Il Fatto 10.2.18
Oggi è il giorno di Macerata, con i poliziotti in ogni angolo
Il corteo antifascista. Una città è blindata
di Sandra Amurri e Pierfrancesco Curzi
Quella
che si prepara ad accogliere la manifestazione antifascista è una città
sospesa fra sgomento e paura. Una città scombussolata, addolorata dalla
violenza contro una povera ragazza e contro esseri umani colpevoli solo
del colore della pelle. Una città, ancora, che non si rivede nei tanti
messaggi di solidarietà all’autore della tentata strage fascista che
continuano a pervenire al suo avvocato.
Macerata impaurita al
punto che ieri molte signore sono scese da casa per portare da mangiare
ai poliziotti che, in tenuta antisommossa, presidiano le strade, quasi
in segno di ringraziamento e a volersi assicurare una sorta di
protezione preferenziale. Macerata che, fino alla tragedia – come tutte
le tragedie umane senza colore – a cui si è aggiunta la sparatoria
razzista che ha seminato terrore era, rispetto agli altri capoluoghi di
provincia della Regione Marche, forse, la città più assonnata. Poi d’un
tratto si è ritrovata palcoscenico della crudeltà e della violenza
fascista. Un salto troppo grande per poter essere digerito in così poco
tempo.
“È innegabile che, quando a commettere delitti così
efferati è un immigrato, appare immediato, più semplice da digerire
perchè scatta una sorta di autoassoluzione come se, l’autore, fosse un
corpo estraneo, ma non è giusto” spiega una elegante e colta signora che
incontriamo dinanzi allo Sferisterio. “Lo confesso, io a volte rinuncio
ad andare a comperare il pane dove stazionano gli immigrati per
chiedere l’elemosina perché non riesco a incrociare il loro sguardo
implorante ed entrare facendo finta di nulla, ma alla fine della
settimana è un costo che pesa sulla mia povera pensione”, ci racconta
un’arzilla signora, che aggiunge: “Ho 80 anni e vivo sola”. Chiedono
l’elemosina, vendono calzini, fanno i tassisti abusivi e spacciano
anche. È il mondo di chi, arrivato alla ricerca di un lavoro, quando il
lavoro stava finendo anche qui, si è trasformato in vite umane a perdere
che vagano da città a città, da paese a paese, da treno a treno, ogni
giorno, con pesanti borsoni sulle spalle. Basti pensare che le province
di Macerata e Fermo erano il distretto calzaturiero più grande d’Europa e
uno fra i più grandi al mondo. Fabbriche che producevano scarpe di
qualità per soddisfare un mercato che non sembrava mai sazio. E la forza
lavoro era soprattutto rappresentata da immigrati perfettamente
integrati nel tessuto sociale. Poi la crisi ha spazzato via le
fabbriche, non passa giorno che non ne chiuda una, messo in ginocchio il
terziario che viveva di riflesso e i primati di allora, il più alto
numero di Ferrari Testarossa a Montegranaro, sono divenuti un lontano
ricordo.
“È tutta colpa dei politici che, invece di trovare
soluzioni ai problemi che affliggono noi cittadini, pensano alle loro
poltrone”, è il commento che ci consegna un ragazzo che domani, dice
parteciperà al corteo “perché è un dovere civico”. Il corteo della
sinistra, più o meno unita, per ricordare i fatti della settimana
scorsa, percorrerà il miglio rosso: partenza e arrivo ai giardini Diaz,
la grande area verde, compiendo il giro ad anello attorno alle mura
della città. Nessun passaggio, dunque, a meno di sforamenti alla regola,
in via dei Velini, dove si è consumato un pezzo della sparatoria folle
di Luca Traini, e davanti al Monumento ai Caduti, luogo dove il 28enne
di Tolentino si è fatto arrestare, fasciato dal tricolore. Macerata è
blindata per cercare di limitare i danni di un evento di questa portata.
E solo oggi capiremo se la città, le sue istituzioni saranno in grado
di affrontare una prova del genere. Non mancano gli interrogativi come
la viabilità, i vigili urbani sarebbero in difficoltà, sia come pianta
organica che come dotazione di mezzi e di segnaletica per rendere meno
pesante l’impatto sulla circolazione. Mentre l’apparato di sicurezza,
visti i precedenti di giovedì sera con Forza Nuova, dovrebbe essere
calibrato. La concentrazione è stata fissata per le 14.30. “Fino a
giovedì sera”, spiega un portavoce della sinistra antagonista “la
partenza era da piazzale della stazione. Ma il pacchetto di partecipanti
è più cospicuo e la vecchia soluzione non reggerebbe. Sarà un corteo di
protesta non violento”. Le scuole, di ogni ordine e grado, resteranno
chiuse. Dalle 13.30, inoltre, il trasporto pubblico subirà uno stop nel
territorio comunale maceratese fino alle 20, orario in cui la
manifestazione dovrebbe concludersi. Nessuna certezza sul numero dei
partecipanti considerando che alcune associazioni e organismi vicini
alla sinistra, Anpi, Arci, Cgil (d’accordo sull’ipotesi di una
manifestazione generale a Roma il 24 febbraio) sono spaccate al loro
interno sull’opportunità di essere presenti. La Fiom ci sarà e non
mancherà neppure Karim Franceschi, il senigalliese che negli anni scorsi
ha preso parte al conflitto armato nel territorio curdo-siriano del
Rojava contro l’avanzata dello Stato islamico.