il manifesto 9.2.18
«Ma quale retromarcia, noi andiamo a Macerata»
Interno
notte. Cresce il dissenso alla decisione di Anpi, Arci, Cgil e Libera
di ritirare l'adesione alla manifestazione antifascista di domani a
Macerata. Un appello interno all'Arci raccoglie le firme di 150 circoli e
10 comitati territoriali. Malumori anche nell’Anpi, che oggi lancerà il
nuovo corteo a Roma
di Andrea Fabozzi
La
decisione di ritirare l’adesione alla manifestazione antifascista di
Macerata, che le leadership di Anpi, Arci, Cgil e Libera hanno dovuto
prendere in solitudine e in poco tempo mercoledì, sta provocando
numerose reazioni di dissenso. Clamorose nell’Arci, dove 150 circoli e
dieci comitati territoriali (Avellino, Como, Cosenza, Rimini, Pisa,
Palermo, Lecco, Pavia, Reggio Calabria e Siracusa) hanno sottoscritto un
appello che chiede alla dirigenza di ripensarci. La presidenza
nazionale dell’Arci si riunirà oggi e, a questo punto, non ci ripenserà.
Ma proverà a spiegare in un documento le ragioni di una scelta
«sofferta», soprattutto dalla base. In aiuto dovrebbe arrivare il
contemporaneo lancio per iniziativa dell’Anpi di «una grande
manifestazione nazionale antifascista», a Roma il 24 febbraio. Ma anche
l’associazione partigiani è attraversata dal dissenso. Sulle bacheche
facebook come nella mail che arrivano alla presidenza. Soprattutto dalla
Toscana, dove qualche circolo (Pontassieve, Bagni a Ripoli) così come
un intero comitato provinciale, quello di Siena, hanno deciso di rendere
pubblico il loro disaccordo con la retromarcia di Macerata. Critiche
anche dal Piemonte (Bussoleno) e dal Lazio, dove il circolo Anpi
dedicato alla memoria di Renato Biagetti, antifascista ucciso dai neri a
Roma nel 2006, ha voluto dire no «a un nuovo Aventino». Anche la Fiom
si è smarcata dalla decisione della Cgil e ha annunciato al sua
partecipazione al corteo di Macerata «in difesa del diritto
costituzionale di manifestare».
Gli organizzatori confermano la
manifestazione a dispetto degli avvertimenti del ministro dell’interno.
Nessun divieto ufficiale ha fatto seguito al minaccioso «ci penserà il
Viminale a fermare le manifestazioni» pronunciato da Minniti e copiato
dalla prefettura. Una situazione di sospensione che può preludere a una
pericolosa decisione all’ultimo minuto. Anche perché nel frattempo al
dietrofront delle quattro grandi organizzazioni hanno risposto molte
nuove adesioni. Dopo Potere al popolo, adesso anche Liberi e Uguali
parteciperà. Ci saranno le donne di Non una di meno, la Rete degli
studenti medi, l’Unione degli universitari. E molti pullman già
prenotati dall’Arci partiranno ugualmente. L’organizzazione è quella che
ha subito il contraccolpo più grosso.
Mercoledì il sindaco di
Macerata ha chiamato la presidente dell’Arci e poi i vertici di tutte le
altre organizzazioni. Tutti, da Libera all’Arci alla Cgil, hanno dovuto
decidere in una manciata di ore. Ma solo nell’Arci il dissenso ha preso
piede immediatamente dopo che la scelta di fare un passo indietro è
stata resa pubblica. L’appello è partito da un circolo storico di Pisa,
la casa dei popolo Rinascita aperta nel 1946 e rilanciata qualche anno
fa da un gruppo di giovani. Le adesioni che si sarebbero dovute chiudere
ieri mattina sono continuate ad arrivare fino a sera, tra gli ultimi un
circolo di Roma che è il secondo a livello nazionale per numero di
tessere staccate. «I nostri non capiscono», racconta Tiziana Passarini
del circolo Brecht di Bologna, che esiste da 55 anni e riunisce 800
soci. «Proprio in questi giorni stiamo raccogliendo le firme all’appello
“Mai più fascismi”, ma quando si tratta di fare qualcosa di concreto
decidiamo di tirarci indietro? Noi no, andremo a Macerata». Molte
perplessità si possono raccogliere anche tra i vertici
dell’associazione, che conta un certo numero di rappresentati candidati
alle prossime elezioni nelle fila di Liberi e Uguali e uno in Potere al
Popolo, liste che a Macerata ci saranno e che stanno criticando la linea
del silenzio – «meglio non alzare la tensione» – teorizzata da Renzi e
messa in pratica da Minniti. «Se ci fossimo dovuti adeguare a messaggi
del genere non saremmo andati neanche a Genova nel 2001», è il tipo di
ragionamento che si coglie parlando con più di un dirigente, a taccuino
chiuso. Una pagina facebook ha cominciato a raccogliere foto di iscritti
Arci che, tessera in mano, annunciano l’intenzione di raggiungere
Macerata.
«Non si possono vietare contemporaneamente
manifestazioni neofasciste e manifestazioni antifasciste: nessun
parallelismo può e deve essere tollerato», dice il comitato Anpi di
Siena. Oggi l’associazione dei partigiani comunicherà la data della
manifestazione nazionale a Roma. Alla quale il Pd, ha fatto sapere ieri
il vice segretario Martina, ha già preventivamente aderito.