il manifesto 22.2.18
Amnesty: «Dal centrodestra frasi di odio e razzismo»
Si salvi chi può. Rapporto di Amnesty international sul linguaggio dei candidati alle elezioni di marzo
di Marina Della Croce
Nulla
nasce per caso, neanche il fascio leghista Luca Traini, il folle
protagonista della sparatoria di Macerata in cui il 3 febbraio scorso
sono rimasti feriti sei migranti innocenti. Certo, quello di Traini è un
caso estremo, ma l’humus che alimenta certi gesti è lo stesso che nutre
aggressioni certamente meno tragiche ma non per questo meno pericolose,
insieme a insulti e violenze verbali.
Un humus che spesso
purtroppo trova origine nei discorsi di politici che non esitano a
soffiare sul fuoco pur di raccogliere consensi. Parole come «invasione» e
«islamizzazione», oppure inesistenti contrapposizioni tra «noi» e
«loro», dove per loro si intende sempre il «diverso» di turno, diventano
così il linguaggio quotidiano di esponenti di centrodestra e di estrema
destra che anziché raffreddare gli animi li esasperano.
E le
conseguenze si vedono anche nelle cronache di questi ultimi due giorni,
con le aggressioni subite a Palermo e Perugia da militanti di destra e
di sinistra.
«Ormai siamo diventati un Paese intriso di odio e di
ostilità, che discrimina, razzista e xenofobo, che rifiuta le opinioni
diverse, le culture diverse», spiega amaro il direttore generale di
Amnesty international Gianni Rufini presentando ieri il rapporto
2017-2018 dell’organizzazione con un focus speciale riservato proprio
all’Italia e alle parole di odio che caratterizzano questa campagna
elettorale.
Amnesty ha messo sotto osservazione le dichiarazioni e
i profili Facebook e Twitter di 1.400 candidati in tutta Italia dei
primi quattro partiti e coalizioni, compresi ovviamente leader e
candidati alla presidenza delle Regioni Lazio e Lombardia. I risultati
dimostrano come nel mirino dei politici di destra finiscono puntualmente
non solo migranti, rifugiati e rom, ma anche donne e persone lgbt. «Il
50 per cento delle dichiarazioni – spiega Amnesty – sono da attribuire a
candidati della Lega, il 27% a Fratelli d’Italia, il 18% a Forza
Italia».
Per quanto riguarda i destinatari, invece, gli immigrati
rappresentano un bersaglio scontato, capace i raccogliere il 79% delle
dichiarazioni ostili, seguito da un 12% di affermazioni che veicolano
una discriminazione religiosa (islamofobia), dal 5% di dichiarazioni
contro i rom.
Chiudono la classifica, con il 4%, le
discriminazioni di genere. Nel mirino, seppure in percentuale minore,
anche i poveri. «C’è una parte di questo paese che si ritiene bella,
pura, italiana, mentre il resto non merita di condividere il
territorio», prosegue Rufini. Una situazione che «sta rendendo il clima
impossibile, uccidendo ogni possibilità di confronto. Si ricorre
all’incitamento alla violenza, ma anche alla sua esecuzione, come
abbiamo vasto a Macerata», conclude il direttore generale di Amnesty.
Tra
i politici il «campione» delle dichiarazioni offensive è il leader
della Lega Matteo Salini, con ben 80 frasi, seguito da quello di
Fratelli d’Italia Giorgia Meloni con 61. Staccati Roberto Fiore (Forza
Nuova, 12 frasi), Silvio Berlusconi (7 frasi) Simone Di Stefano (Casa
Pound, 5 frasi) e Raffaele Fitto (Noi con l’Italia, 3 frasi).
Parole, ma non solo. Contribuiscono a creare un clima ostile anche alcune politiche del governo, come ricorda sempre Amnesty.
«Se
nel 2014 l’Italia era orgogliosa di salvare le vite dei rifugiati e
considerava l’accoglienza un valore importante nel quale l’opinione
pubblica si riconosceva, oggi è intrisa di paura e razzismo». Un
risultato, prosegue Amnesty, ottenuto anche grazie alla campagna contro
le Ong che operano nel Mediterraneo, all’accordo con la Libia e mettendo
l’Italia «alla guida della politica europea di contenimento
dell’immigrazione a tutti i costi, e il costo pagato dai migranti in
carcere in Libia è terrificante». «Non so se questa è l’Italia che
vogliamo – conclude Rufini – purtroppo è l’Italia che sta uscendo da
questa campagna elettorale».