Corriere 5.2.18
Cacciari: «Xenofobia e attentati, radici diverse»
di Daria Gorodisky
ROMA
Professor Massimo Cacciari, ieri il presidente turco Recep Tayyp
Erdogan, in merito a quanto avvenuto sabato a Macerata, ha detto che
«non c’è differenza tra gli attacchi di un’organizzazione terroristica e
attacchi razziali di questo genere».
«Invece sono questioni di
natura completamente diversa, anche se quanto accaduto a Macerata è di
una gravità estrema: è la punta dell’iceberg, ed è indice del fallimento
in Italia di compiti fondamentali della politica come informare e
educare. Se si va avanti così, si rischia una situazione simile a quella
degli anni 20 in Germania».
Erdogan ha al suo attivo massacri di
civili nel Sud-Est turco e repressione durissima dell’opposizione
interna e della libertà di stampa; e in Siria sta sterminando i curdi
che combattono l’Isis.
«Infatti è l’ultimo a poter parlare di diritti».
Verrà ricevuto dal presidente della Repubblica e dal presidente del Consiglio…
«È
un capo di Stato e un membro della Nato. Ma certo i nostri
rappresentanti dovranno dire delle cose. Il problema però è più ampio:
che cosa ha fatto l’Unione Europea nei confronti di Erdogan mentre
faceva, e fa quel che faceva e fa? L’Europa è completamente assente
dalla questione mediorientale. La Turchia, con l’alleato Assad, compiono
atti tremendi e l’Europa sta a guardare. E spesso benedice…».
L’Europa deve cambiare atteggiamento?
«È
ora di cambiare la politica italiana e quella europea. L’Europa è
impotente di fronte a qualsiasi tragedia avvenga sulla faccia della
terra, non ha legittimità per contrastarla».
È impotente, o troppo
attenta agli affari? Con l’Italia, ad esempio, Erdogan parla di scambi
commerciali per circa 20 miliardi di dollari.
«Quando non c’è un’idea di Europa, né identità e politica, allora restano soltanto gli affari».
Erdogan
ha sottolineato che, in quanto presidente di turno dell’Organizzazione
della cooperazione islamica, oggi rappresenta un miliardo e 700 milioni
di islamici. Questo può far paura?
«Ma non è vero. Erdogan sa
benissimo che gli islamici sono divisi tra di loro. La sua affermazione
fa parte della retorica e dell’ideologia politica fatta sui cadaveri».
Comunque
ha aggiunto che il Papa (che lo riceverà) è il «numero uno» del
cattolicesimo e quindi «questi due blocchi sono elementi decisivi» in
Medio Oriente.
«Mi sembra che questo Papa, come Wojtyla prima di
lui, parli in modo chiaro e sensato. Un Pontefice o rivendica una
politica neoguelfa o che cosa può fare di più?»