il manifesto 20.2.18
Le tecniche Crispr e l’embrione «pecora-uomo»
Gli
scienziati dell’equipe di Pablo Juan Ross dell’Università della
California hanno messo a punto una tecnica per sviluppare cellule umane
all’interno di embrioni di altre specie
di Andrea Capocci
Ogni
anno in Italia muoiono circa 400 persone in attesa di un trapianto
perché le donazioni di organi non riescono a soddisfare la domanda.
Grazie alla biotecnologia, in un futuro non troppo lontano la
disponibilità di organi da trapiantare potrebbe aumentare. Gli
scienziati dell’equipe di Pablo Juan Ross dell’Università della
California hanno messo a punto una tecnica per sviluppare cellule umane
all’interno di embrioni di altre specie. Dopo esserci riusciti nel 2017
utilizzando il maiale come organismo-ospite, ieri hanno annunciato di
aver ottenuto lo stesso risultato con una pecora durante il meeting
annuale dell’Accademia Americana per il Progresso Scientifico in corso a
Austin, Texas: in un embrione ovino sono state inserite cellule
staminali umane in un rapporto di una cellula umana ogni diecimila
ospiti. Allo stesso tempo, grazie alla tecnica di editing genetico
denominata Crispr, l’embrione di pecora è stato modificato in modo che
l’organismo non generi l’organo da sostituire, accogliendo al suo posto
le cellule umane. L’embrione è stato fatto sviluppare con successo fino a
28 giorni.
Nella prossima tappa della ricerca, le cellule
staminali umane dovranno formare un intero organo all’interno
dell’animale. Come per il maiale, gli organi della pecora hanno
dimensioni simili a quelli dell’uomo ma, rispetto al suino, la
fecondazione in vitro ha un tasso di successo dieci volte maggiore.
L’obiettivo a lungo termine è la produzione, a partire dalle cellule
staminali di un paziente malato, di un «pezzo di ricambio» da
ri-trapiantare senza rischio di rigetto. La strada è ancora lunga: per
ottenere un organo occorre che le cellule staminali umane siano cento
volte più numerose di quelle utilizzate negli esperimenti. Inoltre, in
vista di un trapianto, l’organo umano dovrà essere espiantato
dall’animale senza portare con sé cellule o virus che potrebbero
scatenare una reazione immunitaria.