Il Fatto 18.2.18
Il risveglio degli abusati dai preti argentini
Giustizia parziale - Alcune delle vittime criticano apertamente governo e Chiesa
di Guido Gazzoli
Lo
spettro dello scandalo degli abusi sessuali non dà tregua a papa
Bergoglio, anche dalla sua terra. Pure nella sua Argentina, dal 2002,
sono ben 62 le denunce presentate per abusi sessuali da parte di 59
sacerdoti e 3 monache: secondo le giornaliste Lucia Toniniello e Marian
Garcia, autrici di un’inchiesta, solo 3 casi sono stati sanzionati con
la massima pena prevista dal diritto canonico, l’allontanamento dal
sacerdozio. E solo 8 hanno ricevuto condanne dalla giustizia ordinaria:
in molti casi le denunce presentate dalle vittime, non dalla Chiesa
stessa, hanno provocato da parte di quest’ultima solo il trasferimento
in altre sedi degli accusati.
Il caso più eclatante è quello di
padre Grassi, condannato nel 2009 a 15 anni di prigione per abuso di una
minore che viveva nella sua fondazione “Felices los Niños” (accusato
anche di malversazione di fondi). Il religioso a breve uscirà dal
carcere in base a un discutibile decreto che prevede il dimezzamento
della pena, senza nessun provvedimento da parte delle autorità
ecclesiastiche. Nella lunga lista degli abusi ci sono anche quelli
perpetrati nel tristemente famoso istituto per disabili Provolo di
Mendoza.
Singolare anche il caso di padre Fernando Enrique
Piciocchi, denunciato per abuso di 5 minori nel Collegio marianista di
Buenos Aires dove operava. Ne abbiamo parlato con Sebastian Cuattromo,
una delle vittime che ebbe il coraggio di denunciare e ha creato,
insieme a Silvia Piceda, abusata da vicini di casa quando aveva 11 anni,
un’associazione denominata Adultxs por los derechos de la infancia.
“Tra
il 1989 e ’90, quando avevo 13 anni, venni abusato più volte, insieme
ad altri compagni di classe, da fratello Piciocchi. Per dieci anni ho
tenuto la cosa dentro di me, soffrendo al punto da mettere in difficoltà
le relazioni affettive, fin quando nel 2000, aiutato da un amico, ho
avuto il coraggio di denunciare tutto con altri compagni. Il reato non
era caduto in prescrizione e il 25 settembre 2012 il mio aggressore
venne condannato a 12 anni di prigione per il delitto di violazione di
minore ripetuta. Dieci anni prima si era rifugiato negli Stati Uniti
sotto falso nome: venne trovato ed estradato dopo un lungo iter; la sua
condanna, in base a uno sconto di pena, si è estinta nel 2016”.
Come ha reagito la Chiesa?
In
un primo momento il Collegio marianista aveva sottoscritto un accordo
di risarcimento in cambio del silenzio, avallato dalla gerarchia
cattolica di Buenos Aires. Quando il fatto divenne di dominio pubblico
il Collegio si assunse la responsabilità civile dell’accaduto.
Cosa si può fare per combattere il fenomeno?
Bisogna
sconfiggere il silenzio e far emergere la questione del sistema
educativo, applicando le leggi che già esistono. L’abuso di minore non è
collegato al sesso bensì al potere. Vorrei tanto incontrarmi con le
autorità e anche con il Papa per spingerli ad affrontare insieme questo
problema e sconfiggerlo.