mercoledì 7 febbraio 2018

Il Fatto 7.2.18
Un equivoco si aggira per l’Italia: Bonino e +Europa
di Marco Palombi


Come i più attenti sanno alle elezioni corre col Pd la lista “+Europa con Emma Bonino”, che poi sarebbero i Radicali italiani con la Bonino e pure con Bruno Tabacci per via di un favoretto che gli ha fatto sulla raccolta firme. Ora, attorno a questa formazione di schietta quanto becera destra economica si è creato un equivoco bizzarro. C’è in giro un certo numero di persone che si ritengono di sinistra le quali non si rassegnano a votare il Pd perché non gli piace Renzi; non scelgono LeU perché c’è D’Alema e il frazionismo è brutto; non amano il radicalismo di Potere al popolo e ridono dei relitti del comunismo. E allora? Voteranno Bonino. Facciamo, data la sua autorevolezza, un solo esempio: Michele Serra, sul Venerdì, ci ha informato di aver scelto +Europa, “marchio in grado di suscitare in me ancora un minimo di partecipazione ideale”. Il prestigioso commentatore vaticina, peraltro, un lusinghiero risultato per la lista Bonino che tenderemmo ad avallare sin d’ora se si votasse solo a Repubblica, ma il punto è un altro: gente che va in solluchero per “fondata sul lavoro” eccetera, voterà una lista che propone tagli selvaggi di spesa pubblica (congelare quella nominale al 2017 per 5 anni); privatizzazioni di quasi tutto, messa a gara del resto; una riduzione delle imposte dirette finanziata con un salasso Iva (tutto quel che ora è tassato al 10% passa al 22) e “il taglio di diverse agevolazioni fiscali”. Per fare cose così, per dire, in Cile i Chicago boys dovettero aspettare Pinochet, qua le puoi vendere all’inquieto elettore progressista.