale”. Salvini non si è
neanche sforzato di edulcorare le sue dichiarazioni, corteggiando
platealmente la sua base di estrema destra e cercando di sfruttare un
fatto di sangue per guadagnare consensi. Silvio Berlusconi, che fino a
quel momento si era presentato come un moderato, sembra essersi
improvvisamente trasformato in un aspirante dittatore e ha promesso che
se Forza Italia vincerà le elezioni del 4 marzo chiederà l’espulsione di
600mila persone. I migranti in Italia sono “una bomba sociale”, ha
aggiunto l’ex presidente del consiglio. Queste dichiarazioni, nel
migliore dei casi irresponsabili, non hanno diritto di cittadinanza in
una società democratica. Dietro i gesti dei cani sciolti ci sono
motivazioni complesse, ma il fatto che politici come Berlusconi e
Salvini non condannino chiaramente le azioni di Traini alimenta la
logica razzista che ha spinto l’attentatore ad agire. Altrettanto
preoccupante è l’apparente impotenza della sinistra italiana. Sono
arrivate le condanne e i gridi d’allarme di attivisti, ong e di alcuni
politici, ma considerate le circostanze non si è andati oltre il minimo
indispensabile. Anche se le elezioni sono alle porte, il governo
sostenuto dal centrosinistra (come le forze più a sinistra) non ha una
strategia per limitare le mobilitazioni dell’estrema destra, mettere al
bando il razzismo e soprattutto per tradurre gli ideali in politiche
progressiste di accoglienza dei profughi, non solo quando avvengono
episodi come quello di Macerata. A poche settimane dal voto, non è
chiaro se il gesto di Traini farà guadagnare consensi all’estrema destra
o se, come auspicabile, penalizzerà formazioni come la Lega e Fratelli
d’Italia, che potrebbero perdere voti tra gli indecisi e tra i
cosiddetti moderati. Ma anche se dovesse succedere, un’inversione di
marcia dell’ultimo minuto non cancellerebbe le responsabilità della
società civile italiana. Qualsiasi cosa succederà in futuro, non ci sono
scuse per la mancanza di solidarietà e per il plateale razzismo emersi
in tutta la loro evidenza dopo l’attacco del 3 febbraio.