Il Fatto 21.2.18
Israele
Bibi e Sara, House of Cards in salsa kosher
Altra indagine: tentativo di corruzione del magistrato che indagava sulla moglie del premier
Bibi e Sara, House of Cards in salsa kosher
di Fabio Scuto
Nuvole
nere sul cielo di Balfour Street, la residenza del premier Benjamin
Netanyahu. Annunciano una nuova tempesta. Alle quattro indagini aperte
dalla Special Unit Lahav 433 che coinvolgono il premier se n’è aggiunta
ieri una quinta, che al momento lo sfiora, ma investe il suo portavoce e
stretto confidente Nir Hefetz, in cella in questi giorni per lo
scandalo Bezeq, favori ricevuti dalla compagnia di telecomunicazioni
negli scorsi anni.
In questo “caso”, scoppiato ieri, Hefetz nel
2015 avrebbe avvicinato la giudice Hila Gerstel, tramite un
intermediario – un ex giornalista di Yedioth Ahronoth – per offrirle la
poltrona di procuratore generale in cambio del suo impegno a chiudere i
casi aperti contro Sara Netanyahu per la gestione “allegra” delle spese
nella residenza ufficiale, fatture gonfiate, altre palesemente false.
La
giudice Gerstel, si racconta, restò scioccata dalla proposta, rifiutò e
non ebbe quell’incarico che andò invece all’attuale procuratore Avichai
Mandelblit, all’epoca capo di Gabinetto di Netanyahu.
Israele ha
già visto diversi scandali travolgere il mondo della politica – in
passato sono finiti in cella un presidente per molestie sessuali (Moshe
Katsav), un ex primo ministro (Ehud Olmert) e svariati ministri per
bustarelle – ma quelli di questi giorni per dimensioni e diversità dei
reati rappresentano davvero the big one, i più importanti. Il
procuratore generale avrà bisogno di tempo per valutare le prove portate
da Lahav 433 – sarà necessario almeno qualche mese – e diventa
difficile per Benjamin Netanyahu andare avanti così e salvare la
coalizione di governo fino al prossimo marzo, data naturale delle
elezioni.
Il ritmo delle rivelazioni ricorda la sceneggiatura di
House of Cards. Le celle per la custodia cautelare si stanno riempiendo
di personaggi di spicco, poco abituati di certo a vedersi limitati gli
spazi. Tra questi ci sono due ex collaboratori del premier, il direttore
generale del Ministero delle Comunicazioni Shlomo Filber e il portavoce
Nir Hefetz. C’è poi Shaul Elovitch, proprietario di Bezeq, della tv
satellitare Yes e del sito d’informazione Walla, sua moglie Iris e il
figlio Or, la CEO di Bezeq Stella Handler e il direttore della società
Amikam Shorer. Altri hanno ottenuto gli arresti domiciliari come Eli
Kamir, l’ex giornalista che ha tentato di corrompere la giudice.
Nei
giorni scorsi la polizia israeliana ha chiesto che Netanyahu sia
formalmente incriminato per corruzione. Sono diversi i casi coinvolgono
“Bibi” e il suo gradimento scende a una velocità vertiginosa. Il più
scottante è quello noto come “Caso 1.000”, costosi regali a partire dal
2009 dal produttore di Hollywood Arnon Milchan e altri amici per
favorire un progetto da 250 milioni di dollari. C’è poi il “caso 2.000”
che vede il premier accusato di aver chiesto al proprietario del
giornale Yedioth Ahronoth, Arnon Mozes, una linea editoriale favorevole
in cambio di qualche problema al quotidiano rivale Israel Hayom. Poi il
“caso 4.000” cioè i favoritismi alla compagnia Bezeq. Ma non è finita
qui. Lahav 433 ha anche un dossier sull’acquisto di quattro sommergibili
dalla Germania. Anche qui alcuni stretti collaboratori del premier sono
stati ascoltati, insieme a due ex generali dell’Idf. Per alcuni di loro
sono state necessarie ordinanze restrittive prima di ottenerne una
testimonianza meno reticente.