Il Fatto 24.2.18
Perché l’astensione preoccupa i padroni
di Massimo Fini
In
vista della fatidica data del 4 marzo Peter Gomez ha pubblicato un
interessante libretto, Il vecchio che avanza, che è una sorta di “avviso
ai naviganti” per un voto se non “utile” almeno consapevole, mentre si
moltiplicano gli inviti, istituzionali e non, anche larvatamente
minacciosi, a recarsi alle urne come sacro diritto/dovere del cittadino
democratico.
Ma cosa sia la democrazia, e in che senso si
differenzi da qualsiasi altro sistema di potere nessuno ce lo spiega,
dandolo per scontato.
Partiamo dalle cose più divertenti. Noi
paghiamo della gente perché ci comandi. Un masochismo abbastanza
impressionante che, come notava già Jacques Necker nel 1792, “dovrebbe
lasciare stupiti gli uomini capaci di riflessione”. Evidentemente noi
contemporanei questa capacità di riflessione l’abbiamo perduta e che ci
sia un potere sopra le nostre teste lo diamo come irreversibile, ma
farebbe inorridire o sbellicare dalle risa un Nuer.
I Nuer sono un
popolo nilotico che vive, o meglio viveva, nelle paludi e nelle vaste
savane dell’odierno Sudan meridionale. Un Nuer non solo non paga nessuno
perché lo comandi, ma non tollera ordini da chicchessia. I Nuer infatti
non hanno capi e nemmeno rappresentanti. “È impossibile vivere fra i
Nuer e immaginare dei governanti che li governino. Il Nuer è il prodotto
di un’educazione dura ed egalitaria, profondamente democratico e
facilmente portato alla violenza. Il suo spirito turbolento trova ogni
restrizione irritabile; nessuno riconosce un superiore sopra di sé. La
ricchezza non fa differenza… Un uomo che ha molto bestiame viene
invidiato, ma non trattato differentemente da chi ne possiede poco. La
nascita non fa differenza… Ogni Nuer considera di valere quanto il suo
vicino”.
Così li descrive l’antropologo inglese Evans-Pritchard
che, negli anni Trenta, visse fra loro a lungo e li studiò. Un miracolo?
O, quantomeno, un’eccezione? Non proprio. Si tratta infatti di una di
quelle “società acefale”, di quelle “anarchie ordinate” nient’affatto
rare nel Continente Nero prima della dominazione musulmana con le sue
leggi religiose incompatibili con la libertà e, soprattutto, prima che
arrivassimo noi con la nostra democrazia teorica, in salsa liberale o
marxista, funzionale alla nostra economia, che ha completamente
distrutto l’equilibrio su cui si sostenevano le popolazioni africane e
l’Africa stessa.
Queste società erano riuscite a coniugare libertà
e uguaglianza, due poli apparentemente inconciliabili su cui i figli
dell’Illuminismo, i liberali e i marxisti, si accapigliano da un paio di
secoli facendo elaborazioni raffinatissime ma senza cavare un ragno dal
buco. Il fatto è che i Nuer, o tutte le società consimili, pensano,
proprio come Locke uno dei padri della democrazia liberale, che gli
uomini nascano, per natura, liberi, indipendenti e uguali. Ma questo nel
mondo liberale o marxista non è mai avvenuto e tuttora non è.
Il
nocciolo della questione è che nessun potere, qualsiasi potere, è
legittimo. Si tratta solo di finzioni. Conviene Stuart Mill: “Il potere
stesso è illegittimo, il miglior governo non ha più diritti del
peggiore”. Nessun potere è di per sé legittimo per la semplice ragione
che si deve rifare a un punto di partenza concettuale che è, per forza
di cose, del tutto arbitrario.
Quel che conta, come ha chiarito
magistralmente Max Weber, è che il potere sia creduto legittimo da
coloro che vi sono sottoposti, o, quantomeno, da una buona parte, per
assicurare una certa stabilità al sistema e al potere stesso. Ma
nell’Italia democratica, e anche in molte altre democrazie occidentali,
questa credibilità è venuta meno in fasce sempre più larghe della
popolazione.
Da qui il fenomeno crescente dell’astensione che
preoccupa i “padroni del vapore”, in particolare i partiti, perché
capiscono benissimo che se si estendesse ulteriormente la sarebbe finita
una volta per tutte col loro potere illegittimo e prevaricatorio. E noi
torneremmo a essere liberi, indipendenti e uguali. Come i Nuer.