Il Fatto 22.2.18
Gentiloni in manovra sui Servizi
Il premier
ha provato ad aggirare la legge per prorogare già adesso gli attuali
vertici di Dis, Aise e Aisi ma il blitz riesce solo a metà, si spacca il
Comitato parlamentare di vigilanza
di Stefano Feltri e Carlo Tecce
Per
la prima volta una manovra di Paolo Gentiloni sulle nomine non va come
previsto. Da giorni il premier, che ha mantenuto la delega
sull’intelligence, stava lavorando per affrontare una questione
delicata: il mandato dei tre vertici dei servizi segreti (Dis,
coordinamento; Aisi, interni; Aise, estero) scade tra marzo e maggio,
nel vuoto di potere post-elettorale. Il governo, quindi, ha studiato una
soluzione drastica: usare un regolamento per derogare alla legge 124
del 2007 che disciplina l’intelligence e prorogare i vertici in
scadenza, da sottoporre al Copasir, il comitato parlamentare che vigila
sui servizi segreti, per un parere obbligatorio ma non vincolante.
La
manovra è stata anticipata dal quotidiano La Verità e i membri del
Copasir si sono messi subito in allarme, Angelo Tofalo (5Stelle) ha
chiesto l’intervento del Quirinale contro “un blitz volgare e
antidemocratico, un colpo di mano dell’ultimo minuto per blindare i
servizi segreti”. Il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, ha
proposto una mediazione, il comitato alla fine ha votato, ma senza
raggiungere l’unanimità. Contrari Tofalo e di Felice Casson (LeU), che
hanno contestato la scelta di usare una norma di rango inferiore (un
regolamento) per cambiarne una superiore (la legge del 2007). In materie
delicate come la supervisione dell’intelligence di solito si cerca
sempre un compromesso che porti all’unanimità, ma non questa volta. Il
risultato è un pareggio tra il tentativo del governo di un provvedimento
mirato ad allungare il mandato di Alessandro Pansa (Dis) e Antonio
Manenti (Aise) e le rimostranze del Copasir. Pansa e Manenti, nonostante
abbiano raggiunto i requisiti per la pensione, resteranno in carica
finché non ci sarà un nuovo governo nel pieno dei suoi poteri e comunque
non più per un anno, per dare continuità all’attività di intelligence
(la Corte dei conti non è stata consultata e potrebbe però aver da
ridire). Ma tutto si deciderà soltanto dopo le elezioni: con lo stallo
ci sarà la proroga di un anno, se ci sarà invece subito una maggioranza
chiara, chi vince nominerà i suoi direttori dell’intelligence. Resta in
bilico, quindi, il prefetto Parente all’Aisi, che scade a maggio. Pansa
vuole traslocare alla fondazione per la cyber security, ma oggi il
progetto evocato anche nella relazione annuale sull’intelligence resta
solo su carta. Scalpita per prendere il suo posto Elisabetta Belloni,
segretario generale del ministero degli Esteri.
Non è una
battaglia burocratica, ma politica. Finora Gentiloni è riuscito a
costruirsi un suo potere autonomo dai partiti anche e soprattutto grazie
a nomine rapide di figure autonome. Ma questa volta il tentativo di
gestire tutto da solo – e con Marco Minniti, ministro dell’Interno che è
sempre coinvolto nelle partite sull’intelligence – si è trasformato in
un infortunio. Viene garantita la continuità dell’azione dei servizi
segreti, ma da ieri è chiaro che le decisioni vere sui servizi segreti
spettano al prossimo governo. E Gentiloni spera di trovarsi, ancora lui,
a Palazzo Chigi.