Corriere 9.2.18
La forbice Bonino-Lorenzin Quei numeri che Renzi teme
di Maria Teresa Meli
I (diversi) risultati attribuiti alle due liste penalizzerebbero il Pd
ROMA
I sondaggi continuano a preoccupare il Pd perché non registrano (almeno
finora) un’inversione di tendenza, anche se al Nazareno sono convinti
che l’allargarsi dello scandalo dei rimborsi dei 5 stelle potrebbero
«cambiare il mood» della campagna elettorale. Ma a impensierire lo stato
maggiore del Partito democratico sono pure le rilevazioni che
riguardano gli alleati. Infatti se i partner prendessero più dell’1 per
cento, ma meno del 3, per i complicati meccanismi del Rosatellum i loro
voti andrebbero a ingrossare le fila dei parlamentari del Pd sia alla
Camera che al Senato. Sì, non finirebbero agli alleati, ma all’unico
partito che, ovviamente, supererà la soglia del 3 per cento, ossia
quello di Renzi.
Sondaggi alla mano, però, la situazione appare
tutt’altro che confortante da questo punto di vista. Insieme, la lista
di Giulio Santagata, Riccardo Nencini e Angelo Bonelli è inesorabilmente
inchiodata sotto l’1 in tutte le rilevazioni. Le più generose le
attribuiscono lo 0,8. Il che significa che, per il Rosatellum, quei voti
andranno dispersi. Ma al Nazareno si aspettavano uno scenario del
genere. Quello che è invece non avevano preventivato è che anche Civica
popolare di Lorenzin e Casini rischia di non arrivare alla soglia dell’1
per cento. I sondaggi più magnanimi la danno all’1,3.
C’è quindi
una forte percentuale di rischio. Per questa ragione è stato
«mobilitato» anche Paolo Gentiloni. Il premier continua a godere della
fiducia degli italiani (il 45 per cento degli elettori) benché da quando
sia sceso in campo questo consenso sia diminuito. Perciò il presidente
del Consiglio sarà domani alla manifestazione indetta a Roma dalla
ministra della Sanità per presentare i candidati di Civica popolare.
«Paolo si sta spendendo per la coalizione, poi nelle ultime due
settimane si dedicherà al Pd», spiegano al Nazareno.
Del resto, il
premier, la settimana scorsa, aveva fatto una comparsata analoga
all’iniziativa di Emma Bonino e +Europa (proprio ieri il New York Times
le ha dedicato un articolo dal titolo: «Ha conquistato i cuori degli
italiani. Ma può conquistare i loro voti?»). Ma anche questa lista dà
dei grattacapi al Partito democratico, benché tutti si rifiutino di
dirlo ufficialmente. Infatti potrebbe superare il 3 per cento
(attualmente è data intorno all 2,8). E in questo caso eleggerebbe
parlamentari nel proporzionale senza «regalare» i propri voti al Partito
democratico. E questo farebbe definitivamente tramontare il sogno
renziano del Pd gruppo parlamentare più numeroso.
È un obiettivo,
questo, che il segretario si è prefisso dal primo momento. Non perche
accarezzi la stessa idea del ministro Carlo Calenda, che ieri,
spiazzando tutti, ha dichiarato: «Se si facessero le larghe intese con
un programma serio e un contratto alla tedesca, allora va benissimo
anche Gianni Letta a Palazzo Chigi». No, Renzi vuole un gruppo (a lui
fedele) numeroso per poter avviare da una posizione di forza le
trattative del dopo voto per un eventuale nuovo governo. Vuole essere
lui il protagonista di quella fase politica, scongiurando la prospettiva
di un esecutivo tecnico e puntando a portare nuovamente un Pd a Palazzo
Chigi, nel caso in cui il Quirinale ritenesse opportuno non sciogliere
le Camere pur in assenza di una m aggioranza politica definita.