lunedì 12 febbraio 2018

internazionale 10.2.2018
Il capro espiatorio della destra
Le Monde, Francia


Quando viene commesso un reato non è mai buon segno vedere una parte dell’opinione pubblica che si accanisce sulle vittime. Questo è lo spettacolo desolante offerto dall’Italia dopo l’attentato compiuto il 3 febbraio a Macerata da Luca Traini, che ha ferito sei africani a colpi di pistola. Se fosse stato solo il gesto di un folle, l’attacco sarebbe stato condannato senza esitazione. Ma l’attentatore era un militante della Lega nord, con cui si era candidato alle amministrative del 2017. Traini – che si è avvolto nella bandiera tricolore, ha fatto il saluto fascista e ha gridato “Viva l’Italia!” – ha chiaramente voluto dare una dimensione politica al suo gesto di vendetta: pochi giorni prima un nigeriano era stato fermato per l’orribile omicidio di una diciottenne italiana. A meno di un mese dalle elezioni del 4 marzo, Traini ha avuto successo oltre ogni aspettativa. Tutta la destra italiana si è subito lanciata in un’inquietante gioco al rialzo. Dopo aver denunciato frettolosamente il gesto di uno “squilibrato”, i suoi leader se la sono presa con il governo di centrosinistra, accusandolo di aver favorito negli ultimi anni un’invasione di stranieri. Il leader della Lega Matteo Salvini si è detto impaziente di andare al governo per “riportare sicurezza, giustizia sociale e serenità” in Italia, mentre Silvio Berlusconi ha promesso di espellere 600mila immigrati irregolari, che secondo lui sono tutti “pronti” a commettere reati. “Grazie” a Traini, dunque, la fragile coalizione tra Berlusconi, i postfascisti e la Lega, che da mesi fatica a nascondere le sue divisioni sulle politiche economiche e sull’Europa, si è improvvisamente compattata contro un facile capro espiatorio. Di fronte a questa deriva gli appelli alla ragione del presidente del consiglio Paolo Gentiloni sembrano inutili. Bisogna anche dire che gli attacchi del ministro dell’interno Marco Minniti alle ong hanno contribuito ad alimentare l’ostilità verso i richiedenti asilo. L’Unione europea, poi, non può evitare di farsi un esame di coscienza: lasciando l’Italia ad affrontare da sola la crisi migratoria, ha contribuito ad alimentare una rabbia di cui si sono nutriti la Lega e il Movimento 5 stelle. Berlusconi sembra volersi allineare a Salvini per controllarlo meglio, ma in questo modo potrebbe vanificare la campagna con cui ha cercato di recuperare credibilità in Europa. Ora sembra più improbabile che dopo le elezioni si costituisca una “grande coalizione” tra il centrosinistra e la destra moderata, ultima speranza di chi vorrebbe evitare gli scossoni che dopo il 4 marzo rischiano di far vacillare l’Europa intera.