giovedì 1 febbraio 2018

il manifesto 1.2.18
Precari per sempre nel paese più inattivo e con meno occupati
Dicembre 2017. I dati Istat confermano il record dei contratti a termine e una stagnazione generalizzata, calano ancora i tempi indeterminati. Nella crisi è stata massacrata la generazione di mezzo, quella tra i 25 e i 49 anni
Napoli, una partita di calcetto organizzata ieri da «Potere al popolo» per contestare il ministro del lavoro Poletti
di Roberto Ciccarelli


I dati Istat di dicembre 2017 confermano il record dei contratti a termine e una stagnazione generalizzata, calano ancora i tempi indeterminati. L’orizzonte del mercato del lavoro resta stagnante, l’occupazione fragile ed estemporanea, mentre si succedono incrementi microscopici dovuti all’apoteosi dei contratti a termine e un costante calo del lavoro «indipendente». A dicembre 2017 sono aumentati gli inattivi, il maggiore incremento da tre anni. Sono persone che cercano lavoro e non lo trovano, o non hanno lavoro ma non lo cercano. Restano nell’enorme zona grigia, interrotta da brevi periodi di occupazione.
I CINQUE ANNI di legislatura infelice hanno aggravato una frattura generazionale del tutto peculiare. Non quella dei giovani contro gli anziani, ma tra giovani-anziani e generazione di mezzo. Chi traina di più la crescita iper-precaria sono gli occupati ultra-cinquantenni. Massacrata la generazione di mezzo – tra i 25 e i 49 anni. Rispetto al 2008, inizio della crisi, l’occupazione creata è diversa: breve, pagata sempre meno. Mentre gli occupati a termine (2 milioni e 700 mila) sono di più di dieci anni fa.
L’ORIZZONTE DEL MERCATO del lavoro resta stagnante, l’occupazione fragile ed estemporanea, mentre si succedono incrementi microscopici dovuti ai record dei contratti a termine e un costante calo del lavoro «indipendente». E, a dicembre, sono aumentati gli inattivi, il maggiore da tre anni. Sono persone che cercano lavoro e non lo trovano, o non hanno lavoro ma non lo cercano. Restano nell’enorme zona grigia, interrotta da brevi periodi di occupazione.
BISOGNA SBROGLIARE l’inghippo statistico che spinge ancora a fare queste dichiarazioni in una campagna elettorale stentata. Non lasciatevi ingannare da quel segno «più» davanti ai 303 mila occupati dipendenti registrati nell’anno appena trascorso. Sono tutti a termine. Si scopre anzi anche quei pochi a tempo indeterminato diminuiscono di 25mila unità. Segno che ormai il mercato si è tarato verso il basso, moltiplicando la produzione di precariato di nuovo tipo. A dicembre, dopo vari trimestri di crescita del nuovo precariato, c’è una notizia in più: la stima degli occupati inizia a diminuire (- 66 mila unità), arrestando l’affannosa crescita del tasso di occupazione che era tornato ai livelli pre-crisi – il 58,2 per cento, il più basso dei paesi europei – ma ora ha ricominciato a scendere. Ora è al 58% spaccato.
I CINQUE ANNI di legislatura infelice hanno aggravato una frattura generazionale del tutto peculiare. Non quella dei giovani contro gli anziani, ma tra giovani-anziani e generazione di mezzo. Chi traina di più sono gli occupati ultra-cinquantenni e anche i 15-24enni (anche se a dicembre 2017 cresce il loro tasso di inattività dello 0,6% e dell’1,6% su base annua). Massacrata la generazione di mezzo – tra i 25 e i 49 anni (meno 234 mila unità).
IL PRECARIATO prodotto in grande quantità da politiche fondate su bonus alle imprese, deregolamentazione, giochetti statistici, casualizzazione del lavoro subordinato ora inizia a mostrare la lingua. È un segnale di attesa, probabilmente. Le imprese più opportuniste del mondo stanno aspettando una nuova infornata di bonus miliardari – come i 18 triennali che hanno accompagnato il Jobs Act. Quando, e se, arriveranno allora ricominceranno ad «assumere» con i contratti a termine ai quali la «riforma» Poletti ha cancellato la «causale». Questo permette di rinnovare il contratto più volte entro i 36 mesi, calcolando ad ogni rinnovo un occupato in più.
QUESTO È IL MOTORE che alimenta la «crescita» dell’occupazione. E, come ogni motore, può anche incepparsi.
SUONA OTTUSA la grancassa del Pd nel giorno dei nuovi dati Istat dell’occupazione. Il ministro del lavoro Poletti sostiene che «al di là delle oscillazioni del mercato si confermano miglioramenti». Visto che a dicembre la disoccupazione è calata di un cincinino (è al 10,8, meno 0,1 per cento rispetto a novembre) Ettore Rosato (capogruppo Pd alla Camera) ha gorgheggiato: «Cala grazie alle riforme». Non è mancato il pensatore delle suddette «riforme», Tommaso Nannicini, che ha annunciato il taglio del cuneo contributivo di quattro punti entro la fine della prossima legislatura, un bonus alle imprese. Anche con probabili governi di larghe intese questi propositi potranno essere realizzati.