giovedì 1 febbraio 2018

Il Fatto 1.2.18
Al-Sisi & Eni, pacche sulle spalle alla faccia del ricordo di Regeni
A Port Said si celebra l’operazione Zohr, per la produzione di gas grazie a cui il Cairo mira all’autosufficienza. Sullo studente trucidato proprio 2 anni fa solo chiacchiere
Al-Sisi & Eni, pacche sulle spalle alla faccia del ricordo di Regeni
di Valerio Cattano


Poteva essere, in termini brutali, una moneta di scambio. In un mondo dove il senso di giustizia non si prostra sempre e comunque agli affari, la produzione nel campo di gas offshore di Zohr a Port Said da parte dell’Eni – dunque italiana – sarebbe potuta essere una delle leve per chiedere la verità su Giulio Regeni e la sua morte violenta avvenuta al Cairo due anni fa.
I numeri lo avrebbero permesso, l’operazione è imponente: entro la fine del 2019, la produzione raggiungerà circa 822 milioni di metri cubi al giorno, secondo le stesse autorità egiziane. “Speriamo di raggiungere l’autosufficienza” ha detto il ministro del Petrolio, Tarek Al-Molla, durante l’inaugurazione, dinanzi al presidente Abdel Fattah al-Sisi e all’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi. Grazie a Zohr il governo pianifica di interrompere l’importazione di gas naturale liquefatto e di risparmiare 230 milioni di dollari al mese. Una medaglia al petto per al-Sisi in vista delle prossime elezioni. Una bella somma, in cambio di giustizia. Invece è accaduto tutto il contrario ieri a Port Said. Descalzi ha sottolineato che “questo gas è per l’Egitto ma sarà anche per l’export. E il punto più probabile dove il gas arriverà è l’Italia” mentre il presidente al-Sisi ha sfruttato l’occasione per dare una lettura della vicenda Regeni.
“Sapete perché volevano intaccare il rapporto fra noi e l’Italia? Era in modo per non farci arrivare a questo”, in riferimento a Zohr. Insomma, per l’ex generale l’omicidio del ricercatore italiano è stato un tentativo di “tagliare l’amicizia fra Italia ed Egitto”. Ribadendo le condoglianze alla famiglia Regeni e che l’indagine non si concluderà sino a quando i colpevoli non saranno trovati, al-Sisi ha concluso: “Non dimenticherò che l’Italia è stata dalla nostra parte nonostante l’incidente di Regeni. Non lo dimenticherò e non lo farà neanche l’Egitto”.
La versione del presidente potrebbe anche essere corretta; ma, proprio alla luce di questo rapporto speciale con l’Eni e l’Italia, non sarebbe stato meglio dimostrare questa riconoscenza attivando una inchiesta degna di questo nome invece di somministrare due anni di depistaggi e falsi responsabili, aumentando lo strazio dei genitori e di quanti vogliono conoscere quale è stato il movente del sequestro e dell’esecuzione dello studente? Ieri a Port Said tante strette di mano fra il governo al-Sisi e l’Italia rappresentata dall’Eni, su Giulio Regeni solo chiacchiere e distintivi.