sabato 10 febbraio 2018

il manifesto 10.2.18
Guerra alla Libia e deportazioni. Il programma di Casa Pound
FascistI. Il leader di neofascista alla Camera: «Avremo il 3%, disponibili ad appoggiare un governo Salvini»
di Leo Lancari


Tra sovranisti ci si intende. «Se dovesse uscire un governo di centro destra con Matteo Salvini premier potrebbe vedere il nostro appoggio esterno» dice il leader di Casa Pound Simone Di Stefano, sicuro che alle elezioni del 4 marzo i fascisti del terzo millenio riusciranno a superare la soglia del 3% necessaria a entrare in parlamento. Anzi di più: «Se avessimo lo spazio in tv di Salvini e Meloni oggi potremmo giocarci il 15-20% dell’elettorato» dice il capo di Casa Pound.
In realtà in parlamento i fascisti sono già tornati, anche se per poco, e non è una bella notizia. Ieri Di Stefano ha presentato il suo programma elettorale nella sala stampa di Montecitorio circondato da alcuni candidati alle elezioni della formazione di estrema destra. Una possibilità che ai camerati è stata offerta dal deputato Massimo Corsaro, uno passato dal Msi-An, al Pdl a Fratelli d’Italia per approdare infine a Direzione Italia di Raffaele Fitto. Cosa che non è piaciuta al segretario di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo che ha chiesto l’intervento della presidente della Camera Boldrini e del presidente Mattarella, e spinto l’ufficio stampa di Montecitorio a emettere una nota per spiegare come la presidenza non abbia voce in capitolo sull’uso della sala.
Polemiche che ovviamente neanche scalfiscono Di Stefano, troppo contento di presentare nel cuore delle istituzioni un programma che ha tra i suoi punti principali l’intenzione di scatenare una guerra «unilaterale» con la Libia, Paese nel quale regna «l’anarchia» e dove andrebbero riportati tutti i migranti. «Dobbiamo mandare il nostro esercito e rimettere in piedi uno stato sovrano dove impiantare le nostre aziende», proclama Di Stefano. Ma, soprattutto, avere un posto «dove rimpatriare tutte le persone che si trovano in Italia e che non hanno diritto di stare qui». Se per far questo ci fosse poi la necessità di fare dei lavori nessun problema, perché per Di Stefano non è certo la manodopera che manca: ci penseranno «quei ragazzoni che oggi sono parcheggiati nei centri di accoglienza. Gli mettiamo una pala in mano» assicura il leader di Casa Pound sommando proposte irrealizzabili e pericolose a banalità. Come quando afferma che un migrante senza permesso di soggiorno «la prima volta lo becchi che non paga il biglietto dell’autobus, la seconda volta lo becchi che spaccia, la terza volta lo becchi a squartare le ragazzine e metterle nelle valigie».
Per il resto i fascisti del terzo millennio vogliono le stesse cose dei sovranisti di ogni latitudine: uscita dall’euro e ritorno alla lira in 14 mesi, nazionalizzazione delle banche e dazi doganali. Anche gli imprenditori sono avvertiti: «Chi se ne va all’estero per fare la lavatrice col cambogiano al tornio deve sapere che in Italia non tornerà. Qui non vendi manco uno spillo». Per quanto riguarda il sociale è previsto invece un contributo di 500 euro a figlio fino al compimento dei 16 anni. E i 5 stelle non sono più considerati un interlocutore valido: ««Di Maio se ne va all’estero a garantire la vendita dei nostri imprenditori e delle nostre famiglie agli investitori stranieri. E’ un tradimento», sentenzia Di Stefano.
La possibilità che gli stessi discorsi si possano sentire presto anche in parlamento purtroppo è tutt’altro che remota. E’ bastato infatti un fine settimana ai fascisti del terzo millennio per accogliere le firme necessarie a presentare liste elettorali in tutti i collegi, senza parlare del 9% conquisto alle recenti elezioni di Ostia, l’8% a Lucca e quasi il 7% a Bolzano. Tutti segnali che il vento nero che da qualche tempo soffia lungo la penisola è ancora forte. Non a caso Matteo Salvini ieri si è guardato bene dal prendere le distanze dal sostegno ricevuto da Casa Pound, anche se ha evitato ogni commento per non alimentare polemiche tra chi, nel Carroccio, non condivide il nuovo corso sovranista imposto dal segretario.
Chi parla invece è invece il vicesegretario Pd Maurizio Martina, insieme a Graziano Del Rio uno dei pochi esponenti dem a denunciare i rischi di un ritorno del fascismo: «Dunque Casa Pound è pronta ad appoggiare Salvini. Capito cosa abbiamo davanti? – ha scritto su Twitter – Non lasciamo l’Italia agli estremisti».