domenica 18 febbraio 2018

il manifesto 18.2.18
Quel male oscuro nascosto nella normalità
Berlinale 2018. Parla Jan Gebert regista del doc «When the War Comes» dove ha seguito i membri di una formazione di estrema destra nella Repubblica Ceca
una scena di «When the War Comes», sotto il regista Jan Gebert
di Giovanna Branca


BERLINO «Come fa una società a sopravvivere senza anticorpi?». Peter, classe 1995, ha trovato una risposta: a soli 15 anni ha seguito un corso d’addestramento alle tecniche di combattimento in Russia e ora è il leader di una milizia paramilitare – lo Slovenski Branci – nella sua città natale in Repubblica Ceca. When the War Comes di Jan Gebert, presentato a Berlino nella sezione Panorama Dokumente, segue i membri di questa formazione di estrema destra nelle loro attività quotidiane: gli addestramenti nei boschi, ma anche le occupazioni più normali per dei ragazzi appena ventenni – le interazioni su facebook, le birre insieme, le chiacchiere con i genitori. Documentarista e giornalista, Jan Gebert racconta proprio la normalità di queste persone: «Non sono un centinaio di Anders Breivik (il terrorista autore degli attentati del 2011 in Norvegia, dove sono morte 77 persone, ndr). dice – e proprio per questo il loro progetto, assume dei contorni ancor più spaventosi. Le istituzioni, quando non li incoraggiano apertamente, li tollerano».
Il doc di Gebert, attraverso lo Slovenski branci, racconta così un male oscuro che non è confinato all’Europa centrale ma percorre tutto l’occidente: l’ascesa e la diffusione esponenziale di un pensiero intollerante e totalitario. Da un punto di vista opposto, When the War Comes si pone la stessa domanda di Peter: come sopravvivere a questo male senza anticorpi?
Come è nata l’idea di raccontare lo Slovenski branci ?
Ho scoperto la loro esistenza nel 2015, e sono rimasto molto colpito: non mi sarei mai aspettato che potesse esistere qualcosa del genere all’interno della Ue. Quando poi li ho incontrati mi ha sorpreso la loro «ordinarietà»: sono ragazzi normali, gentili. Per questo credo siano un buon esempio di come la classe media è stata progressivamente inghiottita da un’ideologia estremista – il segno di qualcosa che è andato storto nella nostra società.
Che relazione ha istituito con Peter, e con tutti i ragazzi della milizia?
Volevo che il dialogo fra me e Peter fosse basato su ciò che avevamo in comune: ho sempre cercato di comunicare con quella parte di lui che riconosco simile a me. È ciò che mostro nel film: un ragazzo normale, che conduce una vita come tante altre – e fa delle cose spaventose. Non gli ho mai mentito su ciò che penso della milizia, ma non ho mai neanche discusso di politica con lui. Peter è stato molto collaborativo e ci ha lasciato filmare quello che volevamo: perché è convinto di non avere nulla da nascondere, di essere dalla parte giusta della Storia.
In una sequenza Peter guarda in televisione il discorso d’insediamento di Donald Trump.
Hanno vissuto la sua elezione come se fosse una loro vittoria: è una delle prove più lampanti di come le loro convinzioni sono sempre più accettate. E non solo nella Repubblica Ceca – dove sono stati accolti solo sessanta rifugiati siriani, ma la classe politica ha creato la pretestuosa leggenda di un’Europa che sta cadendo a pezzi sotto le spinte migratorie. È un tacito riconoscimento che attraversa trasversalmente tutto il mondo occidentale, abbiamo molti esempi come la Brexit, l’elezione alla Casa Bianca di Donald Trump, la paura dilagante del terrorismo – una sorta di internazionale xenofoba. Anche per questo i membri dello Slovenski branci ambiscono a essere qualcosa di più che volontari di una milizia paramilitare, vogliono diventare un partito politico: sanno che le loro opinioni rappresentano il sentire comune. Il nome del partito c’è già: La nostra patria – Il nostro futuro, e ora Peter progetta di candidarsi al consiglio comunale il prossimo ottobre.