Il Fatto 21.2.18
Francia, compagni che sbagliano: molestie a sinistra
Unef, sindacato degli studenti
Libération pubblica una inchiesta su abusi sessuali nell’incubatore dei futuri responsabili della gauche
di Luana De Micco
Molestie
e aggressioni sessuali sono state denunciate in Francia all’interno
dell’Unef, uno dei principali sindacati degli studenti di sinistra
(Union nationale des étudiants de France) e uno degli incubatori per la
futura classe dirigente della gauche francese. Ora si scopre che tra il
2007 e il 2015 l’Unef è stato una “zona di caccia per predatori
sessuali”, secondo le parole di Libération che ha raccolto, e
pubblicato, le testimonianze di 16 donne, ex militanti del sindacato.
Donne che per anni hanno scelto il silenzio e che ora, sulla scia dello scandalo Weinstein, hanno deciso uscire allo scoperto.
L’Unef,
fondato nel 1907, è quella che comunemente si dice un’istituzione. Ha
contato fino a 30 mila iscritti. È il sindacato sempre in prima linea
nelle proteste studentesche e che ha anche vinto tante battaglie
politiche, alcune “storiche”, come quella del 2006 contro il Contratto
di primo impiego (un contratto per i giovani che prevedeva un periodo di
prova di 2 anni e si poteva rompere senza motivo). Le proteste
piegarono Dominique de Villepin, all’epoca primo ministro di Jacques
Chirac.
Per i ranghi dell’Unef sono passate personalità come gli
ex ministri socialisti Jack Lang e Lionel Jospin. Vi hanno militato
Daniel Cohn Bendit, capofila del maggio ‘68 francese, e Serge July,
co-fondatore di Libération. Ora è della “faccia oscura” del sindacato
che si parla. Il quotidiano riporta la storia di Laurie, nome di
fantasia, che all’epoca dei fatti era una giovane neo militante
dell’Unef. Laurie sostiene di essere stata violentata due volte da
Grégoire T., uno dei membri della direzione del sindacato. La prima nel
settembre 2014, durante la Fête de l’Humanité, tradizionale ritrovo
annuo dei militanti di sinistra ed estrema sinistra che si tiene alle
porte di Parigi. Laurie racconta che Grégoire T. cercò di obbligarla a
fare sesso orale con lei: “Lo respinsi più volte, ma lui infilò la mano
nelle mie mutandine e mi costrinse a baciarlo. Volevo solo che finisse”.
La seconda nel 2016, a Parigi, nella residenza per studenti dove Laurie
affittava una stanza: “Cominciò a spogliarmi. Cercai di respingerlo,
gli dissi che non volevo. Ma mi sentivo come una bambola, senza vita. Mi
violentò. Non ho altre parole per descriverlo. Passai la giornata a
piangere e feci finta di dimenticare”.
A gennaio Laurie ha sporto
denuncia per stupro. Il suo caso non sarebbe il solo. Lo scorso
novembre, 83 ex sindacaliste dell’Unef avevano denunciato sulle pagine
di Le Monde le violenze sessiste e le molestie “sistematiche” che
avevano subito all’interno dell’organizzazione: “Per tanti anni ci siamo
sentite isolate. Ogni giorno – scrivevano – la mentalità sessista
schiacciava i valori progressisti che difendevamo attraverso una forma
di dominazione fisica e sessuale”. Denunciavano l’esistenza di un
“tabellone di caccia” in cui i dirigenti del sindacato davano i voti
alle performance fisiche e sessuali delle militanti.
Nell’editoriale
di ieri Laurent Joffrin, direttore di Libération, parla di un vero e
proprio “sistema di predazione sessuale” esistito all’interno all’Unef.
Una
ex militante racconta: “I presidenti di sezione locale e i membri
dell’ufficio nazionale facevano pressione per recuperare i numeri di
telefono e gli indirizzi delle militanti. Sembrava di stare al
supermercato”. Un’altra donna, che si fa chiamare Marine, accusa il
presidente dell’Unef dell’epoca, Jean-Baptiste Prévost, con il quale
aveva avuto una breve relazione: “Non aveva neanche bisogno di essere
violento – ha detto – gli bastava lo statuto di presidente”.
Charlotte,
presunta vittima di violenze da parte di A., aveva tentato all’epoca di
rivolgersi alla polizia: “Mi avevano risposto che non era stupro, che
sarebbe bastato dire di no”. Dal 2016 alla presidenza dell’Unef c’è una
donna, Lilâ Le Bas, che ha aperto all’interno del sindacato una cellula
per accogliere e aiutare le militanti vittime di molestie: “Basta con
l’omertà”. La ministra per le Parità, Marlène Schiappa, è intervenuta
ieri su France Info: “Il rischio di molestie esiste ovunque c’è potere –
ha detto –. Le stesse pratiche esistono sicuramente anche in altri
movimenti della vita politica francese e ogni partito e movimento
dovrebbe prendersi le sue responsabilità. Bisogna creare le condizioni
perché tutte le donne possano sporgere denuncia”. Un progetto di legge
per combattere le molestie sessuali in Francia sarà presentato nei
prossimi mesi.