Il Fatto 7.2.18
“Ora è chiaro: ha copiato”. Economisti contro la Madia
La scarica pure Perotti che la difese. Protesta dei professori contro l’Imt di Lucca che l’ha assolta perché “così fan tutti”
di Laura Margottini
“La
Madia ha copiato, su questo non c’è il minimo dubbio”, dice Roberto
Perotti, economista della Bocconi, che aveva inizialmente difeso il
ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia su Repubblica e
lavoce.info all’indomani delle rivelazioni del Fatto Quotidiano in
merito al presunto plagio riscontrato nella tesi di dottorato. Quello
che l’allora deputata Pd ha conseguito alla Scuola di Alti Studi Imt di
Lucca nel 2008. Perotti contesta anche le argomentazioni per salvare la
ministra usate nella perizia effettuata sulla tesi, chiesta da Imt ad
una società privata per stabilire se di plagio si sia o meno trattato.
La Resis di Enrico Bucci, un biologo che risulta essere professore a
contratto presso la Temple University (Usa), conferma, con minime
differenze, le copiature riscontrate dal Fatto nella tesi, ma salva il
ministro sostenendo che in economia è lecito copiare senza virgolettare e
citare. “È chiaramente un’assurdità – dice Perotti – da quello che
scrive il Fatto, la perizia appare totalmente strampalata, Imt avrebbe
dovuto stralciarla e avrebbe dovuto chiedere la perizia a dei pari, cioè
a degli economisti, non a chi pare non avere qualifiche accademiche per
giudicare un lavoro peraltro non nel proprio campo e che sembra non
avere la minima di idea di come si affronti un controllo del genere”.
Imt, insomma, per Perotti ha messo “una toppa che è peggio del buco”.
Dello
stesso avviso Andrea Ichino, professore di Economia alla European
University Institute di Firenze: “Sono indignato dalle affermazioni
della perizia. Gli economisti non tollerano affatto le copiature”. Chi
cita altri studi deve farlo tra virgolette se usa esattamente le parole
del testo citato, oppure, nel caso di un riassunto delle affermazioni
altrui, deve essere chiaramente evidente la fonte delle affermazioni,
sottolinea Ichino: “Se Madia ha utilizzato materiale di altri studi
senza citare esplicitamente le fonti ha commesso un errore grave.”
Dai
documenti che il Fatto ha ottenuto grazie al Freedom of Information Act
italiano risulta che nel 2007 economisti molto noti, come lo stesso
Andrea Ichino, Luigi Zingales (della Chicago Booth) e Alberto Alesina
(Harvard) fossero parte del collegio dei docenti di Imt. Assenti
giustificati nella seduta dell’ 8 marzo 2007 dove si approvava il
passaggio al terzo anno di dottorato degli studenti, inclusa la Madia.
Dai documenti in mano al Fatto risulta che il Collegio docenti sapeva
che Madia aveva scritto uno dei tre capitoli della tesi a quattro mani
con la collega di dottorato Caterina Giannetti. Un fatto che però non
viene dichiarato nella versione finale della tesi del ministro e neanche
ai commissari per l’esame di dottorato della Madia. Uno di loro, Davide
Fiaschi, economista all’Università di Pisa, ha dichiarato al Fatto in
ottobre: “Il co-autoraggio resta un problema: l’originalità di una tesi
va valutata in base al numero di co-autori”.
Lo certifica anche la
perizia della Resis, definendo il capitolo co-autorato, senza
dichiararlo, “una deviazione dagli standard accettati per la citazione
del proprio lavoro.” Andrea Ichino sottolinea che però lui a Imt ha solo
insegnato per un paio d’anni come professore esterno: “Non ho mai fatto
parte del collegio docenti stabili e non ricordo di aver ricevuto quel
verbale”. Idem Alberto Alesina: “Ho partecipato a qualcosa che mi era
stato descritto come un advisory board dal 2005 al 2007, ma non ho mai
partecipato ad alcuna riunione. Col senno di poi non avrei mai dovuto
farlo e non voglio avere assolutamente nulla a che fare con l’Imt”. Del
caso Madia non vuole parlare: “Non sono abbastanza informato.” Il Fatto
non è riuscito a mettersi in contatto con Zingales.
La modalità
con cui è stata effettuata la perizia è stata approvata da un comitato
di saggi composto da Francesco Donato Busnelli (emerito di diritto
civile presso la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa) Massimo Egidi
(emerito di economia all’Università Luiss di Roma, di cui è stato
rettore) e Giovanni Maria Flick (presidente emerito della Corte
costituzionale). Il 26 ottobre 2017 certificano che “la relazione (della
Resis, ndr) opera un’analisi precisa e puntuale delle criticità
presenti nei capitoli della tesi e delle osservazioni critiche contenute
negli articoli del Fatto Quotidiano, giungendo a conclusioni rigorose e
ben argomentate”. Aggiungono che “si riscontra un alto grado di
accuratezza nella ricostruzione dei fatti, di precisione e dettaglio nel
considerare i punti critici e un notevole equilibrio nel situare
l’operato degli studiosi che lo valutarono nel contesto storico e
nell’area disciplinare a cui esso appartiene”. Al Fatto, Flick spiega
che non era suo compito valutare il contenuto della perizia: “E’ fatta
con serietà e coerenza. Non ho altro da aggiungere.” Dello stesso avviso
anche Egidi: “Alcune cose risultano sì copiate, ma si tratta di frasi o
dati irrilevanti perché di pubblica conoscenza”. Egidi specifica però
di non aver letto la tesi della Madia, ma solo la perizia, e di non
essere a conoscenza di un’altra criticità riscontrata dal Fatto, più
grave del plagio: la possibile frode scientifica che appare nel terzo
capitolo, cioè l’esperimento di economia comportamentale che la Madia
dichiara di aver fatto all’Università di Tilburg in Olanda dove però non
l’hanno mai vista. Dell’esperimento non esiste alcuna prova documentale
neppure nelle carte fornite da Imt al Fatto. “Non ero a conoscenza di
questo”, spiega Egidi.