giovedì 22 febbraio 2018

Il Fatto 22.2.18
Caso Regeni, i risultati sono “insoddisfacenti”
Amnesty - Analisi di diritti umani in 159 Paesi: molte violazioni, comprese quelle dell’Egitto
di Andrea Valdembrini


Una “visione da incubo di una società accecata da odio e paura”. È quella che emerge dal nuovo Rapporto Amnesty International 2017-2018, sui diritti umani in 159 Paesi.
Difficile, secondo i dirigenti dell’ong, tracciare una scala di priorità nelle violazioni, ma le crisi internazionali, dall’Iran al Venezuela, fino allo Yemen non hanno certo aiutato. Caso esemplare quello dei Rohingya, minoranza musulmana oggetto di persecuzione in Myanmar nel corso del 2017. Senza dimenticare come gli attivisti che si battono per i diritti delle stesse minoranze vengono perseguitati: 312 quelli uccisi lo scorso anno, oltre 250 i giornalisti imprigionati, dalla Cina alla Turchia.
Un’attenzione particolare la sezione italiana di Amnesty International, che ieri a Roma ha presentato alla stampa il Rapporto, l’ha dedicata all’Egitto e al caso Regeni, sul quale i risultati ottenuti sono “insoddisfacenti”.
“Siamo lontani dalla verità giuridica – sostiene il portavoce Riccardo Noury – sia per le responsabilità degli inquirenti egiziani che per la scarsa pressione da parte italiana”. Secondo Noury, Roma è debole se sceglie gli interessi economici e commerciali a discapito della verità: “Quello che chiediamo sia al governo uscente che al prossimo è di considerare Giulio come un elemento centrale per l’interesse nazionale dell’Italia”. L’arretramento sul fronte dei diritti riguarda anche il nostro Paese, dove si ripresenta la contrapposizione politica segnata dall’odio e dalla violenza (come gli episodi di Macerata, Palermo e Perugia dimostrano). È stato il direttore generale di Amnesty Italia, Gianni Rufini, a illustrare la situazione: “Ancora nel 2014 era considerato un valore salvare rifugiati, oggi ci troviamo in una dimensione intrisa di razzismo e xenofobia e paura verso migranti, rom, Lgbt, donne e poveri: nessuno si salva”. In occasione della campagna elettorale, Amnesty ha monitorato espressioni di elettori e candidati pubblicate sui social (quindi prive di filtro editoriale); registrate frasi offensive e razziste da parte di esponenti di Lega (50% del totale) e Fratelli d’Italia (27%), mentre il bersaglio principale è rappresentato da migranti (79%), islamici (12%) e rom (5%).