Il manifesto 21.2.18
Le figurine della sinistra europea nella sfida italiana
Chi
sta con chi. Tra socialisti radicali e altermondisti moderati, Liberi e
Uguali e Potere al Popolo si giocano i testimonial, in qualche caso
scippandoli al Pd. Tranne Tsipras, che però appoggia entrambi
di Daniela Preziosi
Il
blitz londinese di Grasso è un colpo basso per il Nazareno. Che infatti
si guarda bene dal commentare. Il laburista antiBlair oggi in corsa per
Downing Street è un meme vivente degli errori di Renzi su scala
continentale. Dopo la vittoria dell’ultimo congresso del Labour il
leader Pd non gli ha neanche inviato i complimenti della buona creanza.
Fino a quel momento i renziani definivano il leader laburista «una
catastrofe», uno che «gode a perdere».
Grasso a sua volta ha
portato a casa una foto che parla a molti. Corbyn è un’icona per la
sinistra radicale, ma è considerato un modello anche da Prodi. L’ex
procuratore si è ispirato a lui dallo slogan «Per molti, non per pochi»
che traduce For the many not the few, giù fino alle singole proposte,
come l’abolizione delle tasse universitarie, battaglia che ha
conquistato la gioventù britannica.
L’abbraccio con Corbyn
racconta anche del voto del 2019 per il parlamento di Bruxelles. Dove
tutte le famiglie progressiste potrebbero rimescolarsi. E le sinistre
europee guardano con preoccupazione alla divisione dei “compagni”
italiani fra Liberi e uguale e Potere al Popolo. «Vedo con tristezza che
la sinistra con cui potrei identificarmi non è in condizioni di
combattere per vincere le elezioni», ha detto al Fatto Pablo Iglesias,
leader spagnolo di Podemos. Iglesias si era felicitato con Nicola
Fratoianni (Si) per la nascita di Leu, ma non può esplicitamente
endorsarla, almeno finché a Bruxelles Mdp farà riferimento al Pse. Un
tema che non tarderà ad agitare la Ditta per le europee, sempreché a
quel traguardo arrivi unita.
L’allarme per le divisioni italiane,
specchio di quelle di tutti, è tale che il partito della Sinistra
europea, che raccoglie le sinistre d’alternativa che a Bruxelles siedono
nel Gue (il gruppo delle sinistre europee), a gennaio ha inviato una
nota riservata agli aderenti: «Sull’Italia non schieratevi» è la
sostanza del messaggio. Se ne capisce il motivo: Rifondazione comunista,
che aderisce a Se, corre con Potere al Popolo; invece Sinistra
italiana, che è solo «membro osservatore», ha fondato Leu, i cui
europarlamentari siedono nel gruppo dei Socialisti e democratici. Non è
l’unico problema: le sinistre radicali continentali sono attraversate da
confronto sui destini dell’Unione. Europeisti da una parte.
Euroscettici e sovranisti dall’altra: una parte, quest’ultima, assai più
affollata di gruppi di destra.
Il conflitto è emerso
clamorosamente a fine gennaio quando Jean-Luc Mélenchon, leader della
francese France Insoumise ha chiesto l’espulsione da Se di Tsipras,
presidente della Grecia e leader di Syriza, con l’accusa di essere
«servile con i diktat liberisti della Commissione europea». Tsipras gli
ha replicato duramente: «Noi non siamo di sinistra solo a parole». Poi
la crisi è rientrata. Ma il tema si riproporrà appena scoccherà la corsa
per le europee.
Per l’intanto l’effetto è che in Italia Leu e Pap
si contendono le star internazionali come una vecchia edizione di
Sanremo. Mdp, che sul fronte europeo ha partner socialdemocratici e
socialisti cioè tifosi del Pd, ha però incassato per Leu la benedizione
di Pepe Mujica, mitico ex presidente uruguajano con un passato da
Tupamaro. Con Pap si sono invece schierati la cilena Camilla Vallejos e
il regista inglese Ken Loach. E Mélenchon, che lo scorso 16 febbraio è
sbarcato a Napoli per studiare il modello mutualistico dell’ex Opg-Je so
pazzo, il centro sociale da cui è nata la lista, ha incontrato il
sindaco De Magistris: «Sono venuto a Napoli a imparare, qui fate la
lotta per la rivoluzione in Europa». Sinistra italiana a sua volta ha
incassato la presenza della leader della tedesca Linke Katja Kipping a
un’iniziativa contro le “Groko”, le larghe intese, con Nicola
Fratoianni: ma l’iniziativa era organizzata dall’Ars di Vincenzo Vita e
Aldo Tortorella. A sua volta l’eurodeputata Eleonora Forenza, del Prc
(ma eletta con le insegne di l’Altra Europa) ha raccolto una decina di
endorsement «in tutte le lingue» per Pap: fra cui la capogruppo di
capogruppo del Gue a Bruxelles Gabi Zimmer (della tedesca Linke), un
irlandese dello Sinn Féinn, un portoghese del Pcp, una spagnola di
Izquierda unida, un greco del Lae e un comunista basco. Non entra infine
nella mischia italiana il presidente Tsipras che ha portato a casa il
ciclopico traguardo di uscire dal Memorandum (a agosto), il pesante
programma di tagli con cui ha portato il paese fuori dal baratro,
tenendo «la società in piedi», come dice lui. Altrettanto fa Syriza.
«Auguriamo la vittoria a tutta la sinistra italiana», spiega Argiris
Panagopoulos, responsabile di Syriza per l’Europa del sud, «Grecia e
Italia hanno fra loro un legame di sangue costituito dai morti del
Mediterraneo. Siamo impegnati insieme su questo fronte e quello che non
possiamo permetterci è un governo della destra razzista. Insieme noi
greci abbiamo sconfitto Scheuble e gli ultraliberisti. Insieme i
socialisti e i comunisti governano in Portogallo. E nonostante le
critiche contro di noi, abbiamo aiutato a vincere Mélenchon in Francia.
Perché non possiamo permetterci divisioni. Dobbiamo lavorare tutti
insieme contro il risorgere dei nazionalismi e dei sovranismi in Europa.
Quelli di destra e di sinistra».