Il Fatto 22.2.18
Bibi sul viale del tramonto. Anche Filber “Black box” testimonia contro di lui
Israele, il funzionario si era guadagnato il soprannome per la sua fedeltà al premier
di Fabio Scuto
L’orizzonte
si fa buio ogni giorno di più per il premier Benjamin Netanyahu. La
prospettiva che uno dei suoi più stretti collaboratori parli con gli
investigatori di Lahav 433 in qualità di “testimone di giustizia” è per
“King Bibi” devastante e minaccia di mettere fine al suo regno dopo 12
anni di potere ininterrotto.
L’ondata degli scandali si
arricchisce ogni giorno di altre rivelazioni. Shlomo Filber, ex
direttore del Ministero delle Comunicazioni, stretto amico e confidente
del premier, arrestato con l’accusa di aver favorito la compagnia di
telecomunicazioni Bezeq per centinaia di milioni di dollari, ha deciso
di modificare la sua testimonianza in cambio della caduta delle accuse
contro di lui. Filber è un fedele collaboratore di Netanyahu da oltre
vent’anni, gli amici lo chiamano “Black Box”, “scatola nera” per la sua
discrezione e impenetrabilità dei suoi segreti.
Sarebbe stato lui
per la polizia l’intermediario dell’accordo con il magnate dei media
Shaul Elovitch, proprietario di Bezeq, in custodia anch’egli da domenica
scorsa.
Filber è un sionista religioso, ma due notti in una cella
fredda e maleodorante gli hanno dato il tempo per una valutazione
sobria del suo futuro se non avesse accettato l’offerta di incriminare
Netanyahu. Sono due le inchieste sulla corruzione per le quali è stato
chiesto di processare il premier, altre toccano gli uomini più vicini a
Bibi, i suoi collaboratori di staff, i suoi amici molto ricchi e molto
generosi. Netanyahu nega tutte le accuse, definendole una caccia alle
streghe e promette di andare avanti. Adesso i suoi colleghi di partito, e
i ministri del suo governo, che fino a qualche giorno fa lo hanno
difeso, restano in silenzio.
In attesa che il procuratore generale
Avichai Mandelblit prenda le sue decisioni – se procedere o meno – a
Netanyahu non resta che giocare la carta delle elezioni anticipate.
Appare come l’unica sua scelta. Da tempo ha perso l’opportunità di
sfuggire alle maglie della giustizia a un costo relativamente basso,
lasciando la politica e patteggiando con la Procura. Vuole battersi fino
alla fine.