Il Fatto 21.2.18
Mangiacapra, il macho escort che denuncia “la doppia morale di chi predica virtù”
La campagna - Il precedente: ha fatto esplodere il caso di “don Euro” in Toscana
di Lu. Fra.
Laureato
in Giurisprudenza, Francesco Mangiacapra è un escort napoletano sulla
trentina che ha iniziato a prostituirsi quando ha capito questo: “È
meglio vendere il corpo, piuttosto che svendere il cervello”.
Come
clienti ha avuto magistrati, politici, militari. E soprattutto tanti
preti. Di loro ha conosciuto i vizi e le storie spesso inventate per
nascondere, durante gli incontri di sesso, la loro vita con indosso la
tonaca. Come quelle che andava in giro a raccontare don Luca Morini, il
sacerdote di Massa Carrara oggi conosciuto come “don Euro”, che si
spacciava per importante magistrato, mangiava in ristoranti di lusso e
in cambio di prestazioni sessuali prometteva posti di lavoro, grazie
alle sue millantate conoscenze. Una presa in giro verso ragazzi spesso
in difficoltà che a Mangiacapra non è andata giù. Così nel 2015 ha
segnalato il caso prima alla Curia di Massa. Poi, visto che nulla
cambiava negli atteggiamenti di don Euro, ai giornali.
Dopo un
servizio delle Iene è partita un’inchiesta della Procura che lo scorso
gennaio ha chiesto il rinvio a giudizio di don Euro con l’accusa di aver
fatto la bella vita con i soldi delle offerte dei fedeli. E insieme al
suo, il rinvio a giudizio del vescovo Giovanni Santucci, accusato tra
l’altro per un passaggio di denaro dal conto della Curia a quello del
parroco.
Nel frattempo Mangiacapra ha scritto un libro, Il numero
uno. Confessioni di un marchettaro, in cui racconta le storie dei suoi
clienti, coprendone il nome. Tra quelle righe erano già descritte anche
le abitudini di don Crescenzo Abbate, il parroco della chiesa della
Trasfigurazione del Santissimo Salvatore a Succivo, in provincia di
Caserta, finito nello scandalo lo scorso dicembre: dopo essere stato
ricattato da due giovani per un video hard, li ha denunciati facendo
emergere lui stesso i suoi comportamenti non consoni alla vita di un
prete. Così è stato sospeso temporaneamente dal vescovo di Aversa,
monsignor Angelo Spinillo. Peccato che Mangiacapra avesse avvisato sua
Eccellenza delle esuberanze di don Crescenzo già nell’aprile del 2016,
senza però riuscire a convincerlo a prendere provvedimenti risolutivi.
E
ora una nuova iniziativa di Mangiacapra, che ha intenzione di
consegnare oggi stesso alla Curia di Napoli un dossier contenente i nomi
di circa 50 sacerdoti e dieci seminaristi appartenenti a diocesi del
Centro-Sud che conducono una vita sessuale opposta a quella predicata
nelle omelie. Con la castità che lascia spazio a frequentazione di
locali gay, sesso a pagamento, chat erotiche. Un documento che il Fatto
Quotidiano ha potuto vedere, con allegati screenshot di chat e
fotografie scambiate attraverso app e social network che definisce “un
catalogo di mele marce” redatto “non con l’intento di gettare fango
sulla Chiesa ma con quello di contribuire a estirparne il marcio che
contaminerebbe tutto quanto c’è di integro”. E di spingere i vertici
ecclesiastici a prendere provvedimenti: “Di solito i presuli si
svegliano solo quando si montano i casi massmediatici”.
A
chiedergli se non lo faccia anche per farsi pubblicità, replica: “La
domanda è lecita e non mi offendo se lo pensate. Non lo faccio per fare
marchette al libro. Ma per ritrovare la dignità che la prostituzione ti
toglie. Per ritrovarla di fronte a quelle persone che ogni domenica
puntano il dito dal pulpito contro le libertà sessuali di cui loro
stessi usufruiscono, grazie anche al lavoro di persone come me”.
Per
questo dice di denunciare l’ipocrisia della Chiesa: “I comportamenti
dei preti segnalati sono in molti casi frutto dell’impunità a cui gli
stessi vertici delle diocesi li hanno abituati: quella ingiusta
tolleranza che alimenta l’idea di poter continuare a separare ciò che si
esercita da ciò che si esprime, come è tipico di chi ha una doppia
morale schizofrenica”.