internazionale 10.2.2018
Il capro espiatorio della destra
Le Monde, Francia
Quando
viene commesso un reato non è mai buon segno vedere una parte
dell’opinione pubblica che si accanisce sulle vittime. Questo è lo
spettacolo desolante offerto dall’Italia dopo l’attentato compiuto il 3
febbraio a Macerata da Luca Traini, che ha ferito sei africani a colpi
di pistola. Se fosse stato solo il gesto di un folle, l’attacco sarebbe
stato condannato senza esitazione. Ma l’attentatore era un militante
della Lega nord, con cui si era candidato alle amministrative del 2017.
Traini – che si è avvolto nella bandiera tricolore, ha fatto il saluto
fascista e ha gridato “Viva l’Italia!” – ha chiaramente voluto dare una
dimensione politica al suo gesto di vendetta: pochi giorni prima un
nigeriano era stato fermato per l’orribile omicidio di una diciottenne
italiana. A meno di un mese dalle elezioni del 4 marzo, Traini ha avuto
successo oltre ogni aspettativa. Tutta la destra italiana si è subito
lanciata in un’inquietante gioco al rialzo. Dopo aver denunciato
frettolosamente il gesto di uno “squilibrato”, i suoi leader se la sono
presa con il governo di centrosinistra, accusandolo di aver favorito
negli ultimi anni un’invasione di stranieri. Il leader della Lega Matteo
Salvini si è detto impaziente di andare al governo per “riportare
sicurezza, giustizia sociale e serenità” in Italia, mentre Silvio
Berlusconi ha promesso di espellere 600mila immigrati irregolari, che
secondo lui sono tutti “pronti” a commettere reati. “Grazie” a Traini,
dunque, la fragile coalizione tra Berlusconi, i postfascisti e la Lega,
che da mesi fatica a nascondere le sue divisioni sulle politiche
economiche e sull’Europa, si è improvvisamente compattata contro un
facile capro espiatorio. Di fronte a questa deriva gli appelli alla
ragione del presidente del consiglio Paolo Gentiloni sembrano inutili.
Bisogna anche dire che gli attacchi del ministro dell’interno Marco
Minniti alle ong hanno contribuito ad alimentare l’ostilità verso i
richiedenti asilo. L’Unione europea, poi, non può evitare di farsi un
esame di coscienza: lasciando l’Italia ad affrontare da sola la crisi
migratoria, ha contribuito ad alimentare una rabbia di cui si sono
nutriti la Lega e il Movimento 5 stelle. Berlusconi sembra volersi
allineare a Salvini per controllarlo meglio, ma in questo modo potrebbe
vanificare la campagna con cui ha cercato di recuperare credibilità in
Europa. Ora sembra più improbabile che dopo le elezioni si costituisca
una “grande coalizione” tra il centrosinistra e la destra moderata,
ultima speranza di chi vorrebbe evitare gli scossoni che dopo il 4 marzo
rischiano di far vacillare l’Europa intera.