il manifesto 17.2.18
I prigionieri politici palestinesi boicottano le corti israeliane
Israele/Territori
occupati. La protesta, come in passato, è contro la detenzione
amministrativa, il carcere senza processo. A sostegno sono annunciate
marce e sit in in Cisgiordania
di Michele Giorgio
Non
cessano le proteste palestinesi due mesi dopo la dichiarazione con cui
Donald Trump ha riconosciuto Gerusalemme come capitale d’Israele. Ieri
al termine delle preghiere islamiche del venerdì centinaia di
palestinesi hanno affrontato l’esercito israeliano a Hebron, Ramallah,
Nablus e Gerico. Almeno sette i dimostranti feriti da proiettili sparati
dai soldati israeliani, altri 18 sono stati intossicati dai gas
lacrimogeni nei villaggi di Mazraat al Gharbyeh e Bilin vicino Ramallah,
ad al Qaryoun e al Qisariya (Nablus) e in altre località della
Cisgiordania. Non si protesta solo nelle strade. A quasi un anno dal
lungo sciopero della fame nelle carceri israeliane contro la “detenzione
amministrativa” (senza processo) promosso dal “Mandela palestinese”
Marwan Barghouti, tre giorni fa 450 prigionieri politici hanno
cominciato una nuova contestazione contro questa forma di detenzione
proclamando il boicottaggio a tempo indeterminato delle corti militari
israeliane.
In un comunicato i 450 detenuti “amministrativi”
spiegano che la lotta deve partire dal boicottaggio del sistema legale
israeliano e hanno subito ricevuto il sostegno della popolazione
palestinese. Nei prossimi giorni sono previsti raduni e marce a
Ramallah, Hebron e Nablus. L’Ordine degli avvocati ha dato pieno
appoggio al boicottaggio che nella prima fase prenderà di mira le
udienze processuali di conferma della detenzione. Poi toccherà alle
corti militari di appello e agli eventuali ricorsi alla Corte Suprema. I
detenuti “amministrativi” chiedono all’Autorità nazionale palestinese
di presentare al Tribunale Penale Internazionale una richiesta di
incriminazione di Israele.
La “detenzione amministrativa” è una
misura restrittiva che risale al Mandato Britannico sulla Palestina, poi
assorbita dal sistema legale israeliano. Ufficialmente potrebbe essere
impiegata contro chiunque ma di fatto colpisce solo i palestinesi sotto
occupazione militare (si contano sulle dita di una mano gli israeliani
posti in detenzione amministrativa negli ultimi 50 anni). Prevede
l’arresto e la detenzione senza accuse né processo per sei mesi
rinnovabili a tempo indeterminato, in violazione degli art. 78 e 147
della IV Convenzione di Ginevra. Solo nella prima settimana di febbraio
l’esercito israeliano ha spiccato 47 ordini di detenzione
amministrativa, tra cui sei rinnovi.