Corriere 19.2.18
Boldrini: «Sciogliere i gruppi neofascisti»
Il leader di FI: ma il vero pericolo sono i centri sociali. Napoli, antagonisti in piazza contro CasaPound
di Rinaldo Frignani
ROMA
Ha scelto il murales realizzato nel quartiere Niguarda a Milano
dedicato ai partigiani e riempito di svastiche e croci celtiche per
affermare con forza che «i gruppi che si rifanno a un’ideologia fascista
vanno sciolti. Non c’è spazio per loro in democrazia». Così ieri la
presidente della Camera Laura Boldrini, candidata di Liberi e uguali in
Lombardia, davanti a quello che ha definito «un simbolo della Resistenza
e della Liberazione di Milano». «Dobbiamo stare attenti — ha detto —
perché nel nostro Paese si sono moltiplicate le azioni provocatorie e
violente da parte dei gruppi neofascisti, nei territori come sulla Rete.
Non possiamo più far finta di niente».
Parole dure che arrivano
in una domenica caratterizzata non solo da manifestazioni antirazziste e
antifasciste, come quella di Macerata, ma anche da confronti carichi di
tensione come quelli di Venezia e Napoli, oltre a quello di Roma, a
Monteverde. Il segnale che, a meno di tre settimane dalle elezioni, il
clima — quantomeno in piazza — sta diventando rovente, mentre il
ministro dell’Interno Marco Minniti, ospite di Mezz’ora in più su Rai3,
ha sottolineato come «in una grande democrazia bisogna sempre tenere
molto alta la guardia: dobbiamo mantenere fortissimi i sensori, abbiamo
una democrazia forte e solida». Durante il programma «Che tempo che fa»,
Silvio Berlusconi è tornato sul tema dicendo che «Il fascismo è morto e
sepolto. mentre c’è un movimento dell’antifascismo che è pericoloso
perché viene dai centri sociali».
L’aria che si respira non
promette nulla di buono. Ieri sera nel capoluogo campano, nella zona
della Stazione centrale, polizia e centri sociali si sono fronteggiati a
lungo (alla fine ci saranno due feriti lievi e 20 fermati tra i
manifestanti), con lanci di petardi e fumogeni contro gli agenti. I
centri sociali hanno organizzato anche blocchi stradali e un corteo per
tentare di interrompere il comizio del candidato di CasaPound Simone Di
Stefano all’Hotel Ramada.
Rischio scontri — con negozi e alberghi
che hanno sbarrato vetrine e portoni — anche alla stazione veneziana di
Santa Lucia, dove la Questura ha deciso all’ultimo momento di annullare
il presidio di Forza Nuova. Il leader Roberto Fiore si è dovuto spostare
all’Arsenale, dalla parte opposta della città, visto che il piazzale
davanti allo scalo ferroviario era stato occupato dai no global,
presenti a un sit-in di Leu.
Nelle stesse ore a Roma, in via di
Donna Olimpia, confronto a brevissima distanza fra CasaPound, riunita
per gli ottant’anni di un complesso di case popolari costruito durante
il regime fascista, e gli attivisti del circolo pd di zona.
A
Macerata, infine, corteo sotto la pioggia di alcune centinaia di persone
— appartenenti a Cgil, Cisl, Uil, Anpi, Arci locali e a una trentina di
associazioni di migranti — da piazza della Libertà a piazza della
Vittoria, dove un gigantesco Tricolore è stato srotolato davanti al
monumento ai Caduti, nel luogo in cui il neofascista Luca Traini
concluse il suo raid anti immigrati facendosi arrestare dai carabinieri.
Nel
suo discorso il sindaco dem Romano Carancini ha ricordato sia Pamela
Mastropietro, la diciottenne romana uccisa il 30 gennaio proprio a
Macerata, sia i sei stranieri feriti da Traini a colpi di pistola
quattro giorni dopo.
«Macerata è libera. Non violenta,
antirazzista e antifascista», era scritto sullo striscione in testa al
corteo, al quale oltre ai sindaci dei comuni del territorio, ha preso
parte in veste ufficiale il Pd, assente invece all’iniziativa dei
movimenti antagonisti del 10 febbraio. Allora negozi chiusi in centro
per la paura di danneggiamenti, ieri invece esercizi commerciali (almeno
quelli in attività di domenica) aperti al pubblico. Sempre su Traini il
primo cittadino ha sottolineato come «nelle piazze virtuali c’è perfino
chi giustifica quello che è accaduto. Oggi partiamo per un percorso
contro ogni fascismo, razzismo e violenza. Un lavoro quotidiano in
teatri, scuole, università, biblioteche e nelle nostre famiglie».