Il Fatto 28.2.17
Tasse, “persecuzione” cristiana
Il
Comune chiede milioni di dollari di arretrati e i custodi della
Terrasanta sbarrano il Santo Sepolcro. Netanyahu fa un passo indietro
di Fabio Scuto
Con
una strategica ritirata ieri il premier Benjamin Netanyahu ha messo
fine a una difficile contrapposizione fra la municipalità di
Gerusalemme, il ministero delle Finanze israeliano e i massimi
rappresentanti della Cristianità in Terrasanta.
Da domenica, con
una decisione senza precedenti, per protesta contro le politiche fiscali
del comune di Gerusalemme che chiede milioni di dollari di tasse
arretrate dagli istituti religiosi, sono sbarrate le pesanti porte di
quercia della Basilica del Santo Sepolcro alle migliaia di pellegrini e
turisti che vi si affollano ogni giorno – specie in questo periodo di
Quaresima -. Capendo che il grande manifesto sulle mura della Basilica
nel cuore della Città Vecchia con la scritta “Stop The Persecution of
Churches” non era una buona pubblicità per Israele, Netanyahu ha fatto
annunciare ieri pomeriggio che il comune di Gerusalemme rinvierà la
riscossione delle imposte dalle proprietà della Chiesa, mentre verrà
congelato un discutibile disegno di legge alla Knesset sulle vendite dei
terreni degli enti ecclesiastici.
La controversia sui Luoghi
religiosi fra le Comunità cristiane e lo Stato d’Israele è da decenni
materia molto aggrovigliata e difficile da dipanare anche per le
commissioni bilaterali da anni al lavoro. Riguarda conventi, chiese,
monasteri investiti dalla guerra, altri come il Cenacolo oggetto di
controversia sul suo utilizzo (ai cattolici è permessa una sola funzione
l’anno), cambio di uso e destinazione degli immobili, usucapione. Per
tutta questa materia, l’annuncio di ieri pomeriggio: Netanyahu e il
sindaco di Gerusalemme Nir Barkat hanno istituito una squadra guidata
dal ministro della Cooperazione regionale, Tzachi Hanegbi per tentare di
formulare una soluzione condivisa. Nel frattempo ogni provvedimento
sulla materia è da considerarsi archiviato mentre Hanegbi esaminerà la
questione. “Israele – conclude il comunicato dell’ufficio del premier – è
orgoglioso di essere l’unico Paese in Medio Oriente dove i cristiani e i
seguaci di tutte le fedi hanno piena espressione di religione e fede”.
Le autorità israeliane cercano di chiudere una vicenda che rischiava di
provocare gravi tensioni e incidere negativamente sul fiorente turismo
religioso ad un mese dalla Pasqua. Il ministero del turismo israeliano
ha dichiarato a gennaio che 3,6 milioni di visitatori stimati in Israele
nel 2017, circa 900.000 erano pellegrini cristiani.
La chiusura
indefinita del Santo Sepolcro, una misura senza precedenti, era stata
annunciata domenica dalla Chiesa cattolica, la chiesa greco ortodossa e
la Chiesa Armena apostolica. Nel loro documento congiunto, il Custode
della Terrasanta Francesco Patton, il Patriarca greco ortodosso Teofilo
III e il Patriarca armeno Nourhan Manougian, parlavano di “flagrante
violazione dello status quo” di Gerusalemme e di “rottura degli accordi
esistenti e gli obblighi internazionali”, denunciando una “campagna
sistematica di abusi contro le Chiese e i Cristiani”. L’esenzione
fiscale per i Luoghi santi in Terrasanta è un corollario di quello
status quo che, a partire dalle capitolazioni del 1740, consolidò nel
1757 la gestione degli edifici appartenenti alle fedi cristiane di
Terrasanta. Le esenzioni ancora oggi in atto trovano la loro
“giustificazione” nelle centinaia di scuole cattoliche gestite dagli
Istituti religiosi, nelle mense per bisognosi, nelle attività agricole
per dare lavoro, nel sostegno in solido alle famiglie cristiane
disagiate.
La Basilica del Santo Sepolcro nella Città Vecchia di
Gerusalemme è un luogo che corre al ritmo del Medioevo, secondo una
serie di regole senza compromessi ambientate a metà del XVIII secolo che
generano una disputa continua tra le chiese che la gestiscono:
cattolica, greco-ortodossa e armena, copto-egiziana, copto-etiope,
siriaca. Le comunità cristiane controllano il Santo Sepolcro in una
maniera che sembra sconcertante per gli estranei.
In Terrasanta i
luoghi sacri nei secoli si sono trasformati in un litigioso condominio
regolato da un intreccio di norme scritte, orali e sovrapposte, dove
ciascuna delle confessioni si muove con sospettosa diffidenza nei
confronti delle altre, e il Santo Sepolcro non fa differenza. Spesso
nella Basilica è un susseguirsi di messe, processioni, e prassi più
disparate. Basta la semplice sosta di un religioso “dove non è di sua
competenza” o per un tempo superiore al codificato per scatenare anche
lo scontro fisico, come ai tempi del Vecchio Testamento.