il manifesto 7.2.18
La solitudine della Grecia di Alexis Tsipras
di Tonino Perna
Alexis
Tsipras,chi? Il capo di governo della Grecia, tra il 2013 e il 2014 , è
stato al centro della scena politica europea, come David contro Golia,
rappresentante di un piccolo paese – poco più del 2% degli abitanti
della Ue- contro i tecnocrati di Bruxelles.
DI fatto
amministratori delegati delle grandi banche europee preoccupate di
perdere i loro crediti. Austerity contro libertà, dittatura della grande
finanza contro la democrazia e i bisogni della popolazione. Il coraggio
sorprendente del giovane Tsipras aveva suscitato un grande entusiasmo
tra i militanti della sinistra europea e fra tutti coloro che credevano
che bisognasse ribellarsi ai diktat di Bruxelles.
Addirittura in
Italia alle elezioni europee del 2014 si è presentato un soggetto
politico «l’Altra Europa con Tsipras» che nel riferimento al leader
greco aveva trovato l’auspicata unità.
Non era mai avvenuto.
Sono
passati quasi quattro anni e della Grecia di Tsipras si ritorna a
parlarne solo adesso che si avvicina l’ultimo atto di quello che è stato
definito “programma di salvataggio della Grecia”. Un modo ipocrita di
chiamare quello che è stato un programma di salvataggio delle banche
europee, tedesche in primis. «La Grecia esce dalla cura di cavallo » è
il messaggio che va per la maggiore.
Quattro anni di ricette
economiche malsane hanno impoverito la gran parte della popolazione che
già aveva subito un durissimo colpo nei primi anni della crisi
finanziaria.
Dal 2010 al 2016 la disoccupazione in percentuale
della popolazione attiva è passata dal 12,7 al 23,6, la percentuale di
persone cadute nella fascia della povertà assoluta è passata dall’11.6
al 22.4, il Pil pro capite si è ridotto da 20.300 euro a poco più di
17.000 euro, i crediti bancari alle famiglie sono diventati inesigibili
per il 47 per cento. Una débacle interrotta solo l’anno scorso, quando
sono ripresi i consumi, gli investimenti, il Pil ha ripreso a crescere e
il debito, in percentuale del Pil, ha iniziato a scendere anche se
rimane molto alto: 179 per cento.
Ma, soprattutto, se ne sono
andati i giovani: si stima che negli ultimi dieci anni 800mila giovani
tra i 20 ed i 34 anni hanno abbandonato un paese che conta 11 milioni di
abitanti. Solo il Mezzogiorno d’Italia ha subito da questa crisi
2008-2014 un salasso così duro che ha portato ad un esodo di massa dei
giovani meridionali ( in Calabria 2 su tre!) come non si era mai
registrato in queste proporzioni.
Il malato è guarito, solo che
adesso gli manca una gamba, ha una protesi in un braccio e a stento usa
le stampelle per camminare. Ed è anche molto arrabbiato con chi aveva
promesso che “mai e poi mai” avrebbe accettato le misure di austerità e
poi ha subito il ricatto usuraio.
La gran parte del popolo greco
che aveva votato per Tsipras più volte , secondo i sondaggi oggi è
profondamente delusa e arrabbiata.
Non credo che, come dicono
alcuni esponenti della sinistra radicale, Tsipras sia un “traditore” o
un “venduto”. E’ stato un leader della sinistra in una Europa dove la
sinistra si è inabissata, dimenticando la sua radice storica
internazionalistica, la solidarietà vera e fattiva.
Lasciato solo
Tsipras e, soprattutto, lasciata sola quella parte della società greca
che aveva risposto alla crisi con forme significative di
autorganizzazione, che andavano sostenute e imitate. Inseguendo le onde
mediatiche, l’interesse dei compagni per la Grecia si è presto estinto e
si è trovato un alibi nel “tradimento” di AlexisTsipras.
Nessun approfondimento su quello che si poteva fare e non è stato fatto.
Nessuna
seria riflessione o dibattito su quello che sarebbe accaduto se la
Grecia fosse uscita dall’euro come chiedeva il ministro delle finanze
tedesco.
Non ci sono algoritmi o equazioni che possano dirci con
certezza quello che sarebbe accaduto, ma è certo che la svalutazione
della dracma avrebbe avuto, almeno nel breve periodo, effetti ben più
disastrosi, data l’estrema vulnerabilità e debolezza dell’economia del
paese di Aristotele, privo di industrie rilevanti e persino con una
bilancia alimentare in deficit.
Forse alle prossime elezioni
Tsipras sarà punito dalla sua gente, ma a perdere veramente saremo tutti
noi che abbiamo lasciato in solitudine questo paese, non l’abbiamo
sostenuto in nessun modo di fronte ai ricatti della finanza e della
tecnocrazia europea, non abbiamo scommesso su una alternativa possibile e
non velleitaria.