giovedì 8 febbraio 2018

il manifesto 8.2.18
«Obbligati e amareggiati, non taceremo». Appuntamento a Roma il 24 febbraio
Il dietrofront. «Ha pesato la freddezza delle istituzioni», il silenzio della Regione e il trionfo della linea bassa renziana. La presidente dell'Anpi Carla Nespolo: «I toni li teniamo alti e ci rivolgiamo a Minniti. Deve rompere il silenzio e impedire tutte le iniziative dei neofasciti, sciogliere le loro organizzazioni»
La rete degli studenti medi di Macerata con l’Anpi, sotto la presidente Carla Nespolo
di Andrea Fabozzi


Fino a ieri mattina la manifestazione nazionale antifascista con Anpi, Arci, Cgil e Libera era confermata. Stabilito anche il percorso. Poche ore dopo le quattro grandi organizzazioni avevano deciso di fare retromarcia; in piazza sabato a Macerata ci saranno comunque i promotori con partiti e associazioni che hanno confermato la loro presenza. Venerdì i partigiani e le altre sigle lanceranno una nuova data e un nuovo appuntamento, dovrebbe essere a Roma il 24 febbraio. L’ultimo fine settimana prima del voto.
IERI MATTINA, incontrando gli organizzatori, il sindaco di Macerata Romano Carancini aveva manifestato una certa agitazione sul corteo. Per la prima volta. Scaricando la responsabilità sulla questura: «Se loro vi danno l’autorizzazione». Subito dopo in questura – l’autorizzazione ai cortei può essere solo negata e non deve essere «concessa» – non c’erano stati problemi. Si era concordato anche un itinerario e un orario di partenza. Poi il post del sindaco e l’immediata freddezza, a Macerata, del sindacato e dell’Arci. La decisione finale però è arrivata da Roma: fermare tutto.
«Siamo stati costretti a prendere una decisione che ci amareggia», ammette Carla Nespolo, la presidente nazionale dell’Associazione partigiani. «Rispettiamo le istituzioni», scrive su twitter Susanna Camusso, aggiungendo che la Cgil sabato sarà in diverse piazze d’Italia per una giornata di civile mobilitazione». Non a Macerata però. «Contesto al sindaco la sua richiesta tardiva, avevamo già organizzato i pullman», aggiunge Nespolo. «Fosse stata una richiesta di tipo poliziesco, motivata solo da preoccupazioni di ordine pubblico, io non l’avrei ritenuta accettabile. Ma quando il primo cittadino di una comunità ti chiede di non procurare disagio siamo praticamente obbligati ad ascoltarlo. E doppiamente motivati a fare una grande manifestazione nazionale antifascista».
Che però arriverà, nel caso, a settimane di distanza dall’attentato terrorista e razzista. In linea dunque con l’intenzione di Renzi, ribadita anche ieri, di «abbassare la febbre». Il sindaco di Macerata era sul palco a Roma con Renzi lunedì pomeriggio quando il segretario Pd ha ripetuto l’appello alla calma. Un silenzio non isolato, muti sono anche i 5 Stelle, nel fragore della rivendicazioni della destra forzaleghista. Persino il presidente della Repubblica non ha dedicato a Macerata un pensiero compiuto. Ma solo un passaggio allusivo durante una cerimonia, lunedì: «L’egoismo porta inevitabilmente alla diffidenza, all’ostilità, all’intolleranza e qualche volta alla violenza». Il coordinatore regionale dell’Anpi Marche Lorenzo Marconi dichiara: «Ha certamente pesato il fatto che le istituzioni, non solo il comune di Macerata ma anche la Regione, non abbiano aderito alla manifestazione». Il presidente della regione Ceriscioli, anche lui Pd, per la verità è riuscito a non dire una sola parola di condanna sull’episodio di Macerata. Ci sono voluti quattro giorni perché arrivassero i primi segnali di dissenso dal Pd. Il ministro Orlando ieri è stato a trovare i feriti. Il ministro Delrio ha detto in un’intervista a Repubblica che «la politica non può tacere davanti al nuovo fascismo». Ha definito poi «sacrosanta» la manifestazione dell’Anpi, annunciando l’intenzione di partecipare. Poco dopo il «suo» sindaco ha ottenuto il dietrofront.
ANPI, CGIL, ARCI E LIBERA, nel comunicare la loro rinuncia hanno chiesto al primo cittadino un impegno preciso: «Pretendiamo che Macerata non diventi un luogo di attiva presenza neofascista». Il sindaco ha risposto con un semplice auspicio: «Ho ancora speranza che tutte le altre annunciate manifestazioni in città possano essere spontaneamente annullate». Le manifestazioni neofasciste sono per il momento confermate, un’altra oggi. «A questo punto chiedo che sia il ministro dell’interno a rompere il silenzio», dice Carla Nespolo. «Dia seguito a questo impegno, tutte queste iniziative di CasaPound e di altri neofascisti non devono essere consentite». Ma non è proprio con la marcia indietro che si legittima l’invito ad abbassare i toni? «Noi non abbassiamo proprio niente. Tant’è vero che avevamo chiesto al Viminale che le liste neofasciste non fossero ammesse alle elezioni e insistiamo che certe organizzazioni vengano sciolte». Invece ci saranno. Nelle urne e, loro sì, anche in piazza.