Corriere La Lettura 18.2.18
Una mostra al Muse di Trento
Ecco sei eccezioni
di Telmo Pievani
Al
centro della mostra organizzata dal Museo delle Scienze (Muse) di
Trento si apre uno spazio allestito come una piazza. I visitatori
incontrano sei personaggi, immaginari ma del tutto verosimili, le cui
vicende personali hanno un elemento in comune: in un modo o nell’altro
hanno tutte a che fare con predisposizioni genetiche verso malattie o
particolari tratti caratteriali.
Ascoltando le loro storie capiamo
quanto sia sbagliato pensare al Dna come a un destino già scritto. Il
manifestarsi di una predisposizione genetica è quasi sempre questione di
probabilità e di fattori molteplici che interagiscono: i geni certo, ma
anche l’ambiente, gli stili di vita, una discreta dose di casualità. Lo
sanno bene i gemelli omozigoti come Alice ed Elena: condizioni interne
(gli stati infiammatori) ed esterne (la dieta, l’esercizio fisico, i
traumi, l’esposizione a virus e batteri) modulano l’espressione dei
geni. Il genoma non è un invisibile oracolo interno che dirige
l’orchestra delle nostre esistenze, è piuttosto il pezzo forte di una
ricetta che contempla altri ingredienti.
Raramente una malattia
ereditaria è conseguenza di una singola mutazione, come nei casi di
Niccolò e di Angela qui. Assai più spesso una pluralità di geni
congiurano fra loro nel causarla. Figuriamoci quali complesse reti
genetiche sono coinvolte nei nostri comportamenti sociali, nella nostra
intelligenza, nell’iperattività di Jomo o nel talento sportivo di Ammy. E
poi ancora molto ci sfugge. Il Dna è come un linguaggio di cui
conosciamo bene l’alfabeto (le quattro basi e la loro sequenza), un po’
di parole (i geni), qualche regola sintattica (le strutture di
connessione tra i geni) e poco della semantica, cioè di come interagisce
con ciò che gli sta attorno. Il genoma è una giungla in gran parte
inesplorata. Non sappiamo per esempio quali mutazioni genetiche causino
la sinestesia di Daniele.
Tutto ciò dovrebbe indurre cautela
quando si parla di cause genetiche di comportamenti e talenti. E invece
siamo ormai entrati nell’era dei test genetici per tutti: basta andare
in rete, contattare una ditta specializzata e mandare un campione di
saliva. Quando nel supermercato genetico sarà possibile ottenere il
proprio genoma sequenziato per qualche centinaio di euro, come potremo
interpretare i dati che riceveremo? Le compagnie di assicurazione
potranno violare la nostra privacy genetica? Ma soprattutto, come si fa a
comunicare a un paziente una predisposizione genetica, cioè una
probabilità?
La genetica umana del futuro promette medicine
personalizzate e correzioni del genoma. Vivremo più a lungo e potremo
prevenire e curare molte malattie terribili. Ma servirà una
consapevolezza genetica di massa. Il 99,8% del Dna è identico in
qualsiasi essere umano, dovunque viva. Il restante due per mille rende
ogni individuo unico, portatore cioè di piccole differenze, difficili da
trovare come aghi in un pagliaio. Piccole differenze che fanno la
differenza, come nelle sei storie che seguono.