Corriere 7.2.18
Il Papa sdogana il Sultano. Effetto al Sisi per Erdogan
Siria e diritti umani: il leader islamico snobba gli appelli di Mattarella & C.
di Roberta Zunini
Cani
poliziotto minacciosi e manganellate per i curdi; regali, affari e
accoglienza da statista per il presidente turco Erdogan. In una Roma
blindata, il Sultano con al seguito moglie, genero-ministro dell’Energia
e uomini d’affari, è stato accolto con tutti gli onori da Papa
Francesco e dalle massime autorità della repubblica italiana, partner
Nato della Turchia, proprio mentre il suo esercito sta bombardando da
più di una settimana il cantone di Afrin nel nord della Siria. Gli
abitanti di questa zona al confine con la Turchia sono in maggioranza
curdi, molti legati da rapporti di parentela con coloro appartenenti
alla stessa minoranza residenti appena oltre confine e perciò
considerati da Ankara terroristi del Partito dei lavoratori curdo, il
Pkk fondato da Ocalan. “Non siamo terroristi, Erdogan è un terrorista –
dice Rudy, un giovane curdo siriano rifugiato in Italia dopo aver
rifiutato di prestare servizio militare nell’esercito di Assad – come ha
dimostrato il giornalista turco Can Dundar (incarcerato per 4 mesi e
quindi autoesiliato in Germania) svelando le immagini top secret in cui
si vedono agenti dei servizi segreti turchi trasferire armi ai
jihadisti”.
Mentre, dopo 58 anni, un presidente turco veniva
accolto dal Pontefice, nei giardini di Castel Sant’Angelo le forze
dell’ordine in assetto antisommossa chiudevano a tenaglia una
cinquantina di manifestanti al sit-in indetto dalla Rete Kurdistan. Non
appena gli attivisti hanno pronunciato la parola “corteo” sono partite
le cariche lasciando a terra un manifestante con il volto grondante
sangue. Un paio di attivisti sono stati arrestati e un’altra dozzina
identificati. “È scandaloso che l’Italia accolga un dittatore che sta
facendo bombardare civili innocenti e sbatte in carcere i giornalisti e
coloro che esercitano il proprio diritto inalienabile di critica”, dice
Zero Calcare, che illustrò la resistenza di Kobane contro lo Stato
Islamico. Al sit in c’erano anche i rappresentanti della Federazione
Nazionale della Stampa, Ordine dei giornalisti, Articolo21 e giuristi
democratici.
Il colloquio tra Erdogan e Francesco è avvenuto a
porte chiuse ed è durato quasi un’ora, un tempo molto lungo secondo il
protocollo. Sul tavolo, come aveva annunciato in un’intervista alla
Stampa lo stesso Erdogan, c’è lo status di Gerusalemme, ma anche la
questione dei migranti, le persecuzioni dei cristiani e la “necessità di
promuovere la pace e la stabilità nella Regione attraverso il dialogo e
il negoziato, nel rispetto dei diritti umani e della legalità
internazionale”, ha reso noto la Santa Sede più tardi. Il dono più
simbolico, in questo frangente storico, fatto da Francesco al Sultano è
stato un medaglione con un angelo della pace che, ha spiegato,
“strangola il demone della guerra”.
Il convoglio presidenziale
composto da 20 persone, si è quindi spostato al Quirinale. Durante il
colloquio con Mattarella sono stati affrontati alcuni nodi: Siria, Libia
e il rispetto dei diritti umani.
Su questi argomenti il nostro
capo dello Stato ha ribadito le posizioni dell’Italia e dell’Unione
europea senza riuscire a scalfire minimamente la posizione turca circa
l’operazione in Siria e sulle aperte violazioni dei diritti umani. Solo
per quanto riguarda l’approccio della questione libica si è registrata
una convergenza di intenti. La motivazione reale della passerella
dispiegata senza pudore dalle autorità italiane al presidente turco che
amava dire pubblicamente “la democrazia è come un taxi, quando serve lo
prendi , poi scendi”, è stata però un’altra. Erdogan è venuto a spiegare
all’Italia, secondo partner commerciale europeo, che se non si
comporterà bene, potrà scordarsi di vendere armi alla Turchia. A Parigi
il mese scorso è stato firmato da Macron ed Erdogan un accordo per lo
sviluppo del sistema di difesa aerea turco a lungo raggio da affidare al
consorzio franco-italiano Eurosam. Nel pomeriggio c’è stato anche il
colloquio con il premier uscente Gentiloni. Mentre i due discutevano, la
Coldiretti sottolineava: “La Turchia invade l’Ue con cibi pericolosi e
si classifica al 1° posto, davanti alla Cina, per gli allarmi
alimentari: dai peperoni con pesticidi oltre i limiti ai fichi secchi
con eccesso di tossine cancerogene, come pure nocciole e i pistacchi”.