Il Fatto 10.2.18
Lo Stato deve manifestare contro i fascisti
di Maurizio Viroli
Altro
che vietare le manifestazioni, a Macerata deve manifestare lo Stato:
manifestare la sua ferma determinazione di combattere i fascisti con
tutte le sue forze, nel pieno rispetto della Costituzione e delle leggi.
A Macerata deve andare il presidente della Repubblica e parlare, con i
corazzieri alle spalle, e con lui sul palco devono esserci il presidente
del Consiglio, il ministro degli Interni e quello della Difesa, i
presidenti di Senato e Camera, i comandanti militari e delle forze di
sicurezza. Devono dire con parole chiare che la Repubblica s’impegna
solennemente a non dare tregua ai fascisti e a proteggere la libertà e
la sicurezza di tutti, cittadini e non cittadini.
Possibile che le
alte cariche dello Stato, uomini e donne colti e saggi, almeno si
spera, non si rendano conto che sottovalutare il pericolo neofascista è
moralmente ignobile e politicamente suicida? Possibile che non sappiano
che lo Stato liberale è crollato nel 1922 perché non volle e non seppe
combattere i fascisti, non certo perché i fascisti erano più forti? Se
Vittorio Emanuele III avesse decretato lo stato d’assedio e mandato
contro i fascisti l’esercito e i carabinieri, avrebbe salvato lo Stato
liberale. Con tutte le differenze del caso, oggi la Repubblica
democratica può sconfiggere il neofascismo soltanto se lo combatte con
la massima intransigenza. In Italia il fascismo è un reato,
l’antifascismo è un dovere civile. Ha, quindi, perfettamente ragione
Giuseppe Civati a sostenere che “Fascismo e Antifascismo non sono in
nessun modo paragonabili”. E con lui hanno ragione le associazioni e le
organizzazioni che hanno chiesto alle autorità competenti di autorizzare
la manifestazione. È un loro dovere ancor prima che loro diritto.
Sarebbe una vergogna tirarsi indietro. Ma i cittadini da soli non
possono vincere contro i fascisti, poiché i fascisti usano la violenza:
sparano, aggrediscono, intimidiscono. I cittadini non possono e non
vogliono scendere sul terreno della violenza. Soltanto lo Stato può
usare la forza legittima e se non lo fa chi lo rappresenta si carica di
una responsabilità gravissima. Per giustificare la scelta iniziale – per
fortuna ieri rivista – di vietare le manifestazioni non vale
l’argomento dell’ordine pubblico. Lo Stato deve garantire agli
antifascisti il diritto di manifestare e proteggerli da aggressioni
fasciste. Se vuole, può farlo. Permettere agli antifascisti di
manifestare significa non solo fare capire ai fascisti che lo Stato
questa volta non è con loro ma contro di loro, ma dare forza alle
istituzioni repubblicane. Altrettanto dissennato è l’argomento di chi
sostiene che il gesto di Traini è stato un atto di solitaria follia.
Chiunque abbia letto qualche libro sulle organizzazioni terroristiche
intende perfettamente che quel che ha fatto Traini è puro terrorismo:
violenza indiscriminata e a qualunque costo, contro un determinato
gruppo sociale. I terroristi, infatti, agiscono anche a rischio della
libertà e della vita, quando sanno di poter contare su una comunità che
li sostiene. Infatti ecco Forza Nuova che si fa carico delle spese
legali e manifesta con Casapound per aiutarlo, ecco Salvini che dichiara
che la colpa è di chi ha fatto arrivare gli immigrati, ecco i molti che
non parlano ma lo considerano un eroe. Proprio perché l’atto
terroristico di Macerata è segno della forza delle idee fasciste, la
risposta deve essere una guerra senza quartiere. Le parole del sindaco
di Macerata, Pd, che approva la scelta di vietare le manifestazioni in
nome di un silenzio che rispetti le ferite della città sono penose.
Qualcuno gli spieghi che il silenzio è atto di rispetto e di pietà per
le vittime, ma che il dovere più importante e pressante è fermare gli
aguzzini.
Il dato vero che deve preoccupare è che la solidarietà
antifascista, che in passato aveva unito liberali, democristiani,
repubblicani, socialdemocratici socialisti, comunisti e aveva saputo
fare argine valido contro il neofascismo e ogni altra idea che mirasse a
destabilizzare lo Stato, oggi non esiste più. Provino Pietro Grasso e
Giuseppe Civati a proporre a chi a vario titolo è alla testa degli altri
partiti politici (Silvio Berlusconi, Matteo Renzi, Giorgia Meloni,
Luigi Di Maio, Matteo Salvini) di firmare prima del 4 marzo un documento
comune in cui ciascuno s’impegna solennemente a combattere il
neofascismo. Sarà un fallimento. Lo scenario che probabilmente ci
aspetta è quello di un governo di centrodestra guidato, di fatto, da
Berlusconi. Com’è noto Berlusconi in più di un’occasione ha manifestato
la sua simpatia per Mussolini, ed è poco incline a combattere i fascisti
e felice di bastonare gli antifascisti, che poi per lui sono comunisti
camuffati. Così, nel 2022, avremo le piazze piene di fascisti ed essi
stessi, o i loro amici, al governo. I fatti di Macerata rappresentano
una svolta fondamentale. Le alte cariche dello Stato possono salvarla o
agevolarne la morte. Rinnovo l’appello: vada il presidente Mattarella a
Macerata e pronunci le parole giuste per sconfiggere il pericolo
fascista, prima che sia tardi.