mercoledì 28 febbraio 2018

Corriere 28.2.18
Siria, fallisce anche il «corridoio umanitario» L’attacco continua e non arrivano gli aiuti
Civili intrappolati a Ghouta. Le Nazioni Unite: la Corea del Nord ha fornito armi chimiche a Assad
di L. Cr.

ERBIL (Iraq) Niente da fare. Niente tregua, niente «corridoi umanitari» e nessun tipo di evacuazione di feriti o invio di cibo per i 400 mila civili disperati di Ghouta. Già da lunedì era evidente che la risoluzione per i trenta giorni di cessate il fuoco, votata sabato scorso dal Consiglio di Sicurezza, non avrebbe funzionato. Ma anche la sua reinterpretazione minimalista imposta arbitrariamente da Putin per cinque ore di tregua quotidiane (nonostante l’ambasciatore russo al Palazzo di Vetro avesse appoggiato la risoluzione Onu) si è sfasciata nelle bombe, sangue, feriti senza medicine, la fame, la paura e le accuse reciproche ancora prima di cominciare.
Risultato: nessuna pacificazione, bensì ancora morti e terrore per Ghouta, il quartiere alle porte di Damasco che dal 2011 è stato motore delle rivolte anti Assad e dal 2013 è sotto assedio da parte del regime appoggiato dagli alleati russo, iraniano e le milizie sciite dell’Hezbollah libanese. Bombardamenti che negli ultimi 9 giorni hanno provocato oltre 500 morti e più di un migliaio di feriti. E bombardamenti che potrebbero aver visto l’utilizzo da parte del regime anche di ogive chimiche al cloro. L’accusa arriva dai medici locali schierati con i ribelli (non è la prima volta). E viene rafforzata da un rapporto Onu citato dal New York Times , in cui si segnalano almeno una quarantina di invii segreti di agenti chimici da parte della Corea del Nord dal 2012 al 2017, che potrebbero aver contribuito al rafforzamento degli arsenali non convenzionali di Assad, nonostante questi ancora nel 2013 ne avesse annunciato lo smantellamento «totale».
Nella ridda di versioni reciprocamente contraddittorie che giungono dal campo, è possibile ricostruire che gli spari sono continuati dalla notte sino alle nove della mattina, quando avrebbe dovuto iniziare la tregua in versione russa e protrarsi sino alle due del pomeriggio. Ma, secondo le formazioni islamiche ribelli e tanti testimoni tra i civili, Assad avrebbe lanciato alcuni raid letali, che hanno impedito qualsiasi movimento per chiunque avesse cercato di evacuare verso il posto di blocco di al-Wafideen, tenuto dai soldati del regime. Per contro, sia i portavoce di Mosca che a Damasco chiariscono come gli stessi ribelli avrebbero sparato nella zona del «corridoio umanitario» da cui avrebbero dovuto arrivare anche gli aiuti Onu e venire evacuati un migliaio tra civili malati o feriti. Emerge evidente che i gruppi dell’estremismo islamico temono il ripetersi delle dinamiche di Aleppo alla fine del 2016, quando il regime e i suoi alleati manovrarono la tregua per catturare o eliminare il massimo numero di ribelli armati separandoli dai civili.