il manifesto 9.2.18
Macerata, il sindaco e Minniti ripassino la Costituzione
Il ministro dell'Interno Marco Minniti
di Massimo Villone
Male
ha fatto il sindaco di Macerata Carancini a chiedere la sospensione di
tutte le manifestazioni, come se fossero uguali. Non lo sono affatto.
Quelle che presidiano i valori democratici, che protestano contro un
vile attacco fascista alla convivenza civile, hanno un valore positivo.
Un
valore che manca in quelle di segno opposto, che inneggiano alla
violenza come strumento risolutore del disagio e del conflitto sociale.
Le
prime sono a difesa della Costituzione, le seconde la attaccano. E non
si può applicare alla Costituzione il concetto che certe questioni si
sottraggono alla politica, e non sono – come a qualcuno piace dire – né
di destra né di sinistra.
La Costituzione non è mai indifferente.
Al contrario è in servizio permanente effettivo – come direbbe il
ministro Minniti – per le libertà, i diritti, l’eguaglianza, la
tolleranza, la solidarietà, la pace. E a tutto questo un sindaco, tenuto
per l’art. 54 a osservare la Costituzione e le leggi e ad esercitare la
sua funzione con “disciplina ed onore”, è obbligato a essere sensibile,
che gli piaccia o no. Diversamente, si dimetta.
Per questo, c’è
chi non condivide la decisione di Anpi, Cgil, Arci e Libera di accettare
la richiesta del sindaco. Sono organizzazioni vicine al cuore di molti
di noi, e non dubitiamo che la decisione sia stata sofferta. Ma è
legittimo il dubbio che proprio l’eccezionalità delle circostanze, e la
gravità dell’accaduto, avrebbero consigliato la scelta opposta. Essere
un presidio essenziale della democrazia nel nostro paese – come
indubbiamente quelle organizzazioni sono – impone un particolare carico
di responsabilità.
Una bocciofila o un club del golf avrebbero
bene il diritto di non vedere, non sentire, non parlare, per non turbare
la serenità dei soci. Non è così per loro.
Veniamo al ministro Minniti.
Capiamo
bene che vuole costruire l’immagine di uomo forte del centrosinistra,
capace di iniziative efficaci sul terreno incandescente della sicurezza.
Che abbia o meno disegni futuri sulla poltrona più alta di Palazzo
Chigi non interessa. Intanto, capiamo la valenza elettorale per un
centrosinistra che insegue con affanno i voti perduti.
Capiamo,
ancora, che il tema sicurezza è comunque centrale e che anche la
sinistra deve darsene carico, se non vuole ridursi in una nicchia
irrilevante per il futuro del paese. Ma questo non giustifica
ricostruzioni di fantasia e stravolgimento di fatti.
Minniti ci informa di aver fermato gli sbarchi proprio per la previsione che un caso Traini potesse verificarsi.
Ma
è banale la constatazione che averli “fermati” non ha prevenuto o
impedito il caso Traini. E se poi l’aveva previsto, perché non ha
adeguatamente aumentato la vigilanza su chi era lecito sospettare
avrebbe potuto causare problemi? Non aveva forse avvertito crescere nel
paese un clima pericoloso, non aveva percepito i rigurgiti fascisti?
Ci
dice che l’accordo con le autorità libiche è un patrimonio del paese.
Sappia che rifiutiamo un patrimonio intriso di sangue, torture e morte
nei lager libici. Ci dica piuttosto qual è la sua soluzione, se la
politica delle espulsioni non funziona. Essendo del tutto ovvio che non
si fermano le migrazioni di masse di disperati in fuga dalla guerra,
dalla fame, dalla morte schierando manipoli di soldati sulle rotte dei
mercanti di carne umana.
Infine, il ministro apprezza la
cancellazione della manifestazione, e annuncia che interverrà contro chi
non dovesse seguire il buon esempio. A chi si rivolge davvero? Intanto,
la sua vasta esperienza politica certo gli dice che proprio le sue
parole possono aumentare la tensione. Dovrebbe poi sapere che le
riunioni non si vietano preventivamente, e a prescindere. La
formulazione dell’art. 17 della Costituzione non è affatto casuale, e
gli consigliamo una rilettura. Cosa intende fare? Mandare cingolati e
forze antisommossa nelle piazze d’Italia, a tutela della pubblica
tranquillità?
Una pacifica dimostrazione di massa non è solo
l’esercizio di diritti costituzionalmente protetti, fondamentali in un
sistema democratico. È anche il migliore antidoto contro il veleno
sparso da chi cinicamente sfrutta le paure profonde di una parte del
paese per guadagnare un pugno di voti.
Anche questa è una violenza
contro la Costituzione. E ci aspettiamo che un ministro della
Repubblica sia in trincea per fermarla.