venerdì 9 febbraio 2018

Il Fatto 9.2.18
La manifestazione spacca la Cgil, LeU e pure il Pd
Camusso dice no, però la Fiom parteciperà; Sinistra Italiana va, quelli di Mdp no; critiche dem a Minniti
di Wanda Marra


“La Fiom sarà a Macerata con la segreteria nazionale e le delegazioni territoriali in difesa del diritto costituzionale a manifestare. Non è accettabile mettere sullo stesso piano le manifestazioni antifasciste e le marce squadriste e razziste”. Il comunicato della Fiom arriva nel primo pomeriggio, nonostante la rinuncia della Cgil a scendere in piazza. Un atto di “disobbedienza” alla richiesta del sindaco, Romano Carancini, di annullare l’iniziativa che non resta isolato e che finisce per spaccare il mondo del centrosinistra.
Domani in piazza a Macerata, infatti, non ci sarà solo la Fiom ma anche alcuni circoli dell’Anpi e dell’Arci, in dissenso dalla linea nazionale delle organizzazioni. In ordine sparso pure Liberi e Uguali. I tre leader 40enni – Roberto Speranza, Nicola Fratoianni e Pippo Civati – firmano un comunicato congiunto contro Marco Minniti e Paolo Gentiloni: “La scelta che avete fatto è sbagliata e pericolosa”. Però, sulla decisione di andare si dividono: ci saranno Fratoianni e Civati; non andranno D’Alema, Bersani & C. Errani andrà al corteo di Bologna di Anpi, Arci, Cgil e Libera. Pietro Grasso definisce “un errore mettere sullo stesso piano fascismo e anti fascismo” e va a trovare in ospedale i feriti. Ma domani non ci sarà. In forse Laura Boldrini.
La Cgil, invece, si adegua: quella del sindaco viene considerata una richiesta da non disattendere. Lo stesso fa il Pd. L’unica del partito che fa sapere che domani manifesterà a Macerata è l’ex ministra Cecile Kyenge. Gianni Cuperlo (non candidato) scrive su Facebook: “Penso che la piazza sia il più formidabile anticorpo per chi voglia tutelare e rinvigorire la democrazia”. Domani sarà a Bologna. Andrea Orlando dà un colpo al cerchio e uno alla botte: “Tutto quello che può creare incidenti va evitato, ma occorre cercare un momento per chi rappresenta i valori del nostro paese”.
Chi ha le idee chiarissime è Minniti. In un’intervista ieri a Repubblica, prontamente messa sul profilo Facebook del Pd, lega esplicitamente la sparatoria di Macerata agli sbarchi: “Li ho fermati perché avevo previsto Traini”. E poi: “Ringrazio l’Anpi per aver rinviato la manifestazione. Spero che facciano lo stesso le forze politiche. Se non succede, ci penserà il Viminale a vietarle”. Sullo stesso quotidiano, il giorno prima Graziano Delrio aveva dichiarato l’intenzione di partecipare (ha rinunciato). Su Facebook c’è pure la sua intervista: commenti di tutti i tenori, ma alcuni di quelli rivolti a Minniti sono feroci.
Matteo Renzi esibisce la sua vicinanza col ministro: lunedì faranno insieme a Firenze una giornata elettorale tutta sulla sicurezza. Ma il segretario da sabato cerca di parlare della tentata strage di Macerata il meno possibile. Che la questione immigrazione sarebbe stata decisiva per queste elezioni era chiaro dall’estate. Ieri a Cartabianca s’è spinto a dire che l’atto di Luca Traini è stato “sicuramente razzismo”, ma “terrorismo non so”. E continua sulla sua linea: “Chi alimenta la tensione fa un calcolo elettorale”. Il mancato cambiamento della Bossi-Fini viene liquidato con un “non avevamo i numeri”.
Nel tentativo di coprirsi a sinistra, il Pd, per bocca di Maurizio Martina, annnuncia: “L’Anpi e le associazioni promotrici dell’appello ‘Mai più fascismi’ definiranno nelle prossime ore i dettagli per una grande manifestazione nazionale. Il Pd annuncia fin da ora che sarà presente”. Domani, intanto, il corteo lo ferma.