lunedì 19 febbraio 2018

Il Fatto 19.2.18
Il caso Macerata e il vuoto di una politica irresponsabile
Qualcuno muore e un matto fascista spara a caso sulla gente, ma il discorso pubblico si aggroviglia su chi sia il responsabile. Tutto è parte di un balletto scoraggiante, asservito agli scopi elettorali di questa o quella tribù
di Mirko Canevaro


Tanto è stato già detto dei fatti di Macerata, che hanno portato alla ribalta alcuni dei problemi più drammatici del Paese – molti, a giudicare dalle reazioni: immigrazione, fascismo, droga, xenofobia, buonismo, insicurezza, bullismo, ecc. Qui, lasciando da parte questioni moralmente più drammatiche, voglio concentrarmi su un problema ulteriore e forse altrettanto serio: il peculiare rapporto del nostro dibattito pubblico con la nozione di causa ed effetto.
Il dibattito su Macerata è stato una lente di ingrandimento: qualcuno muore (o gli sparano cercando di ammazzarlo), e il discorso pubblico si aggroviglia su chi sia il responsabile. Non tanto su chi abbia sparato, ma su chi siano i mandanti morali, su quali forze ideologiche, sociali ed economiche più o meno remote siano dietro al gesto. È una sfida tra catene causali più o meno sostenibili, più o meno logiche. Vale la pena soffermarsi, perché i problemi dell’Italia, come tutti i problemi, di norma hanno delle cause e su queste cause bisogna agire per tentare di risolverli. Insomma, un discorso pubblico che parli di cause, responsabilità ed effetti probabili con un po’ di rigore è indispensabile se non si vuole far danni, che si stia a destra, a sinistra, al centro, di sopra, di sotto o di traverso.
Ricapitolando, tre spacciatori nigeriani ammazzano a Macerata una povera ragazza, Pamela, fuggita da una comunità di recupero (e, alla ricerca di droga, convinta anche a prostituirsi per soldi con un italiano). Una storia terribile. Di chi è la responsabilità? Dei tre, certo, ma non solo: ci spiega Salvini che la responsabilità è del fenomeno di cui sono parte – l’immigrazione – e quindi di chi li ha lasciati arrivare – la sinistra buonista. Perché, va da sé, se non ci fossero immigrati (solo dalla Nigeria o in generale?), i tre non avrebbero ucciso la ragazza – problema risolto. Folle oceaniche di leoni da bar e da tastiera convergono sulla spiegazione: l’immigrazione (nel suo complesso) è causa della morte di Pamela e quindi tutti gli immigrati, e tutti quelli che li lasciano arrivare, sono responsabili. Sulla base di questo ragionamento un matto fascista, già candidato della Lega, si mette a sparare a caso alla gente secondo il colore della pelle: un attentato terroristico bello e buono.
Chi è responsabile? Ci si divide. Per alcuni è Salvini e quelli come lui, con la loro retorica dell’invasione che poi spinge i matti fascisti a sparare. Ma, scopriamo da Salvini stesso, da CasaPound, da Forza Nuova e dalle legioni di leoni da tastiera e da bar, che responsabile è in realtà sempre la sinistra buonista che fa arrivare gli immigrati – se non ci fossero gli immigrati i nigeriani non avrebbero ammazzato la ragazza, e quindi il matto fascista (che alla fine va capito, dicono) non si sarebbe incazzato e non sarebbe andato in giro a sparare a caso ad immigrati innocenti (che peraltro, come abbiamo visto, non ci sarebbero stati a monte, per cui sarebbe stato difficile centrarli).
Dal Pd Minniti ci spiega, con uno svolazzo sul tema salviniano, che tutto questo è dimostrazione che ha avuto ragione lui ad adoperarsi con successo per ridurre gli sbarchi e fare in modo che gli immigrati restino (a morire?) in Africa. Quando vengono qui, poi finisce che ammazzano le ragazze a Macerata e come risultato vengono presi a pistolettate dai matti fascisti – insomma, meglio restare (a morire?) in Africa, no? Un ingenuo potrebbe domandare: ma se sono davvero gli sbarchi la causa del problema e la loro riduzione ne è la soluzione, com’è che, nonostante Minniti abbia ridotto gli sbarchi, i tre nigeriani hanno comunque ammazzato la povera ragazza e il matto fascista ha comunque sparato agli immigrati a Macerata? Renzi ci mette del suo e spiega, commentando il gesto del matto fascista, che è sempre sbagliato farsi giustizia da soli. Il che, a rigor di logica, implicherebbe che in qualche modo quei poveri cristi immigrati a cui il matto fascista ha sparato fossero responsabili della morte di Pamela. Altrimenti in che senso parla di “fare giustizia”?
Al M5S non sfugge la complessità dei rapporti di causa ed effetto. Di Maio sa bene che condannare senza se e senza ma il matto fascista sarebbe interpretato dalle legioni di leoni da tastiera e da bar come equivalente a disconoscere l’intera catena causale di cui sopra. Se il matto fascista è responsabile delle sue azioni in quanto matto e in quanto fascista, allora vuol dire che causa dell’attentato è, primo, che è matto e, secondo, che a forza di certa retorica lo si è fatto diventare fascista – non dell’immigrazione in generale. Di Maio lo sa, e tace.
Alcuni dei rapporti di causa effetto che ho riassunto sono più assurdi e illogici di altri. Alcuni sono poi più cinici, più feroci, più strumentali di altri. Ciò che hanno in comune però, mi pare, è che al centro non c’è un tentativo di capirci davvero qualcosa, di avanzare il dibattito pubblico su temi e problemi complessi. Non c’è neppure un’attenzione vera per le vittime o per i carnefici. Tutto è parte di un balletto scoraggiante, in cui l’analisi delle cause di episodi specifici come di fenomeni epocali è asservita agli scopi elettorali di questa o quella tribù. Che da questo groviglio di interessi, di pregiudizi e di miopie possano emergere soluzioni pare davvero, ad oggi, impossibile.