il manifesto 2.2.18
La Polonia approva legge sull’Olocausto. Protesta di Israele
Polonia.
Per chi utilizzerà l’espressione «Campi della morte polacchi» prvisti
fino a tre anni di carcere. Critiche anche da Washington
di Giuseppe Sedia
VARSAVIA
Tolleranza zero e fino a tre anni di carcere per chi utilizza
espressioni come «Campi della morte polacchi». Il Senat, la camera alta
del parlamento polacco, ha approvato senza modifiche un emendamento alla
legge sull’Istituto nazionale di memoria (Ipn), che ha scatenato un
putiferio internazionale.
CI SONO LE CRITICHE di Israele e Stati
uniti in testa. Adesso manca soltanto la firma del presidente polacco
Andrzej Duda. Il testo approvato a Varsavia, grazie ai voti della
maggioranza della destra populista di Diritto e giustizia (PiS), non
mira solo a condannare chi attribuisce alla Polonia la corresponsabilità
della Shoah ma anche coloro che «deliberatamente ridurranno la
responsabilità dei veri colpevoli di questi crimini». «Questa legge non
ha senso. Mi oppongo fermamente: la storia non può essere cambiata ed è
proibito negare la shoah», ha commentato il premier israeliano Benjamin
Netanyahu.
Anche il dipartimento di Stato Usa ha ammonito il PiS:
«Incoraggiamo a riconsiderare il provvedimento alla luce del suo
potenziale impatto sulla libertà di espressione e sulla possibilità di
mantenere una partnership efficace con gli Usa». Intanto la rappresaglia
diplomatica di Tel Aviv è dietro l’angolo: grazie a un accordo
trasversale tra i vari partiti, i deputati della Knesset con 61 voti su
120 a favore hanno iniziato i lavori su una proposta di legge mirante a
criminalizzare il negazionismo.
A NULLA SONO VALSI i colloqui tra
la Polonia e Israele cominciati a inizio settimana dopo che la legge era
stata approvata venerdì scorso dal Sejm, la camera bassa del parlamento
polacco. «Questa legge apre alla possibilità di punire le testimonianze
dei sopravvissuti all’Olocausto», ha commentato l’ambasciatrice
israeliana a Varsavia Anna Azari, dopo il nie di Varsavia ad ogni forma
di dialogo. In una nota ufficiale il ministero della giustizia polacco,
ha lasciato intendere che Israele non dovrebbe sentirsi sorpreso per
l’iniziativa polacca. «Questa legge non inibirà la libertà di
espressione», ha sottolineato il premier polacco Mateusz Morawiecki. In
effetti il testo della legge prevede che storici e artisti resteranno al
riparo da ogni condanna.
NON SONO PREVISTE invece eccezioni per
le iniziative di divulgazione storica dalla parte dei media o di altri
soggetti. Alcuni artisti, intelletuali e politici, tra i quali la
cineasta Agnieszka Holland, l’ex presidente Aleksander Kwasniewski e
l’ex ministro degli esteri Radoslaw Sikorski, hanno fatto fronte comune
firmando un appello per eliminare con un emendamento la
criminalizzazione delle espressioni offensive per la Polonia. È
intervenuto anche il vice-presidente della Commissione europea, Frans
Timmermans che ha ancora un conto aperto con il governo del PiS per il
rischio di violazione grave allo stato di diritto in Polonia: «Tutti i
paesi che erano sotto occupazione nazista hanno avuto degli eroi che
hanno resistito, ma in tutti questi paesi c’erano anche
collaborazionisti. Questa è la realtà con cui confrontarsi».
L’EMENDAMENTO
APPROVATO a Varsavia riguarda anche gli altri «crimini contro
l’umanità, contro la pace nonché altri crimini durante la guerra». Ogni
tentativo di attribuire un delitto o un massacro bellico perpetrato o
compiuto con la complicità o presunta tale dei polacchi rischia così di
rientrare nell’ambito di applicazione della legge. Il provvedimento mira
anche a criminalizzare ogni posizione negazionista nei confronti delle
«azioni commesse dai nazionalisti ucraini dal 1925 al 1950,
caratterizzate dall’uso della forza, del terrore o di altre forme di
violazione dei diritti umani contro la popolazione polacca». Le tensioni
diplomatiche tra il governo polacco e israeliano avrebbero potuto
subire un’ulteriore escalation mercoledì pomeriggio a causa delle
manifestazioni annunciate nella capitale polacca da diverse sigle della
destra radicale e ultranazionalista.
ALLA FINE PER EVITARE di
gettare ulteriore benzina al fuoco, il voivodato della Masovia (unità
amministrativa il cui capoluogo è Varsavia ndr) ha negato il suo via
libera alle proteste e ai picchetti di fronte all’ambasciata israeliana
che erano stati organizzati da alcuni gruppi come l’Onr (Oboz
Narodowo-Radykalny).