il manifesto 9.2.18
Lo stop di Minniti non ferma la manifestazione di Macerata
In piazza. La questura, «per ora», non conferma il divieto della prefettura
Macerata blindata
di Mario Di Vito
MACERATA
All’ingresso della città, sul cartello che reca la scritta di «Macerata
città della pace» una mano anonima ha aggiunto a bomboletta una parola
che dice molto su queste giornate infinite: «Eterna».
Il vertice
della tensione è stato toccato ieri sera, all’ora di cena, con la calata
di Roberto Fiore e di Forza Nuova, che si sono visti per un comizio
elettorale in piazza Oberdan, in una zona defilata del centro di
Macerata, malgrado i tentativi di vietare qualsiasi manifestazione
lanciati prima dal sindaco Pd Romano Carancini e poi dalla prefettura
con il Viminale pronto a dare manforte.
La sortita del movimento
di estrema destra è rimasta blindata e non ha fatto registrare una
grande partecipazione, in compenso una trentina di persone si è fatta
vedere per contestarli al grido di «terroristi» e «assassini». Tra i due
blocchi, una corposa cortina di agenti in assetto antisommossa.
L’appello
a non manifestare di Carancini, comunque, era già caduto nel vuoto nel
pomeriggio di mercoledì, quando nella centralissima piazza della Libertà
il capo di Casapound Simone Di Stefano ha inscenato la sua passeggiata
elettorale con dieci militanti e venti cronisti al seguito. In tutto
questo la città vive da quasi due settimane con il fiato sospeso,
nell’incertezza di una situazione pesantissima, tra l’omicidio della
giovane Pamela, la sparatoria di Traini e il successivo clima tesissimo.
Nel
pomeriggio di ieri il leader della Lega Matteo Salvini è andato prima a
Camerino dai terremotati e poi a Civitanova. Sulla costa ha trovato ad
accoglierlo degli striscioni con scritto «sciacallo», mentre in montagna
una ventina di ragazzi ha deciso di contestarlo al grido di «siamo
tutti antirazzisti».
Il giorno dopo la clamorosa spaccatura del
fronte antifascista, intanto, fioccano le adesioni per il corteo che
partirà domani pomeriggio alle 14 .30, davanti alla stazione.
«Marceremo
contro il razzismo, contro il fascismo e per la democrazia», confermano
i militanti del centro sociale Sisma, che aggiungono: «I militanti di
base delle associazioni che hanno ritirato la loro adesioni verranno di
sicuro, indipendentemente da quello che hanno detto i loro vertici».
Ieri
in città è arrivato il leader di Liberi e Uguali Pietro Grasso, che,
dopo la sua visita ai feriti in ospedale e alla madre di Pamela
Mastropietro, ha preso le parti dei manifestanti. «Non si può pensare
che le manifestazioni fasciste e quelle antifasciste siano la stessa
cosa – ha detto ai cronisti –, capisco le tensioni ma bisogna difendere i
valori della nostra democrazia». Il presidente del Senato ha anche
parlato di «perplessità per le decisioni delle segreterie nazionali
della associazioni di rinunciare alla propria presenza».
C’è
confusione sul fronte istituzionale: nella tarda serata di mercoledì la
prefettura ha reso pubblica una nota con cui accoglieva l’invito del
sindaco Romano Carancini, imponendo uno stop a tutte le manifestazioni.
Ancora ieri pomeriggio dalla questura hanno fatto sapere che nessuna
manifestazione era stata vietata.
Due posizioni in apparente
contrasto, se si considera che il ministro degli Interni Marco Minniti
era stato piuttosto chiaro sul punto: «Mi auguro che chi ha annunciato
manifestazioni accolga l’invito del sindaco, se qusto non avverrà, ci
penserò io ad evitare tali manifestazioni». Tutto questo dopo essersi
fatto i complimenti da solo, a modo suo: «Traini, l’attentatore di
Macerata, l’avevo visto all’orizzonte dieci mesi fa, quando poi abbiamo
cambiato la politica dell’immigrazione».
Le invidiabili doti da
veggente del ministro – tra l’altro apprezzate dal segretario dem Matteo
Renzi a Cartabianca su Raitre -, non hanno comunque impedito al 28enne
militante leghista di aprire il fuoco contro sei ragazzi africani.