mercoledì 28 febbraio 2018

Il Fatto 28.2.17
Tasse, “persecuzione” cristiana
Il Comune chiede milioni di dollari di arretrati e i custodi della Terrasanta sbarrano il Santo Sepolcro. Netanyahu fa un passo indietro
di Fabio Scuto

Con una strategica ritirata ieri il premier Benjamin Netanyahu ha messo fine a una difficile contrapposizione fra la municipalità di Gerusalemme, il ministero delle Finanze israeliano e i massimi rappresentanti della Cristianità in Terrasanta.
Da domenica, con una decisione senza precedenti, per protesta contro le politiche fiscali del comune di Gerusalemme che chiede milioni di dollari di tasse arretrate dagli istituti religiosi, sono sbarrate le pesanti porte di quercia della Basilica del Santo Sepolcro alle migliaia di pellegrini e turisti che vi si affollano ogni giorno – specie in questo periodo di Quaresima -. Capendo che il grande manifesto sulle mura della Basilica nel cuore della Città Vecchia con la scritta “Stop The Persecution of Churches” non era una buona pubblicità per Israele, Netanyahu ha fatto annunciare ieri pomeriggio che il comune di Gerusalemme rinvierà la riscossione delle imposte dalle proprietà della Chiesa, mentre verrà congelato un discutibile disegno di legge alla Knesset sulle vendite dei terreni degli enti ecclesiastici.
La controversia sui Luoghi religiosi fra le Comunità cristiane e lo Stato d’Israele è da decenni materia molto aggrovigliata e difficile da dipanare anche per le commissioni bilaterali da anni al lavoro. Riguarda conventi, chiese, monasteri investiti dalla guerra, altri come il Cenacolo oggetto di controversia sul suo utilizzo (ai cattolici è permessa una sola funzione l’anno), cambio di uso e destinazione degli immobili, usucapione. Per tutta questa materia, l’annuncio di ieri pomeriggio: Netanyahu e il sindaco di Gerusalemme Nir Barkat hanno istituito una squadra guidata dal ministro della Cooperazione regionale, Tzachi Hanegbi per tentare di formulare una soluzione condivisa. Nel frattempo ogni provvedimento sulla materia è da considerarsi archiviato mentre Hanegbi esaminerà la questione. “Israele – conclude il comunicato dell’ufficio del premier – è orgoglioso di essere l’unico Paese in Medio Oriente dove i cristiani e i seguaci di tutte le fedi hanno piena espressione di religione e fede”. Le autorità israeliane cercano di chiudere una vicenda che rischiava di provocare gravi tensioni e incidere negativamente sul fiorente turismo religioso ad un mese dalla Pasqua. Il ministero del turismo israeliano ha dichiarato a gennaio che 3,6 milioni di visitatori stimati in Israele nel 2017, circa 900.000 erano pellegrini cristiani.
La chiusura indefinita del Santo Sepolcro, una misura senza precedenti, era stata annunciata domenica dalla Chiesa cattolica, la chiesa greco ortodossa e la Chiesa Armena apostolica. Nel loro documento congiunto, il Custode della Terrasanta Francesco Patton, il Patriarca greco ortodosso Teofilo III e il Patriarca armeno Nourhan Manougian, parlavano di “flagrante violazione dello status quo” di Gerusalemme e di “rottura degli accordi esistenti e gli obblighi internazionali”, denunciando una “campagna sistematica di abusi contro le Chiese e i Cristiani”. L’esenzione fiscale per i Luoghi santi in Terrasanta è un corollario di quello status quo che, a partire dalle capitolazioni del 1740, consolidò nel 1757 la gestione degli edifici appartenenti alle fedi cristiane di Terrasanta. Le esenzioni ancora oggi in atto trovano la loro “giustificazione” nelle centinaia di scuole cattoliche gestite dagli Istituti religiosi, nelle mense per bisognosi, nelle attività agricole per dare lavoro, nel sostegno in solido alle famiglie cristiane disagiate.
La Basilica del Santo Sepolcro nella Città Vecchia di Gerusalemme è un luogo che corre al ritmo del Medioevo, secondo una serie di regole senza compromessi ambientate a metà del XVIII secolo che generano una disputa continua tra le chiese che la gestiscono: cattolica, greco-ortodossa e armena, copto-egiziana, copto-etiope, siriaca. Le comunità cristiane controllano il Santo Sepolcro in una maniera che sembra sconcertante per gli estranei.
In Terrasanta i luoghi sacri nei secoli si sono trasformati in un litigioso condominio regolato da un intreccio di norme scritte, orali e sovrapposte, dove ciascuna delle confessioni si muove con sospettosa diffidenza nei confronti delle altre, e il Santo Sepolcro non fa differenza. Spesso nella Basilica è un susseguirsi di messe, processioni, e prassi più disparate. Basta la semplice sosta di un religioso “dove non è di sua competenza” o per un tempo superiore al codificato per scatenare anche lo scontro fisico, come ai tempi del Vecchio Testamento.